GIOVANI LAUREATI: GUADAGNANO MENO DI 4 ANNI FA
I GIOVANI LAUREATI GUADAGNANO MENO DI 4 ANNI FA, CRESCONO I DIPLOMATI: LE UNIVERSITA NON PREPARANO AL LAVORO. DIMINUISCE IL GAP SALARIALE FRA RAGAZZE E RAGAZZI ED AUMENTANO LE RETRIBUZIONI AL SUD
LUniversità li arricchisce di tanta teoria, ma non li prepara ad affrontare il lavoro, perciò la maggior parte delle aziende italiane, soprattutto le micro e medie imprese, preferiscono a loro i diplomati, meglio se professionali, che escono dagli studi più pronti ad inserirsi nel ciclo produttivo, con lulteriore vantaggio che, soprattutto nella fase iniziale produttiva, costano notevolmente di meno. Hanno studiato di più, ma poi sono coinvolti in un iter per capire come funziona lazienda che può durare anche a lungo.
Parliamo dei giovani laureati, gli under 30, come vengono definiti, che si sono visti ridurre le loro retribuzioni, mentre quelle dei loro colleghi diplomati si sono incrementate, così che si sono accorciate di molto le distanze che prima li separavano. Per questo sono sempre di più i giovani che si chiedono se valga la pena di sacrificarsi altri 4 anni e più sui libri, visto che sempre più spesso la laurea si rivela un handicap per lassunzione. Non sono poche, infatti, le aziende che storcono il naso davanti alla richiesta di assunzione da parte di un giovane laureato e chi lha capito fa a meno di citare nel suo curriculum questo titolo di studio che un tempo costituiva un vanto, fermandosi a quello conseguito con la maturità.
Siamo, dunque, alla rivincita dei bistrattati istituti professionali, il cui successo sta tutto nelle cifre rese note da OD&M, azienda di consulenza nei sistemi incentivanti e delle politiche retributive delle risorse umane. Cifre che ci dicono che, se nel 2003 un laureato con unetà compresa tra 24 e 30 anni, occupato in unattività impiegatizia, si portava a casa mediamente uno stipendio lordo annuo pari a 22.936 euro, nel 2006, il suo stipendio annuo superava di poco i 24 mila euro. Di fatto, tenendo conto del costo della vita, oggi guadagna un 1% in meno rispetto a quattro anni fa.
Assai meglio è andata invece per i diplomati professionali che nello stesso lasso di tempo sono passati da poco più di 19 mila euro a 21.817 euro di stipendio lordo, con un + 5,9% al netto del costo della vita.
Messa la cosa in soldoni si ha che, mentre nel 2003 il laureato guadagnava 2.500 euro più di un diplomato delle medie superiori e circa 3.543 euro più di un diplomato tecnico-professionale, in quattro anni questo premio allo studio si è ridotto quasi di un quarto, diventando rispettivamente di 1.815 euro e di 2.362 euro. Il quadro si completa considerando che nel 2003 lo stipendio del diplomato era l89,1% di quello del laureato e nel 2006 è salito al 92,5%. In particolare, la paga del diplomato professionale è passata dall84,7% del 2003 al 90,2% del 2006.
La conferma che questo fenomeno è imputabile al fatto che i laureati semplici non sono adeguatamente preparati ad inserirsi nel lavoro, ci viene dal fatto che questi perdono anche se messi a confronto con i loro colleghi ugualmente usciti dalle Università che possono però vantare almeno un master di specializzazione che li aiuta a mantenere una certa distanza rispetto ai diplomati.
In questo quadro vi sono anche alcuni aspetti più positivi, il minore dei quali e rappresentato dal fatto che se guardiamo ai più giovani, ovvero agli under 24, in questo caso i laureati hanno visto crescere le retribuzioni in termini reali di quasi il 4%, anche se di gran lunga meglio è andata ai loro coetanei diplomati negli istituti professionali che hanno guadagnato un +21%.
Sicuramente da salutare con maggiore soddisfazione è il fatto che tra gli under 30 complessivamente presi (laureati e diplomati insieme) si è ridotto il gap salariale fra le ragazze e i ragazzi, con le prime che guadagnavano nel 2003 l88% di quanto percepivano i loro colleghi maschi, percentuale che nel 2006 è salita al 92 per cento. Ciò ha fatto sì che, mentre le retribuzioni delle under 30 sono cresciute in termini reali del 5%, quelle dei loro coetanei maschi sono rimaste pressoché al palo (+0,6%).
Se guardiamo, poi, al dettaglio territoriale, si scopre allora (altro fatto positivo) che al Sud le retribuzioni dei giovani con unetà tra 24 e 30 anni sono cresciute del 7,8%, mentre il Centro si è fermato al 2,8%, il Nord Est al 2,1% e il Nord Ovest all1,9%.
Cosi stando le cose, se non vorrà rischiare un ulteriore declassamento a livello internazionale, per il nostro Paese si impongono due necessità: la prima è quella di aiutare le piccole aziende italiane a crescere, fino a far assumere loro una dimensione che le metta nella condizione di assumere giovani laureati; la seconda è che le Università italiane rivedano nel profondo i loro programmi di studio, per privilegiare maggiormente gli aspetti più concreti di una formazione che deve aderire meglio alle esigenze delle aziende, senza, naturalmente, mortificare linsegnamento teorico che resta comunque fondamentale.
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