SECONDO LISTAT LUMBRIA E LA TERZA REGIONE ITALIANA PER PRESENZA DI IMMIGRATI: RAPPRESENTANO ORMAI IL 6,8% DELLA POPOLAZIONE E PER IL 52,3% SONO DONNE. ALCUNE POSSIBILI SPIEGAZIONI DI QUESTO FENOMENO
I dati resi noti ieri dallIstat sulla popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2006 meritano qualche riflessione, in specie per quanto attiene allUmbria. Infatti, la nostra regione risulta inaspettatamente la terza in Italia per quantità di presenze: con un 6,8% sul totale dei residenti segue da presso la grande e industriosa Lombardia (7%) e lEmilia Romagna (6,9%), altra regione particolarmente ricca.
Si colloca, invece, sullo stesso livello di un Veneto altrettanto industrialmente potente e precede altre aree economicamente più sviluppate, quali il Piemonte (5,3%), il Trentino Alto Adige (5,7%) il Friuli Venezia Giulia (5,7%), la Liguria (4,6%), la Toscana e le Marche, ferme entrambe al 6%. Senza considerare le altre regioni del Centro e del Meridione dItalia che registrano percentuali ancora inferiori.
La prima domanda da porci è: come mai una regione piccola e non particolarmente ricca (molti dati statistici ci collocano da questo punto di vista nel fondo della classifica dellarea Centro-Nord), esercita una così potente attrazione su chi arriva nel nostro Paese alla ricerca di un lavoro e per costruirvi un futuro?
Anche il dato strettamente numerico è ragguardevole, anche se, naturalmente, i nostri volumi non sono paragonabili a quelli delle regioni più grandi, Si tratta, tuttavia, di 59.278 nuovi cittadini alla cui presenza dobbiamo un incremento non trascurabile di popolazione che altrimenti sarebbe calata a causa del rapporto negativo esistente fra il numero dei nati vivi e quello dei morti. Ne abbiamo più del Trentino Alto-Adige, tanto per fare un esempio, che ne conta 55.747 in tutto, pur con un tenore di vita maggiore.
Vi sono poi anche altre questioni da considerare: il fatto che il 52,3% dei nostri immigrati sono donne, contro una media nazionale che si ferma al 44,9%, con i minorenni che rappresentano a loro volta il 22,6% del totale, misura ancora una volta superiore alla media nazionale che è del 21,9%.
Ora, poiché la spiegazione di questi fenomeni non sta nella particolare bellezza dellUmbria o nel suo clima mite, le ragioni più plausibili sono di natura sociale e, sia pure parzialmente, anche economica. Ragioni sociali che si possono tradurre in un unico concetto: la qualità della vita.
Nel senso che se, per il suo limitato peso economico, lUmbria non offre quantitativamente le medesime opportunità di lavoro ed i redditi che garantiscono aree geografiche economicamente più dinamiche, ha tuttavia rimediato questi handicap con la sua ridotta dimensione e con la particolare estensione del tessuto di protezione sociale che, sia pure incontrando molte difficoltà, ha saputo costruire e difendere caparbiamente anche in anni di scarse risorse come sono stati i più recenti (scuola, sanità, trasporti, case popolari, ecc.).
Da tutto ciò hanno tratto beneficio, naturalmente, anche questi lavoratori che si sono potuti meglio integrare, cosa che ha senzaltro agevolato i ricongiungimenti familiari, come proprio le più accentuate presenze femminili e di minori confermano.
Fra le spiegazioni di natura economica che possono aver ugualmente influito, ve ne sono poi alcune di natura del tutto contingente, come ad esempio la vasta opera di ricostruzione post-terremoto che ha richiamato forti flussi migratori in Umbria, tanto che il settore edile (assieme a quello agricolo) risulta essere il maggiore beneficiario di questa forza lavoro. Un fatto che trova a sua volta conferma indiretta nellindice di concentrazione della presenza degli immigrati sul nostro territorio che è il più basso dItalia (0,14 contro una media nazionale dello 0,44).
Ciò vuol dire che da noi gli immigrati non si sono concentrati attorno ai centri maggiori, ma la loro presenza si è proporzionalmente diffusa sullintero territorio regionale, guarda caso nellidentica misura delle Marche, la regione che con lUmbria ha condiviso la drammatica esperienza del sisma e della ricostruzione che ne è seguita.
Merito dellUmbria è perciò di aver considerato questa presenza una risorsa preziosa per la crescita della società regionale e di aver quindi coerentemente costruito una politica di accoglienza nettamente opposta alla volontà escludente del governo delle destre che con la sua Bossi-Fini, come ha denunciato al termine della sua visita in Italia Doudou Diène, special rapporteur delle Nazioni Unite su discriminazione, razzismo e xenofobia, ha inteso piuttosto criminalizzare questi lavoratori, rendendone più difficile la regolamentazione e lintegrazione.
Una volontà di apertura felicemente riconfermata per ultimo dallassessore regionale alle politiche sociali ed abitative, Damiano Stufara, che ha assicurato che lUmbria continuerà a proporsi anche in futuro come valido esempio a livello nazionale.
mercoledì 18 ottobre 2006
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