venerdì 30 marzo 2007

IL 13,2% DELLE FAMIGLIE E’ SULLA SOGLIA DELLA POVERTA’: RIDISTRIBUIRE LE MAGGIORI RISORSE DISPONIBILI, ATTUARE UNA NUOVA POLITICA PER LA CASA E CORREGGERE IL MERCATO DEL LAVORO. L’IMPEGNO CONTENUTO NEL BILANCIO REGIONALE

Le statistiche ci avvertono che il 13,2% delle famiglie italiane si trova sulla soglia della povertà e che almeno altrettante versano in una situazione di grande difficoltà. Sono cifre, queste, che dovrebbero troncare sul nascere ogni discussione sul come impiegare il “tesoretto” di 7-8 milioni di euro che il governo di centro sinistra si ritrova tra le mani, grazie alle maggiori entrate che sono state realizzate per l’effetto di una ripresa dell’economia e come risultato di un accresciuto impegno sul fronte della lotta all’evasione fiscale.

Per una questione di giustizia sociale queste risorse vanno perciò spese principalmente per dare sollievo a quanti faticano ad arrivare alla fine del mese, sia aumentando le pensioni basse che abolendo l’Ici sulla prima abitazione. Ed anche, cosa non meno importante, impostando una nuova politica per la casa a beneficio di chi, per soddisfare queste esigenza primaria, deve sobbarcarsi immensi sacrifici.

E sì, perché quello della casa è un problema che ha assunto ormai proporzioni drammatiche e che non possiamo più continuare ad ignorare, con centinaia di migliaia di famiglie che, tanto al Nord che al Centro o al Sud del paese, vivono quotidianamente l’incubo dello sfratto non riuscendo più a sostenere l’onere di affitti che sono diventati sempre più gravosi, e con altrettante famiglie che si sono fortemente indebitate, contraendo onerosi mutui ultradecennali, per diventare proprietari di un’abitazione.

Per effetto di tassi di interesse che sono continuamente lievitati in continuazione, oltre che per il continuo rincaro dei costi di costruzione che sono arrivati alle stelle (+ 6% negli ultimi dodici mesi), un numero crescente di queste famiglie (si dice che si siano incrementate del 5,1% solo nel 2006) incontra serie difficoltà ad onorare le rate di ammortamento e rischia di perdere quanto è stato sinora pagato.

Dopo un lungo periodo di trasferimento di quote di reddito dei salari ai profitti, si è fatta matura l’esigenza di una inversione di tendenza, anche per rispettare quell’impegno a ridistribuire le risorse che sta scritto a chiare lettere nel programma dell’Unione. E si rassegnino gli imprenditori italiani, questa non è la loro volta: sono già stati generosamente premiati con la riduzione del cuneo fiscale ed l’attenzione del governo deve perciò rivolgersi verso altre direzioni.

E quando pensiamo ad interventi per risolvere il problema della casa non ci accontentiamo di annunci riguardo alla costruzione di nuove abitazioni popolari, cosa certamente importante ma che da sola non è sufficiente. Una misura altrettanto necessaria ed urgente riguarda la riscrittura completa delle regole riguardanti il mercato degli affitti, ad iniziare dalla legge 431 che, abolendo l’equo canone, ha disarmato gli inquilini ponendoli in completa balìa dei proprietari e dei costruttori.

Va inoltre considerato che tutto ciò si è verificato in una fase nella quale i redditi da lavoro sono stati costantemente erosi per l’effetto di politiche che hanno ostacolato il rinnovo dei contratti e che, incrementando la precarietà del lavoro, hanno fortemente accresciuto il senso di insicurezza avvertito da larga parte dei cittadini. Si prenda ad esempio ciò che è accaduto ai lavoratori del pubblico impiego che hanno perso, dal 2001 ad oggi, il 18% del loro potere d’acquisto e che anche per questo sollecitano il rapido rinnovo di un contratto di lavoro che è scaduto ormai da lungo tempo.

E’ anche avendo presente questo stato di cose che abbiamo espresso un sì convinto al bilancio regionale nel quale la necessità di tutelare meglio i cittadini meno abbienti è fortemente presente.

La spesa per il welfare vi appare infatti particolarmente consistente, assommando a ben 1.790 milioni di euro complessivamente, comprensiva di uno specifico stanziamento di 65 milioni di euro destinato proprio ad ampliare l’intervento pubblico nel settore delle abitazioni.

Si tratta di un importante segnale di accresciuta attenzione che la Regione Umbria ha inteso inviare, in una fase non certo prospera per la finanza locale, anche al governo nazionale, attendendosi un’analoga pronta risposta, magari accompagnata con altre misure che alla finanza pubblica non costano nulla, ma che rispondono alla grande alla domanda di maggiore tutela sociale che ci viene posta da tanti lavoratori e pensionati. Pensiamo in particolare ad un ridisegno completo del mercato del lavoro (non, quindi, i semplici ritocchi alla legge 30 proposti dal ministro Damiano) che preveda finalmente forme di riadeguamento automatico dei salari rispetto all’inflazione reale: quella “nuova scala mobile” per la quale da tempo Rifondazione Comunista si batte e per la quale sono state raccolte migliaia e migliaia di firme anche in Umbria.

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