OMICIDIO SANDRI: SENTENZA INIQUA, GIUSTIZIA NON È FATTA.
Se in Italia è possibile impugnare una pistola, sparare, uccidere un ragazzo mentre dorme in macchina e vedersi comminare una pena di appena sei anni allora si fa fatica ad affermare che viviamo in un Paese normale.
La sentenza della corte d’assise di Arezzo lascia sgomenti. Con tutti i nostri limiti non riusciamo a comprendere come possa trovare giustificazioni chi può correre lungo un’autostrada con la pistola in pugno, il cane armato, il dito sul grilletto e affermare che la morte di Gabriele Sandri sia stata accidentale.
Ben cinque testimoni, nessuno dei quali faceva parte del gruppo che era con Sandri, hanno chiaramente affermato che l’imputato, in quella tragica giornata dell’11 novembre di due anni fa, puntò la pistola a braccia tese, parallele al terreno.
Ma questo non è bastato a rendere giustizia ad una famiglia il cui figlio è stato ucciso perché si trovava in un auto, dormendo in una piazzola di un autogrill, “colpevole” di avere avuto la temeraria idea di seguire la squadra del cuore in trasferta.
Rifondazione Comunista dell’Umbria non può che stringersi al dolore dei familiari della vittima che hanno rivissuto un dramma assurdo nella sua tragicità e che oggi hanno più di una ragione per sentirsi beffati da una sentenza incomprensibile. Auspichiamo vivamente che i successivi gradi del giudizio possano rendere giustizia a loro e alla memoria di Gabriele Sandri.
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