sabato 10 febbraio 2007

CRESCE LA PRODUZIONE INDUSTRIALE. E IL LAVORO?

Istat
CRESCE LA PRODUZIONE INDUSTRIALE. E IL LAVORO? SECONDO L’ISTAT NEL 2006 L’OCCUPAZIONE IN UMBRIA E’ ARRETRATA RISPETTO AL 2005, ANCHE SE IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE E’ RIMASTO INVARIATO. AUMENTA IL LAVORO “NERO”?

Dopo il segno meno fatto registrare nel 2005, ultimo anno pieno del governo Berlusconi, la produzione industriale italiana ha preso a ricrescere e con un ritmo che non si registrava da tempo: +1,9% in media rispetto all’anno precedente, ha certificato l’Istat, indice che sale addirittura al 2,4% se lo si corregge sulla base dei giorni effettivamente lavorati che nel 205 erano stati 252 e l’anno scorso soltanto 250.

Un buon segnale per la nostra economia che dimostra di avere del filo da tessere anche per l’anno in corso, atteso che le previsioni degli istituti di rilevamento più accreditati sono concordi nel ritenere che si realizzera nel 2007 un consistente incremento del Pil nazionale.

La crescita del 2006 segna oltre tutto un record quanto mai significativo: si tratta dell’incremento maggiore dal 2000, guarda caso proprio l’anno che ha preceduto l’ascesa al potere del cavalier Berlusconi.

Per quanto riguarda l’Umbria non abbiamo al momento dati sui quali riflettere (l’Istat si limitata per ora a fornire solo rilevazioni di carattere nazionale), ma nutriamo la speranza che la nostra regione si sia agganciata a questo trend positivo. Ciò anche al fine di una maggiore e migliore occupazione per i nostri lavoratori, atteso che i dati più recenti, fornitici ancora una volta dall’Istat, non possono soddisfarci: infatti, contrariamente a quanto è avvenuto in Italia, la forza lavoro umbra avrebbe segnato una lieve diminuzione, addirittura in termini numerici, nel terzo trimestre dell’anno passato rispetto al 2005, essendo scesa da 358mila a 352mila unità occupate, anche se il tasso di disoccupazione è sarebbe rimasto costante al 5,6%.

E’ interessante notare come questo fenomeno sarebbe di natura esclusivamente maschile, visto che gli uomini occupati sarebbero scesi da 208mila a 201mila unità, mentre, al contrario, le donne occupate sarebbero passate da 150mila a 152mila unità.

Nello stesso arco di tempo l’occupazione nazionale sarebbe invece cresciuta, passando da 22milioni e 691 ad oltre 23 milioni di unità e la stessa cosa dicasi, sia pure in misura più ridotta, per l’area Centro Italia, dove gli occupati sarebbero cresciuti di 40mila unità circa.

Proprio l’invarianza del tasso di disoccupazione regionale, indice che gli umbri in cerca di lavoro non sarebbero cresciuti rispetto al 2005, ci spinge a ritenere che si sia ulteriormente incrementata da noi la quota delle attività in “nero”, in maniera tale da supplire alle necessità occupazionali emergenti. Trattandosi di forme illegali di produzione, che oltre a sottrarre al fisco ingenti risorse, non garantiscono i lavoratori né dal punto di vista retributivo, né, tanto meno, da quelli contributivo, della sicurezza e del godimento dei diritti che abbiamo tutti il dovere di contrastare e fare riemergere.

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