venerdì 22 dicembre 2006

SPESA PREVIDENZIALE SFIORA IL 15% DEL PIL

LA SPESA PREVIDENZIALE SFIORA IL 15% DEL PIL? MA I LAVORATORI LE LORO PENSIONI SE LE PAGANO INTERAMENTE E L’INPS E’ IN ATTIVO. LO SCANDALO STA SEMMAI NEI 695 EURO DI MEDIA CHE INCASSANO OGNI MESE GLI EX LAVORATORI DEL SETTORE PRIVATO

E’ ripreso il tormentone sulle pensioni e, puntuale come sempre a questo annuale appuntamento, l’Istat ha ripreso a sfornare dati allarmanti al riguardo, avvertendoci che la nostra spesa previdenziale si sta pericolosamente avvicinando a superare il 15% del Pil.

Confessiamo candidamente che non capiamo le ragioni di questo clamore e tanto meno la connessione che si vuol fare fra spesa previdenziale e stato dell’economia italiana, perché a nostro modesto avviso ciò che dovrebbe più interessarci è se il bilancio dell’Inps è a posto, oppure è in rosso.

Il fatto è che i conti di questo istituto sono più che in regola per cui, non potendo aggrapparsi a questo appiglio per ritentare l’assalto alle nostre pensioni, lor signori, in vista del confronto che su questo tema impegnerà a gennaio la maggioranza di governo, hanno ripiegato su questo aspetto del tutto marginale.

Se putacaso risultasse che gli italiani spendono per l’acquisto di carburante una somma annua corrispondente al 20% del Pil, ci limiteremmo a criticare un modello di vita che ci rende tutti più pigri e che al contempo determina pericolosi squilibri ambientali, ma non esprimeremmo preoccupazioni per la tenuta della contabilità pubblica, visto che i nostri automobilisti quel carburante se lo pagano interamente di tasca propria e lo Stato non caccia un centesimo, ma anzi ci guadagna non poco incassando lucrose accise.

Il paragone è appropriato, visto che da anni i bilanci dell’Inps sono in costante attivo, tanto che lo stesso superministro dell’economia, Padoa Schioppa, ha dovuto di recente riconoscere che il sistema previdenziale italiano è il meno squilibrato in Europa.

Questo perché i lavoratori dipendenti italiani le loro pensioni se le pagano fino all’ultimo centesimo, anzi versano anche qualcosa in più, considerato che non solo l’Inps riesce a realizzare degli utili, ma vanta anche consistenti crediti ed un altrettanto consistente patrimonio. Inoltre ripianano alla grande anche le gestioni speciali, quelle sì in profondo e costante rosso, dei lavoratori autonomi (commercianti, artigiani e agricoltori).

E poi, proprio come sui carburanti, lo Stato dalla previdenza ci guadagna perché l’Istat per i suoi conti di comodo le pensioni le calcola al lordo, dimenticandosi del 20% che viene prelevato dal fisco.

Infine c’è da osservare che, come da anni andiamo denunciando, l’istituto di statistica mischia allegramente “brodo e acini”, considerando spesa previdenziale anche ciò che spesa previdenziale non è, come gli assegni sociali, le integrazioni, le maggiorazioni, quell’insieme di interventi assistenziali che solo in Italia vengono collegati alle pensioni. Persino il trattamento di fine rapporto è considerato pensione, mentre si tratta dell’accumulo di una intera vita lavorativa di parte delle retribuzioni che i lavoratori dipendenti rinunciano a riscuotere mese per mese per incassarlo tutto insieme al momento in cui decidono di mettersi a riposo.

Fatte, dunque, tutte le dovute considerazioni, quel famoso 15% del Pil si riduce di molto, fors’anche a meno dell’1%, facendo così cadere tutti i ragionamenti sull’egoismo dei nostri pensionati che scialerebbero allegramente le risorse collettive, non curandosi dell’avvenire dei loro figli e dei loro nipoti che sempre loro signori costringono alla precarietà. Come pure i discorsi sull’aspettativa di vita che è aumentata, per cui abbiamo tutti il dovere di lavorare qualche anno di più, invece che godere più a lungo un risposo più che meritato.

Resterebbe allora una realtà assai meno allegra di quanto ce la dipingono: quella di un importo delle pensioni miserevole, con un assegno medio mensile degli ex lavoratori e delle ex lavoratrici del settore privato che è di 695 euro al mese, corrispondenti a 9.030 euro all’anno. Meno di 700 euro al mese con i quali chi ha lavorato per decenni deve sbarcare il lunario non è certo uno scialo, ma uno scandalo al quale va posto fine, per cui riapriamo pure il capitolo pensioni, iniziando però col riparare questa ingiustizia.

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