LA STRANA LOGICA DELLA CIRCOLARE SALVA SAN REMO
Se ci è permessa la licenza linguistica, a leggere certe cronache giornalistiche relative alla particolare attenzione che il governo dellUnione pare voglia riservare al Festival di San Remo, ci viene spontaneo dire che viene confermata una volta ancora la vecchia regola secondo la quale ogni regola ha la sua eccezione.
Ci riferiamo alla notizia, che in verità pochi quotidiani riportano, secondo la quale ben due ministeri, quello delle riforme e dellinnovazione dintesa con quello delleconomia, si starebbero applicando alla stesura di una circolare interpretativa per escludere la manifestazione canora sanremese, che scatterà la settimana prossima, dai rigori del comma 593 dellarticolo unico della Finanziaria.
Per chi non avesse presente questo comma, chiariamo subito che la Finanziaria non ha certo previsto sanzioni vessatorie particolari nei confronti della kermesse nazional-popolare, né tanto meno divieti al suo svolgimento, bensì, e proprio qui sta la sua pericolosità, si riproponeva più semplicemente, al fine del contenimento di una spesa pubblica fuori da ogni controllo, di moralizzare alcuni comportamenti poco ortodossi, stabilendo un tetto massimo di 250mila euro per le retribuzioni dei manager pubblici e per le consulenze. E la cosa avrebbe dovuto riguardare anche i soggetti con incarico a tempo pagati da società a prevalente partecipazione pubblica non quotate in Borsa.
Ora ci si è accorti che anche che la Rai rientra in pieno in questo limite, per cui la norma in questione, per la quale forse già oggi verrà firmata la relativa eccezione, cozza violentemente con il tran tran invalso da tempo per San Remo, dove per i compensi e le prestazioni dei big, presentatori ed ospiti illustri, si supera abbondante tale limite. Cera quindi il rischio di perdere allultimo istante per strada quei vip che, non accettando la riduzione del gettone contrattato, decidessero di tirarsi indietro, mettendo a repentaglio il buon nome dellistituzione Festival di San Remo.
Ecco quindi che è prontamente scattata loperazione salvataggio, con laffannosa corsa alla redazione di una circolare, giustamente denominata deroga-Baudo, che escluderebbe la Rai dallosservanza di questa norma capestro. E già che cera chi se nè occupato ha fatto ancora di più, consentendo di superare questo generoso limite di 250mila euro (che non sono proprio noccioline, trattandosi poco meno di mezzo miliardo delle vecchie lire) anche per le retribuzioni dei vertici delle cosiddette Autorità indipendenti, che pure sono a carico dello Stato e che pesano ugualmente sulla finanza pubblica.
Ora, se pure non condividiamo la logica di questo affannarsi, in un momento in cui tutti gli italiani sono chiamati a fare sacrifici per rimettere in sesto i conti pubblici, confessiamo che quella che sta dietro a questultima decisione ci è del tutto incomprensibile e vorremmo tanto che qualcuno ce la spiegasse.
mercoledì 21 febbraio 2007
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