BUGIE SUI CONTI DEL SISTEMA PENSIONISTICO
LE BUGIE SUI CONTI DEL SISTEMA PENSIONISTICO ITALIANO PER GIUSTIFICARE UNA CONTRORIFORMA CHE ACCRESCEREBBE LINIQUITA DEL NOSTRO SISTEMA SOCIALE
Lintervento di Franco Calistri, coordinatore regionale per lUmbria della Sinistra Ds-Per il Socialismo, sulla questione pensioni, rende chiari i motivi per cui Rifondazione Comunista si oppone tenacemente alla varie ipotesi di riforma del settore che vengono insistentemente riproposte in questi giorni, tutte estremamente punitive nei confronti di chi, al termine di una lunga vita di lavoro, aspira giustamente ad un riposo sereno e, possibilmente, duraturo.
Sono ipotesi fondate tutte, indistintamente, sulla premessa, non dimostrata e non dimostrabile, che è estremamente urgente innalzare letà pensionabile per evitare lo sfascio del bilancio previdenziale italiano che sarebbe determinato dallo sciagurato allungamento della durata della vita dei lavoratori italiani. Ergo, per non dissanguare lInps e gli altri istituti previdenziali, i nostri pensionati dovrebbero darsi una mossa decidendosi a morire prima, oppure si trattengano più a lungo in servizio, continuando per qualche anno ancora a versare i loro contributi.
Calistri ha il merito, citando cifre che sono assolutamente inconfutabili, di palesare lassoluta falsità di questa tesi, osservando come, contrariamente a ciò che si dice, dai bilanci consolidati dellInps risulti tuttaltra situazione. Egli cita al riguardo lultimo bilancio disponibile del maggiore istituto previdenziale italiano, che risale al 2004, dal quale risultava un attivo di oltre 5 mila milioni di euro per quanto attiene le gestioni pensionistiche ed i fondi amministrati, anche se allinterno di questo comparto la voce gestioni pensionistiche in senso stretto risultava deficitaria per 1.684 milioni di euro.
Un deficit parziale che va comunque ascritto ad esclusivo carico di alcune gestioni un po speciali, quelle delle categorie autonome, come ad esempio quelle agricole (-3.049 milioni), quelle dellartigianato (- 2.225 milioni) e quelle del commercio (-282 milioni) che si rimangiavano lattivo che era stato invece prodotto dal fondo pensioni dei lavoratori dipendenti (+2.096 milioni) ed ancor più da quello dei cosiddetti parasubordinati, co.co.co., co.co.pro e via dicendo, da tutti meglio conosciuti come precari (+ 4.419 milioni).
Resta il fatto che la gestione Inps è nel suo complesso attiva e che è quantomeno paradossale -come fa notare Franco Calistri- che sia la commessa del gioielliere a pagare la pensione al suo datore di lavoro, il quale magari si sbraccia in prima fila per chiedere che le venga prolungato allinfinito il momento del riposo.
Per ultimo cè da chiedersi a chi giovi continuare ad alimentare questa confusione, se non a quanti se ne servono proprio per giustificare la richiesta di una controriforma pensionistica che avrebbe il solo leffetto di accrescere liniquità del sistema sociale italiano.
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