DIMINUISCE IL POTERE DI ACQIUSTO ED AUMENTANO I DEBITI DELLE FAMIGLIE: NO AD AUMENTI DI IMPOSTE E TARIFFARI
Secondo Federconsumatori negli ultimi quattro anni il potere dacquisto degli umbri si sarebbe ridotto di quasi il 40%. Questo in virtù non solo del rincaro delle merci, che pure cè stato ed è considerevole, ma anche per il concomitante e perverso effetto prodotto da disservizi ed aumenti tariffari.
E una tesi, questa, che Rifondazione Comunista sostiene da tempo, tantè che si è fatta promotrice di numerose iniziative volte a contrastare questo fenomeno. In particolare a Perugia, con lavvio di una campagna di sottoscrizione popolare, tuttora in corsa e che ha già registrato un considerevole successo, per richiedere alle istituzioni locali il blocco totale delle tariffe di loro competenza e nessun incremento di imposte.
Su questa stessa linea si sono poste anche le grandi confederazioni sindacali che, a ragione, hanno chiesto, in particolare al Comune di Perugia, di ragionare assieme riguardo alla definizione del bilancio dellente, ad evitare ancora più spiacevoli sorprese per i cittadini.
Del resto tutte le ricerche in materia, sia a livello nazionale che locale, ci avvertono che un numero sempre crescente di famiglie fatica ad arrivare alla fine del mese, tanto che ormai si indebitano non più soltanto per far fronte alle emergenze, bensì anche per provvedere alla quotidianità.
Ne fa fede la notizia, giuntaci proprio oggi, riguardo al boom del credito al consumo che nel 2006 sarebbe cresciuto dal 24,8% rispetto al 2005, raggiungendo la stratosferica quota di 13 miliardi e 594 milioni di euro. A dircelo è una fonte quanto mai autorevole: lOsservatorio di Assofin, che è espressione delle banche e delle società finanziarie che erogano credito al consumo e che può quindi contare per le sue rilevazioni su dati sicuri, attinti alla fonte.
Questa consistente lievitazione dellindebitamento globale degli italiani fa si che gran parte delle nostre famiglie si ritrovi a fare i conti con oneri pesantemente accresciuti sia per quantità che per durata nel tempo: infatti è sempre Assofin a dircelo- dallimporto medio erogato di 7.596 euro del primo semestre del 2002, si è giunti ai 12.599 euro del gennaio scorso, ed anche le durate contrattuali massime si sono dilatate passando nel giro di pochi anni da 60 a 84 mesi, ovvero da 5 a 7 anni.
Fatto che ci crea ancora maggiore allarme, perché costituisce una chiara conferma delle difficoltà sopra ricordate, è rappresentato poi da una nuova tendenza alla cronicizzazione del debito che inizia ad assumere un preoccupante rilievo: nel 2006 il 4,9% dei prestiti personali è stato utilizzato dai richiedenti non per far fronte a nuovi acquisti, bensì per riequilibrare la posizione debitoria della loro famiglia. Siamo, in sostanza, alla richiesta di un nuovo prestito per pagare quelli precedenti. Tutto questo, naturalmente, con viva soddisfazione e larghi margini di guadagno per gli istituti eroganti che, fiutando laffare, hanno tempestivamente promosso nuove e più allettanti formule di convincimento.
Se questa è la situazione, tutto ci dobbiamo attendere dalle pubbliche istituzioni meno che un ulteriore prelievo forzoso di risorse dalle tasche degli utenti, tramite incrementi di imposte o limposizione di tariffe più elevate per accedere a servizi indispensabili. Se cè la necessità, perciò, di far quadrare conti pubblici che sono in difficoltà, Rifondazione Comunista continua a indicare quale unica strada percorribile quella della razionalizzazione, per quanto possibile, dei servizi medesimi, unitamente ad un rinnovato e più forte impegno per la lotta allevasione fiscale.
lunedì 12 febbraio 2007
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