giovedì 9 novembre 2006

DISTRIBUZIONE DEI REDDITI IN UMBRIA...

DISTRIBUZIONE DEI REDDITI IN UMBRIA: I LIMITI OGGETTIVI DELLA RICERCA DELL’AUR. IL LAVORO IN NERO E L’EVASIONE FISCALE SFUGGONO A QUALSIASI RILEVAMENTO UFFICIALE

I dati resi noti dall’Aur (Agenzia Umbria ricerche) sulla distribuzione del reddito familiare nella nostra regione, al di là di alcune note giornalistiche che si sono per lo più limitate a prenderne atto, sono stati del tutto trascurati nel dibattito politico.

Eppure spunti sui quali riflettere ce ne sono in abbondanza, cominciando dalla ovvia considerazione che indagini di questo tipo, che si basano esclusivamente (e non potrebbe essere altrimenti) sulle statistiche ufficiali, ancorché autorevoli come possono essere quelle messe a disposizione dalla Banca d’Italia, non tengono naturalmente conto di fattori come il lavoro nero e l’evasione fiscale, che sfuggono ad ogni rilevamento, per cui non possono descrivere la situazione reale.

E non si tratta di cose di poco conto, essendo chiaro a tutti che questi fenomeni, purtroppo fortemente in crescita nel nostro Paese, determinano profonde distorsioni nei mercati che si accompagnano ad un acuirsi crescente dei contrasti sociali.

Tanto per dirne una, è di questi giorni un’altra rilevazione, quella della Cgia di Mestre, che ci avverte come solo dal lavoro nero in Umbria siano ogni anno evase imposte per 688 milioni di euro, corrispondenti ad un imponibile non dichiarato pari ad 1 miliardo e 423 milioni di euro.

A chi fanno carico questi redditi occulti? In parte, anche ai lavoratori dipendenti non v’è dubbio, quelli che sono impiegati nelle varie attività clandestine e quelli che svolgono una seconda attività oltre a quella ufficiale, ma si tratta di poca cosa rispetto alla fetta assolutamente preponderante che è appannaggio dei “titolari” di queste imprese fantasma e che va riferita alla voce “Reddito da lavoro autonomo”.

Altra considerazione attiene alla voce “Reddito da capitale”, che in Umbria rappresenterebbe poco più del 20% del totale. Ma anche questo è un dato sottostimato perché comprende il mercato degli “affitti”, un mercato che è fortemente inquinato dal “nero” del quale sono vittima le famiglie più bisognose, quelle che una casa in proprietà non se la possono permettere e, in specie a Perugia, gli studenti che debbono pagare mensilmente anche 300-400 euro per un posto letto.

La conclusione è che, se si potesse stimare con precisione anche la portata di questi fattori sfuggenti, e di altri ancora (i redditi professionali non dichiarati, per esempio), otterremmo sicuramente una distribuzione del reddito in Umbria diversa da quella indicataci dall’indagine dell’Aur che assegna al lavoro dipendente il primato su tutti. Come pure risulterebbe una minore partecipazione di quel 10% delle famiglie umbre meno abbienti alla spartizione della ricchezza regionale, a tutto vantaggio del 10% delle famiglie più ricche.

Tutto ciò per ristabilire un minimo di obiettività, perché altrimenti non ci spiegheremmo il fenomeno delle “nuove povertà” che pure è reale (possono testimoniarlo istituzioni autorevoli, come la Caritas, che ci convivono quotidianamente) e le pubbliche istituzioni potrebbero essere indotte ad abbassare la guardia, contraendo le risorse che sono necessarie per combattere questa piaga.

Seja o primeiro a comentar

Posta un commento

Lettori fissi

Stefano Vinti © 2008. Template by Dicas Blogger.

TOP