I LIMITI DEL DDL LANZILLOTTA...
RIFONDAZIONE COMUNISTA SOLLECITA UN CONTRONTO SULLA GESTIONE DEI BENI COMUNI. I LIMITI DEL DDL LANZILLOTTA E LA CONTRARIETA NEI CONFRONTI DI UNA LORO GESTIONE PRIVATA
Rifondazione Comunista sollecita la riapertura di un serio confronto a tutto campo, a sinistra, in Umbria e nel Paese, sul tema della gestione dei servizi pubblici, ricordando che è da tempo ferma in Commissione la legge regionale al riguardo. Un blocco determinato dallo stridente contrasto fra i contenuti di cautela contenuti in questo nostro provvedimento e le indicazioni, liberalizzatici oltre il dovuto, presenti invece nel decreto legge predisposto dalla ministra Lanzillotta, nel pur condivisibile intento di delineare un quadro comportamentale univoco a livello nazionale.
La differenza di posizione fra noi e gli esponenti delle correnti più spinte del liberismo di sinistra, che rimproverano addirittura al governo delle destre di non aver attuato le privatizzazioni che sono da essi ritenute essenziali, sta tutta nella tesi secondo la quale qualsiasi gestione di tipo privato sarebbe da preferire a quella pubblica, perché introdurrebbe criteri di maggiore concorrenzialità ed efficienza gestionale, riverberando benefici di ordine economico a vantaggio delle Istituzioni e degli utenti.
Una tesi che contestiamo decisamente alla luce, visto che non siamo allanno zero delle privatizzazioni, delle non poche esperienze che sono state già realizzate in questo senso e che hanno il più delle volte portato a risultati del tutto opposti.
Senza scomodare la disastrosa privatizzazione delle ferrovie britanniche, realizzata dalla Thatcher, basterebbe avere presenti al riguardo i risultati che in Italia si sono ottenuti con la privatizzazione della Telecom, azienda che proprio in questi giorni è nellocchio del ciclone.
Senza trascurare gli effetti prodotti dallEni e dallEnel, che hanno dato vita ad altrettanti monopoli assicurando ingenti profitti ai gestori privati e riservando ai cittadini solo disservizi (balck aut, difficoltà nei rifornimenti, ecc.), arretratezza tecnologica e tariffe maggiorate, le più alte in Europa. Ed anche a livello locale non pochi sono gli esempi negativi in questo senso, atteso che troppe volte laffidamento delle gestioni avvenuta fondamentalmente sulla base del massimo ribasso dasta, ha per prima cosa messo in discussione le condizioni di vita dei lavoratori (retribuzioni più basse e meno diritti, fino a negare lapplicazione dei contratti di categoria), determinando maggiore disoccupazione e precarietà, unitamente ad incrementi esponenziali delle tariffe, dequalificazione dei servizi medesimi, preoccupante riduzione dello spazio pubblico e della partecipazione popolare. Ed in qualche caso si è perfino ottenuto il risultato di un maggior costo addirittura a carico dellEnte concedente.
Tutto questo per ribadire che Rifondazione Comunista resta convinta del primato della gestione pubblica dei beni essenziali comuni, né trova soddisfazione nel fatto che il decreto Lanzillotta preveda una separazione netta fra gestione e proprietà delle reti che resterebbero di proprietà degli Enti concedenti, ai quali rimarrebbero in tal modo, del tutto ipoteticamente, il controllo della situazione e la facoltà di dettare le linee di indirizzo del servizio. Così non può essere, per lovvio fatto che una Spa, anche totale capitale pubblico, è un organismo di diritto privato i cui dirigenti sono tenuti a rendere conto per il loro operato unicamente al proprio Consiglio di Amministrazione e non certo ad organismi elettivi, come i Consigli Comunali.
E poi, se per davvero privato è sempre meglio che pubblico, allora cè da chiedersi come mai il DDL Lanzillotta escluda da questa smania riformatrice, cosa che salutiamo positivamente, un bene comune essenziale qual è il servizio idrico? Una contraddizione nei termini, visto che se per davvero così fosse anchesso ne dovrebbe guadagnare.
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