giovedì 23 novembre 2006

IN ITALIA 100 MORTI SUL LAVORO OGNI MESE...

IN ITALIA 100 MORTI SUL LAVORO OGNI MESE. UNA TRAGEDIA IN AUMENTO A CAUSA ANCHE DEL SOMMERSO: INTENSIFICATI I CONTROLLI E DISPOSTA LA CHIUSURA DI 227 CANTIERI IRREGOLARI

Al lavoro come in guerra: cento morti al mese in Italia, vittime del profitto delle aziende, con una media ufficiale che oscilla fra i 3 e i 4 al giorno: più caduti dei marines in Iraq. Un milione gli incidenti sul lavoro sempre in un anno.

Sono queste le cifre impressionanti di un dramma che non accenna a finire, con le morti più recenti avvenute appena ieri, in provincia di Udine, dove due giovani fratelli sono rimasti folgorati dall’alta tensione mentre stavano scaricando del mangime in un allevamento di maiali. Non si erano accorti di aver posizionato il camion sotto un traliccio ed il braccio meccanico del mezzo ha toccato uno dei cavi elettrici scaricando la tensione sui due malcapitati che sono morti immediatamente.

Una sciagura che ha destato una profonda impressione e che, riguardando due lavoratori italiani, rientra comunque nelle casistiche ufficiali dell’Inail, istituto che assai ottimisticamente sostiene che le morti da lavoro in Italia sarebbero addirittura in calo.

Una tesi, questa, che è fortemente contestata dai sindacati e dalle organizzazioni onlus, ed ancor più dall’Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro (Anmil), che invita a considerare in questi numeri anche le vittime del “lavoro nero”, soprattutto poveri immigrati irregolari che talvolta (sono le cronache a dircelo) vengono rinchiusi dai loro sfruttatori in un grigio sacco si plastica, ed abbandonati come immondizia in una discarica. Insomma, se la vittima del lavoro è un immigrato non arriva quasi mai in un ospedale e se anche ci arriva non risulta che stesse lavorando, per cui l’Inail la ignora completamente.

Tanti di questi lavoratori clandestini sono poi dei ragazzini, bambini addirittura: solo in Italia nel 2005 ne sono stati contati 8.530 con meno di 17 anni rimasti vittime di una “disgrazia” sul lavoro, anche se non tutti, fortunatamente, ne sono morti. La maggior parte di loro ha riportato una mutilazione più o meno grave, dalla perdita della falange di un dito all’infermità totale.

Secondo la Fillea Cgil è nel settore delle costruzioni dove questo fenomeno è più accentuato, tanto che nel 2005 uno su cinque dei 191 edili ammazzati sul lavoro era immigrato e nel 2006 si è già arrivati alla brutta cifra di 52, ben più del doppio rispetto a tutto l’anno precedente.

Ma se le cifre dell’Inail sono da prendere con le molle, quanti lavoratori muoiono esattamente sul lavoro ogni anno in Italia? La risposta ci viene dall’Anmil che ha contato 583 incidenti mortali solo nei primi sei mesi di quest’anno; un’escalation drammatica perché –sono parole del direttore, Sandro Giovannelli- se nel 2000 “in verità il governo di centro sinistra aveva avviato una campagna per la sicurezza sul lavoro, però poi con Berlusconi si è fermato tutto”.

“E’ un’ecatombe quotidiana, ci vogliono più controlli, i costi della sicurezza non possono essere considerati costi aggiuntivi e l’Inail continua incredibilmente a ridurre il fenomeno”: afferma invece il presidente dello stesso istituto, Pietro Mercandelli.

Un appello che il nuovo governo di centro sinistra è intenzionato a raccogliere di nuovo. Al riguardo si hanno già i primi riscontri: in appena due mesi di intensificati controlli sono stati emanati provvedimenti di sospensione dei lavori che hanno interessato 277 cantieri edili ed in relazione a ciò sono state anche comminate multe per un totale di 3,684 milioni di euro. Nello stesso tempo le maxi-sanzioni previste a carico di aziende che lavorano cantieri edili che superano il tetto del 20% di lavoro in nero e clandestino sono state più di 500, per un totale di 2,8 milioni di euro.

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