lunedì 3 settembre 2007

LA MAGISTRATURA TEDESCA SEPPELLISCE DEFINITIVAMENTE IL MASSACRO DI CEFALONIA.

LA MAGISTRATURA TEDESCA SEPPELLISCE DEFINITIVAMENTE IL MASSACRO DI CEFALONIA.
L’ITALIA RISTABILISCA LA VERITA’ E RENDA GIUSTIZIA ALLE VITTIME.


La magistratura tedesca ha messo il definitivo suggello sul massacro dei militari italiani della divisione Acqui avvenuto a Cefalonia nell’ormai lontano settembre 1943, immediatamente dopo l’armistizio firmato dal maresciallo Badoglio. Quasi 5.000 morti, fra ufficiali ed uomini di truppa, persero la vita nella battaglia alla quale si fa risalire l’inizio della Resistenza italiana, ingaggiata per non cedere le armi ai tedeschi. In numero ancora maggiore (5.000 soldati e 129 soldati) furono poi passati le armi dopo la resa. La maggior parte dei superstiti, 2.135 ufficiali e circa 2.000 uomini di truppa, venne infine deportata in Germania e da qui in Russia, da dove molti non sono tornati.

Il bilancio di quegli avvenimenti è stato quanto mai tragico: a Cefalonia furono sterminati in pochi giorni 9.500 soldati italiani su 11.500, e 390 ufficiali su 525.

Ai superstiti della divisione Acqui, che per lungo tempo è stata di stanza a Spoleto, venne poi riservato un trattamento speciale: mentre gli assassini dei loro compagni rimasero immuni da ogni citazione giudiziaria, loro furono messi sotto inchiesta (l'accusa voleva sostenere che avessero subornato il loro comandante, generale Antonio Gandin, anche lui fucilato dai nazisti, convincendolo a non consegnare le armi).

Adesso, al termine di un inchiesta aperta con molti anni di ritardo in Germania, grazie anche allo colpevole negligenza dei governi italiani di centro destra che avevano occultato, in quello che ormai viene definito universalmente «armadio della vergogna», gli incartamenti relativi a questo ed altri eccidi nazisti (Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, ecc.), il procuratore di Dortmund ha concluso il suo lavoro affermando di non aver rilevato contro nessuno dei militari indagati - sei o sette ufficiali ancora in vita - elementi sufficienti per sostenere un'accusa di omicidio aggravato come definito dall'art. 211 del codice penale tedesco, per cui, in assenza di queste condizioni, quei fatti sono caduti in prescrizione dopo vent'anni. In sostanza il procuratore di Dortumund non avrebbe riscontrato elementi sufficienti per sostenere che a Cefalonia si sia ucciso con perfidia o in modo atroce; ucciso, inoltre, per poter compiere o occultare un altro reato. Eppure queste circostanze si erano verificate tutte: i nostri militari furono infatti uccisi per ordine di Hitler che cercava la sua vendetta contro il popolo italiano; un gran numero di cadaveri furono gettati in mare o interrati per nasconderli; furono poi fucilati i marinai che erano stati costretti a buttare in mare, dopo averle avvolte in filo spinato per appesantirle, le salme di 137 ufficiali (uccidere per occultare un reato).

Di fronte ad un così grave ingiustizia le autorità italiane, che hanno sempre attestato la loro solidarietà nei confronti delle vittime innocenti di Cefalonia - per ultimo il presidente della Repubblica Napolitano che proprio nell’isola greca ha celebrato quest’anno la ricorrenza del 25 aprile , per la prima volta con un capo dello stato in carica al di là dei confini nazionali (ma gia il suo predecessore, Carlo Azelio Ciampi, vi si era recato in visita il 1° marzo del 2001) - hanno perciò il dovere di respingere con forza questa aberrante conclusione e disporre affinché sia avviata un’indagine autonoma da parte della magistratura italiana, se non altro per ristabilire la verità, rendere onore alle vittime e stabilire con decisione e chiarezza tutte le responsabilità.

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