MORIRE DI PRECARIATO ALLE PORTE DELL’UMBRIA
MORIRE DI PRECARIATO ALLE PORTE DELL’UMBRIA: UNA FAMIGLIA DISTRUTTA DALLE REGOLE DEL MODERNO SFRUTTAMENTO CAPITALISTICO. ANCHE PER IL PAPA SI TRATTA DI UNA MINA CHE SBRICIOLA LE FONDAMENTA DELLA SOCIETA’
Il precariato va assolutamente cancellato: si tratta di una moderna forma di sfruttamento capitalistico che non trova alcuna giustificazione morale, tant’è che è stata condannata duramente perfino dal Pontefice, Papa Benedetto XVI, perché mina la società alle sue fondamenta.
Il precariato, trasformando i lavoratori in arnesi obsoleti che si possono abbandonare impunemente allorché non sono più utili alla causa del profitto, è stato e continua ad essere fonte di profonda insicurezza e di immensi dolori e si è tramutato in dramma alle porte dell’Umbria, nella vicina provincia di Macerata, dove un operaio, ossessionato dall’impossibilità di pagare la rata del mutuo della casa che aveva voluto comprare e che era progressivamente cresciuta, si è tolto la vita sul luogo di lavoro.
La sua condanna a morte è stata firmata da quel datore di lavoro che gli aveva da poco licenziato la moglie precaria: con il suo solo stipendio di circa 1.300 euro al mese non ce la faceva più ad andare avanti. Con quella lettera di licenziamento hanno spento in lui la speranza di una vita dignitosa e distrutto una famiglia: una moglie ed una bambina di appena sei anni sono rimaste sole e nella disperazione.
Questa tragedia ci conferma anche che nel nostro Paese esiste un’ evidente questione salariale: chi campa contando unicamente sul suo lavoro non ce la fa a tirare avanti, tanto più quando l’onere della casa contribuisce a falcidiare i suoi magri redditi, complici le banche e le condizioni inique che queste praticano per la concessione dei mutui.
Sono queste le ragioni che ci hanno spinto a manifestare a Roma, per chiedere una maggiore giustizia sociale da attuarsi attraverso una sostanziale modifica dell’accordo sul welfare che non ha minimamente intaccato le numerose storture contenute nella cosiddetta “Legge Biagi”, un provvedimento imposto dal governo di centro destra e che dovremmo tutti abituarci a chiamare più correttamente “Legge Maroni”, dal nome del ministro leghista che l’ha elaborata e proposta.
Un accordo, quello sul welfare, che non tiene minimamente conto di quanto stava scritto nel programma dell’Unione che è stato votato da milioni e milioni di italiani, dove si diceva che questo obbrobrio doveva essere cancellato. Un accordo che era stato timidamente emendato dal Consiglio dei Ministri nel tentativo di migliorarne alcuni aspetti marginali, ma che è tornato ben presto al suo testo originario dopo che si era elevata forte la protesta di Confindustria contraria ad ogni possibilità di porre un freno al precariato dilagante.
Le ragioni della manifestazione romana trovano perciò piena conferma.
Posta un commento