CIO CHE SERVE E UN NEW-DEAL PER IL CALCIO
Fine dei buoni propositi.
Il mondo del calcio, quello attuale intriso di interessi, qualche volte leciti, più spesso inconfessabili, ha fatto presto a dimenticare Catania, a cancellare persino la memoria del giovane ispettore di polizia che ha avuto la vita spezzata da un tifo fanatico e bestiale. Sono riprese, accanite più di prima, nei vari canali televisivi, le lunghe discussioni da bar che impegnano in smodate e violenti dispute firme illustri del nostro giornalismo sportivo e fini intenditori del gioco parlato.
Anche la violenza fisica è ripresa come prima: ciò che è accaduto nello stadio di Ancona, al termine di una partita peraltro scialba, è emblematico al riguardo. Una violenza assurda che non risparmia il cosiddetto calcio minore e che si riverbera sino ai più reconditi campetti della periferia italiana, dove giovani atleti e più anziani supporters hanno disinvoltamente riaperto la caccia al malcapitato arbitro di turno che per passione, e solo per questa, si ostina testardamente a prestarsi a questo gioco al massacro.
Ciò che temevamo è puntualmente accaduto: anziché soffermarci a riflettere per comprendere le ragioni vere di questo decadimento, per mettere a fuoco gli opportuni rimedi, cogliendo questa infausta occasione per lanciare un nuovo new-deal pallonaro di portata epocale, ci siamo limitati come ha osservato lucidamente in un suo scritto Paolo Sollier, indimenticato portacolori del Grifo- ad arginare un fenomeno ormai incancrenito con banali interventi di chirurgia estetica e scontata frenesia repressiva.
Questo perché ed anche qui condividiamo lanalisi di Sollier- si doveva ricominciare immediatamente a giocare: lo reclamavano a gran voce gli imprenditori del pallone, che minacciavano, altrimenti, una clamorosa serrata, perché gli affari sono affari ed in ballo cera un bel mucchio di quattrini.
Quegli stessi imprenditori che questo calcio hanno portato allo sfascio esercitando illeciti condizionamenti, truccando i bilanci, accumulando i debiti che tuttora appesantiscono i conti dei club e che solo il velo pietoso delle fantasiose plusvalenze da essi stessi inventate riesce (per quanto ancora?) a ripianare. Quegli stessi imprenditori che hanno nutrito, servendosene, la violenza delle loro tifoserie.
Così il gioco è prontamente ripreso, mandando come altre volte al macero i buoni propositi espressi nel primo momento, mossi da uno sgomento che ci portava a reclamare un blocco lungo del campionato e, persino, della nazionale campione del mondo.
Un tempo che avremmo voluto impiegare per guardarci negli occhi e riflettere, spettatori ed attori del gioco, per trovare insieme una via duscita dal pozzo profondo nel quale siamo precipitati; per superare una cultura dello sport, basata interamente sul mito infausto della mentalità vincente, che ha ingenerato anche nei più giovani di noi un intollerabile livello di aggressività; per riportare il calcio ad essere il gioco più bello del mondo, come eravamo convinti quando, in una piazzetta qualunque delle nostre città ed ancora giovani di energie, correvamo instancabilmente dietro ad una palla, magari di pezza.
E di una profonda rivoluzione culturale che abbiamo dunque necessità, per ridare allo sport i valori antichi della lealtà e del rispetto dellavversario che si sono perduti e per ottenere ciò occorre che anche le pubbliche istituzioni facciano la loro parte.
E a questo che puntano, dunque, le iniziative, anche di carattere normativo, che Rifondazione Comunista ha in animo di proporre in sede di consiglio regionale, ad iniziare dal disegno di legge che presenteremo domani alla Commissione affari sociali sulla gestione degli impianti pubblici, per ripartire dal basso superando la logica del profitto che troppo spesso si cela dietro tali gestioni e che ostacola il diffondersi di una sana pratica sportiva, intesa come diritto al libero svolgimento delle attività motorie in una chiave formativa e preventiva dal punto di vista della salute, ma anche come antidoto alla violenza ed agli altri mali che aggrediscono i nostri giovani, quali le droghe e lemarginazione.
mercoledì 21 febbraio 2007
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