venerdì 13 ottobre 2006

ISTAT: 16 MILIONI DI FAMIGLIE AVRANNO BENEFICI DALLA FINANZIARIA

ISTAT: 16 MILIONI DI FAMIGLIE AVRANNO BENEFICI DALLA FINANZIARIA E 140 MILA USCIRANNO DALL’AREA DI POVERTA’ RELATIVA

Come recita un assai noto proverbio, “le bugie hanno le gambe corte”. E di bugie ne sono state dette e scritte tante, anche da parte della grande stampa nazionale, in questi ultimi tempi, a proposito della prima Finanziaria proposta dal governo Prodi nel tentativo di coniugare strettamente tre imprescindibili esigenze: rimettere a posto, come ci chiede insistentemente l’Ue, i conti pubblici dissestati dalla finanza creativa di Tremonti, rilanciare la ripresa economica di un Paese che ha conosciuto la crescita zero, avviare una necessaria operazione di equità, chiamando a partecipare anche le famiglie a basso reddito alla distribuzione della ricchezza nazionale prodotta che sinora è stata di esclusivo appannaggio della speculazione finanziaria e del grande capitalismo.

Apriti cielo! Contro questo disegno “sovversivo” dell’ordine costituito si sono scagliati i poteri forti che, facendo leva sugli egoismi di chi è stato abituato troppo bene, a suon di condoni e abbuoni fiscali di ogni tipo, hanno convinto molti spargendo terrore a piene mani e blaterando di Finanziaria “lacrime e sangue” studiata ai danni del ceto medio, oltre che di spirito di vendetta del governo nei confronti di quanti non lo avevano votato, per aver dato vita ad una manovra di stampo “sovietico”.

A ristabilire la verità ci ha infine pensato l’Istat, il cui presidente, Luigi Buggeri, ha spiegato ieri, nel corso di un audizione congiunta con le Commissioni Bilancio di Camera e Senato, che da questa manovra trarrà vantaggio la stragrande maggioranza delle famiglie italiane, per l’esattezza 16 milioni, che otterranno un guadagno medio annuo di 263 euro. Oddio! Non si tratta certo di una somma iperbolica, ma è pur sempre qualcosa in più che entra in tasca a chi sta peggio e poi, trattandosi di una media, vorrà dire che una buona parte di queste famiglie riceverà vantaggi ancora maggiori (quelle a più basso reddito). Comunque tra il rimetterci, come ci hanno raccontato, ed il guadagnarci qualcosina ce ne corre.

Per logica matematica, se qualcuno ci guadagna ci deve essere per forza di cose qualcun’altro che ci rimette e sempre l’Istat ha fatto presente che in questo caso saranno 4,8 milioni le famiglie penalizzate, ma non troppo, visto che per loro mediamente ci sarà una perdita di circa 400 euro all’anno. Poiché di tratta di gente che non rischia certo la fame ed alla quale le cose sono sempre andate bene, pensiamo che si tratti di un piccolo ed assai sopportabile sacrificio.

Comunque sia, il saldo per l’insieme delle famiglie italiane resta positivo: per la precisione l’Istat ha calcolato un aumento di circa 100 euro l’anno sul reddito familiare disponibile complessivo, ovviamente differenziato a secondo della loro tipologia, il che conferma il dispiegarsi di un sia pure moderatissimo effetto redistributivo che in futuro dovrà essere ancor più accentuato.

E’ anche vero, come sempre Buggeri ha chiarito, che la manovre finanziaria in questione produrrà pochi benefici alle famiglie italiane a bassissimo reddito, quelle, per intenderci, più povere, che percepiscono un reddito inferiore ai 700 euro al mese. Si tratta all’incirca di 4 milioni di nostri connazionali ai quali la riduzione delle aliquote Irpef non produrrà alcun giovamenti rientrando nella “no tax area”, e per loro si rendono perciò necessarie misure alternative di sostegno, nel senso che lo Stato ed il sistema delle autonomie locali dovrà prevedere specifiche forme di intervento al riguardo (sussidi, esenzioni e quant’altro). E in questa direzione va anche la nostra insistenza sulle riforme endoregionali, da intendersi come forma di “risarcimento sociale” verso i nuclei familiari più svantaggiati mercé l’erogazione di una gamma più ampia e qualificata di servizi sociali.

Tuttavia, questa Finanziaria comporterà anche qualche modesto vantaggio per queste famiglie, in quanto, sempre stando ai calcoli dell’Istat, almeno un decimo di esse vedrà crescere il proprio reddito disponibile in misura tale da permettere loro di uscire dalla fascia di povertà relativa nella quale sono collocate. Si tratterebbe di circa 140 mila nuclei familiari, poca cosa, certo, ma pur sempre un inversione di tendenza dopo anni ed anni di progressivo impoverimento: un miracolo, quasi, considerate le condizioni in cui il Paese è stato lasciato dal governo Berlusconi.

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