lunedì 25 giugno 2007

2006, ANNO OK PER L’OCCUPAZIONE IN UMBRIA.

2006, ANNO OK PER L’OCCUPAZIONE IN UMBRIA. PARTICOLARMENTE BENE I GIOVANI E LE DONNE. MA L’ISTAT NON CI DICE NULLA SULLA QUALITA’ DELL’OCCUPAZIONE ED IN PARTICOLARE SULLA INCIDENZA DEL PRECARIATO AL RIGUARDO

Gli ultimi aggiornamenti, di questo mese, apportati dall’Istat agli indicatori di contesto chiave relativi alle risorse umane ci confermano che il 2006 è stato un anno altamente proficuo per l’Umbria sul versante del lavoro, avendo segnato la nostra regione il suo record in fatto di disoccupazione che è scesa al 5,1% rispetto al 6,1% dell’anno precedente. Si consideri che a livello nazionale il tasso di disoccupazione, che pure è stato considerato eccezionale, è risultato nettamente superiore al nostro, per la precisione al 6,8% (nel 2005 era al 7,7%).

Bene l’Umbria anche nei confronti del comparto Italia Centrale, che ha segnato a fine 2006 il 6,2%, cioè un punto netto al di sopra del nostro, scendendo in questo caso di appena 0,3 punti rispetto al 6,4% del 2005.

La riprova di questo buon andamento la ricaviamo poi dal dato relativo all’occupazione complessiva che in Umbria è salita, sempre nel 2006, al livello record del 62,9%, con un netto guadagno rispetto al 61,6% di 12 mesi prima. Anche in questo caso i valori umbri sono superiori tanto alla media nazionale (57,5% nel 2005 e 58,4% nel 2006) che a quella dell’Italia Centrale (61% e 62%).

In questo contesto assumono poi un particolare valore i dati relativi alla disoccupazione giovanile (15-24 anni) che è sì più elevata rispetto alle altre classi di età, cosa del resto comune a livello nazionale, ma che ha comunque registrato un calo ancora più netto scandendo in Umbria dal 18,5% del 2005 al 14,6% del 2006. Un miglioramento di quasi 4 punti in soli 12 mesi che è riscontrabile solo in alcune regioni del Meridione dove, però, il numero dei giovani senza lavoro resta assai più elevato.

In questo caso i confronti si fanno ancora più favorevoli per noi tanto nel livello nazionale che in quello dell’Italia Centrale, area geografica alla quale apparteniamo. La media italiana della disoccupazione femminile è scesa infatti dal 24% del 2005 al 21,6% del 2006, mentre per il centro questi valori sono stati rispettivamente del 21% e del 19,5%.

Assai bene anche l’occupazione femminile, anche se resta ancora alto il gap che in tema di lavoro continua a separare uomini e donne. In questo caso l’Istat ci fornisce due indicazioni diverse: quella relativa al differenziale fra maschi e femmine per tasso di attività e quella relativa allo stesso differenziale calcolato però per tasso di occupazione, che risulta comunque entrambe positive per l’Umbria.

Nel primo caso i valori sono stati calcolati rapportando le forze di lavoro in età 15-64 anni alla popolazione compresa nella corrispondente classe di età; nel secondo caso si è invece tenuto conto degli occupati, sempre nella fascia di età 15-64 anni, mettendoli in relazione con la popolazione complessiva sempre in età 15-64 anni.

Tenuto conto di queste differenza, abbiamo allora, nel primo caso, che il differenziale a sfavore delle donne umbre, che nel 2005 era del 19,3%, nel 2006 era sceso al 16%. Il valore più basso a livello nazionale dopo l’Emilia Romagna (15,3% e 14,9%). Per meglio valutarne la portata si consideri che le stesse medie erano a livello nazionale del 24% e del 23,8%, e per l’Italia Centrale del 21% e del 19,5%.

Anche nel secondo caso questo differenziale negativo per le donne è sceso in maniera significativa in Umbria (dal 21,1% del 2005 si è passati al 18,9% del 2006), rimanendo inferiore alle medie nazionali (24,5% e 24,2%), mentre il confronto con il Centro Italia, che nel 2005 ci vedeva perdenti (20,6%) si è fatto positivo per noi rispetto al 21,6% del 2006. Ciò vuol dire che, mentre nel contesto geografico che ci circonda le donne avevano perso negli ultimi 12 mesi il confronto con i maschi, in Umbria, al contrario, questo confronto l’avevano, sia pure ancora parzialmente, vinto.

Queste la cifre, pure e crude, comunicateci dall’Istat che non ci consentono quindi di esprimere giudizi riguardo alla qualità dell’occupazione, tanto a livello nazionale che regionale. In particolare sfugge a queste analisi il complesso fenomeno della precarietà del lavoro sul quale il governo di centro sinistra si sta misurando proprio in questi giorni con proposte atte a combatterlo e che, come ben sappiamo, investe particolarmente proprio le donne e i giovani. Rimandiamo perciò ogni valutazione conclusiva in merito al momento in cui ci verranno sottoposte statistiche attendibili anche da questo non meno importante punto di vista.

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