martedì 17 aprile 2007

UMBRIA: TARIFFE DELL’ACQUA ALLE STELLE, +24% IN UN ANNO. PRIMA PER INCREMENTI IN ITALIA, CON TERNI CHE SALE DEL 40%. SI RIPROPONE LA QUESTIONE DELL’A.T.O. UNICO REGIONALE PER CONTENERE I COSTI ED OTTIMIZZARE LE RISORSE. RILANCIARE LA LEGGE PER STABILIRE LA PROPRIETA’ PUBBLICA DEI BENI COMUNI.

Con un +24% di incremento medio delle tariffe del servizio idrico nel 2006, l’Umbria guida con grandissimo vantaggio la graduatoria delle regioni italiane. Basti considerare, per renderci ancora meglio conto della portata negativa di questo fenomeno, che nessuna delle altre regioni italiane si segnala per un incremento dell’ordine delle due cifre, tant’è che la seconda classificata, le Marche, si è fermata al 9,6%. I consumatori più fortunati da questo punto di vista sono senza alcun dubbio i campani, i molisani, i sardi e i siciliani che non hanno dovuto pagare nessuno dazio al carovita, almeno da questo punto di vista, visto che per loro la variazione è stata pari a zero. Ma se la sono cavata bene anche gli abruzzesi ed i liguri, fermi all’1%, seguiti nell’ordine da lombardi, pugliesi, laziali, valdostani, calabresi, lucani, veneti e piemontesi, tutti compresi in una fascia di incremento che va dall’1,2 al 3,6 per cento. Gli altri, quelli che non abbiamo nominato, superano di poco il 5%.

Il dato più clamoroso per noi -che emerge da una indagine realizzata da Cittadinanzattiva- è però quello registrato dalla provincia di Terni che, con il suo 40% di incremento (essendo passata da una tariffa media di 149 euro del 2005 ai 272 del 2006), è seconda a livello nazionale solo a Macerata (+42%), provincia che può però vantare a suo favore una tariffa media più ridotta: appena (si fa per dire) 211 euro.

Ma anche Perugia, che pure gode di una situazione migliore rispetto a Terni, ha fatto la sua parte, figurando anch’essa nella top-ten dei rincari nazionali: per la precisione all’ottavo posto, con un + 7,9% che segna il passaggio dai 204 euro di tariffa media del 2005 ai 220 del 2006.

Si tratta di dati allarmanti che debbono indurci ad una riflessione sulle cose da fare urgentemente per evitare il peggio e rimettono quindi al centro dell’attenzione la proposta di Rifondazione Comunista volta ad attuare una radicale razionalizzazione di questo settore con la creazione di un unico A.T.O. regionale, come soluzione più idonea per abbattere costi di gestione divenuti insopportabili ed ottimizzare, al tempo stesso, le sempre più scarse risorse che abbiamo a disposizione.

Dati che debbono farci riflettere anche sulla opportunità di porre un alt ancora più deciso ai tentativi, più o meno occulti, che da diverse parti si tentano per introdurre criteri sempre più ampi di privatizzazione nella gestione dei beni comuni, dei quali l’acqua rappresenta l’esempio più prezioso.

Da qui la necessità di rilanciare la battaglia, da noi sempre sostenuta, per far approvare una legge che assicuri per sempre questo bene fondamentale alla proprietà pubblica.

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