venerdì 27 luglio 2007

ISTAT-ICE CONFERMA LA CRESCITA DELLE ESPORTAZIONI UMBRE

L’ANNUARIO ISTAT-ICE CONFERMA LA CRESCITA DELLE ESPORTAZIONI UMBRE

La crescita delle importazioni umbre, che avevamo già avvertito dalla diffusioner di molteplici indicatori, viene confermata dalla lettura del nuovo annuario Istat-Ice sul commercio estero italiano e l’attività internazionale delle nostre imprese nel 2006 pubblicato nei giorni scorsi.

Dalle tabelle statistiche allegate si evince che il peso dell’Umbria sui volumi complessivi dell’export nazionale è cresciuto. Era da almeno un decennio fisso attorno allo 0,9% del totale nazionale, lo scorso anno ha toccato la soglia dell’1%. Un incremento solo in apparenza modesto perché di fatto assume un valore consistente in considerazione della non rilevante entità anagrafica, oltre che economica, della nostra regione e che rappresenta comunque un balzo in avanti dell’11,1% nella graduatoria nazionale che diventa del +13,7% in valori assoluti, al quale fa riscontro un incremento delle importazioni assai più modesto, pari al 6%.

Se si vanno poi ad analizzare i dati provinciali, ci accorgiamo allora che è il ternano l’area geografica che ha maggiormente contribuito a questo exploit, riuscendo per la prima volta nella recente storia dell’economia umbra a totalizzare quasi la metà dell’export regionale (1.582 miliardi di euro contro i 1.631 della provincia di Perugia) equivalente, perciò, allo 0,5% del totale nazionale.

La spiegazione di ciò si ha leggendo i dati delle esportazioni umbre per settori economici dai quali apprendiamo che dei 3.214 miliardi complessivi del valore delle produzioni umbre che hanno imboccato la strada dei mercati esteri (erano 2.827 nel 2005), ben 1.221 miliardi, ovvero il quantitativo più rilevante in senso assoluto, andavano ascritti alla lavorazione di metallo e prodotti in metallo che fa inequivocabilmente capo alle acciaierie ternane.

La provincia di Perugia si prende però la sua brava rivincita nel rapporto import/export che è a lei più favorevole, considerato che la stessa voce, “lavorazione di metallo e prodotti in metallo” figura essere la più consistente anche sul versante dell’import, con 1.300 miliardi di euro di prodotti acquistati dall’estero, per cui, fra dare e avere, l’Umbria registra addirittura un passivo di 79 miliardi per tale comparto.

La spiegazione di tale fenomeno sta evidentemente nel fatto che larga parte di quella importazione è di natura temporanea, perché composta da semilavorati che vengono trasportati a Terni dove vengono rifiniti prima che prendano le strade del mondo.

Assai più favorevole per noi è la voce “Macchine e apparecchi meccanici” che, a fronte di in import che assomma a 238 miliardi di euro, incide sul totale delle esportazioni umbre per ben 535 miliardi di euro, in questo caso, quindi, con un saldo attivo per 297 miliardi.

A questa e ad altre voci ugualmente positive per l’Umbria (tessile a abbigliamento 332 miliardi di export contro i 122 di import; prodotti tessili 172 contro 42; articoli di abbigliamento 160 contro 80; prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali 181 contro 136) dobbiamo il fatto che a consuntivo l’export regionale, con i suoi 3.214 miliardi di venduto, sia risultato nettamente superiore all’import che si è fermato a 2.796 miliardi.

Infine, fra le sorprese che si possono citare a questo proposito, spicca il bilancio pressoché in pareggio dell’import-export umbro relativo ai prodotti dell’agricoltura che, anzi, è, sia pure leggerissimamente, a nostro sfavore (è di 80 miliardi di euro il valore delle merci umbre che sono state vendute all’estero, mentre quelle acquistate assommano a 82 miliardi). Rapporto che peggiora addirittura se assommiamo a questa prima voce quella relativa a “prodotti alimentari, bevande e tabacco” che abbiamo esportato per 239 miliardi di valore ed importato per 303 miliardi.

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