LE FAMIGLIE E GLI IMPRENDITORI UMBRI PAGANO ALLE BANCHE IL 50% IN PIU DI INTERESSI RISPETTO A FIRENZE: UN ONERE INSOPPORTABILE CHE PESA NEGATIVAMENTE SUL NOSTRO SVILUPPO ECONOMICO.
VA TRASFORMATO NEL PROFONDO IL SISTEMA CREDITIZIO UMBRO, ASSEGNANDO UN NUOVO RUOLO A GEPAFIN
Se i dati della ricerca dellIstituto Tagliacarte sui tassi medi dinteresse praticati dalle banche nelle province italiane nel corso del 2006 non mentono, abbiamo trovato con molta probabilità la ragione principale delle difficoltà che incontra leconomia umbra a reggere il confronto con quella delle aree più sviluppate del nostro paese ed anche, come diretta conseguenza di ciò, del modesto livello del reddito pro-capite umbro che, dopo quello ligure, è il più basso fra le regioni del Centronord, collocandosi addirittura al di sotto della media nazionale.
Questa ragione sta nel fatto che in questa stessa area la nostra regione è quella che paga il pegno maggiore al suo sistema del credito, accollandosi tassi che, al confronto con altre realtà, possiamo tranquillamente definire da strozzini. Che dire, infatti, davanti ad una graduatoria che pone Terni nella posizione di maglia nera, con un tasso a breve termine, quello cioè praticato sui prestiti della durata di pochi mesi, che sfiora il 7%, quando a Firenze, la città più fortunata fra tutte, si paga soltanto un 4,63%? E non è che Perugia, con il suo 6,64% che la colloca al 61° posto sulle 67 province esaminate, se la cavi molto meglio. Tuttaltro, visto che nel precedente rilevamento, che risale al 2004, il tasso medio praticato nella provincia capoluogo era leggermente inferiore: per la precisione il 6,59%, quanto basta per farla retrocedere di 19 posizioni. Oltre tutto, assieme a poche altre province (Parma e Siena), quella perugina è lunica che è stata interessata da questo fenomeno particolarmente negativo.
Questi dati stanno in pratica a significare che gli imprenditori e le famiglie umbre versano un obolo assai pesante alle banche quando vanno a chiedere loro un finanziamento: il 50% ed oltre di più di quanto pagano ad esempio le famiglie e le imprese nella provincia del capoluogo toscano, un onere aggiuntivo odiosamente insopportabile ad una distanza geografica di poco più di 150 chilometri.
E facile da immaginare, quindi, le difficoltà che incontrano i nostri imprenditori a competere con quelli delle regioni a noi vicine, considerato anche, altro esempio per noi estremamente negativo, che nel capoluogo marchigiano il tasso medio praticato è del 5,20%.
Alla prova del nove abbiamo, dunque, che i rivolgimenti che hanno interessato il sistema creditizio umbro negli ultimi anni, con la calata nella nostra regione dei più grandi gruppi bancari italiani che si sono mangiati gran parte delle piccole banche locali, hanno prodotto un peggioramento della situazione: in questo caso in particolare possiamo dunque dire che grande non equivale affatto a bello, tuttaltro, visto che queste trasformazioni si sono tradotte in un peso per la nostra economia. Grandi gruppi che, nientaffatto legati al territorio, hanno evidentemente considerato lUmbria come terra di conquista dove rastrellare allegramente risorse da impiegare meglio altrove.
Se così stanno le cose cè da chiedersi, in una fase nella quale si inizia a discutere di riforma degli strumenti regionali che agiscono a sostegno delleconomia umbra, quale ruolo nuovo debba essere ad esempio assegnato a Gepafin per sottrarla al destino di semplice esecutrice della volontà delle banche socie che, assieme alla Regione, ne compongono il consiglio di amministrazione.
Noi riteniamo in particolare che Gepafin debba colmare quanto prima il vuoto lasciato dal vecchio sistema regionale del credito, incentrato essenzialmente su un fitto reticolo di piccole banche locali che erano sicuramente più sensibili alle esigenze delle imprese umbre, e andare anche oltre, fino ad assumere pienamente la logica del rischio dimpresa per meglio corrispondere alle attese di chi, avendo idee innovative da proporre su come e cosa produrre, trova oggi difficile metterle in pratica non potendo sostenerle con adeguate garanzie come la più ristretta logica bancaria richiede.
mercoledì 17 gennaio 2007
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