ISTAT: IL SISTEMA PRODUTTIVO UMBRO PERDE COLPI
IMPRESE TROPPO FRAMMENTATE E SCARSA PENETRAZIONE SUI MERCATI INTERNAZIONALI. ESPORTAZIONI UMBRE: UN BRUTTO COLPO DALLISTAT
Il sistema produttivo umbro perde colpi, non regge al confronto con quello delle altre regioni italiane, almeno stando ai dati diffusi dallIstat sullandamento delle esportazioni nei primi sei mesi di questanno.
Infatti, a fronte di un incremento medio nazionale del 10,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+ 8,1% verso i paesi europei e + 14,4% verso larea extra Ue) e al 12,5% addirittura messo a segno complessivamente dalla ripartizione centrale nella quale siamo compresi, la nostra regione ha fatto registrare un misero +3% che ci colloca a grande distanza dai nostri vicini.
E un brutto segnale che va attentamente considerato perché conferma, purtroppo, i limiti che già altre volte avevamo segnalato di un sistema produttivo eccessivamente frammentato (la nostra percentuale di piccole e piccolissime imprese è superiore a quella nazionale del 93,18%, con Perugia che con un 94,26% che sta appena un po meglio di Terni al 94,54%), il che non aiuta certo lintroduzione delle nuove tecnologie, le sole che possono aiutarci a vincere sui mercati internazionali.
Del resto, che la maggior parte delle nostre imprese abbia puntato principalmente a concorrere sulla base del basso costo della manodopera, più che sullinnovazione dei prodotti, lavevamo ricaviamo dal fatto che da noi la presenza del lavoro atipico sul totale della manodopera impiegata ha assunto dimensioni ben maggiori rispetto al resto del Paese, visto che ormai poco più del 30% delle nuove assunzioni sono a tempo indeterminato, contro il 46% circa nazionale.
Compito delle istituzioni locali è dunque non solo quello di richiamare gli imprenditori umbri alle loro responsabilità, ma anche di aiutare questo fragile apparato produttivo a consolidarsi, facilitando, come abbiamo già sostenuto altre volte, quelle operazioni di aggregazione che sole possono favorire lintroduzione di più avanzate tecnologie nei cicli produttivi e di sperimentare innovative metodologie di marketing indispensabili per affrontare con successo la sfida dei mercati. Ciò va fatto ripetiamo ancora una volta- con urgenza ed in strettissimo rapporto con i nostri centri di ricerca, lUniversità in primo luogo, nonché lo sviluppo dei poli di eccellenza, dei distretti produttivi di seconda generazione, di nuovi sistemi di sviluppo locale.
Del resto lUmbria possiede tutte le condizioni sociali e strutturali per farcela, come ci ha assicurato di recente anche il Centro Studi Sintesi di Venezia collocando la nostra regione al sesto posto in Italia (20°) quanto a libertà economica, grazie al buon governo che la caratterizza da sempre e che lha dotata di eccellenti condizioni economiche, finanziarie, infrastrutturali e di lavoro, oltre che culturali e umane, tali da rappresentare il massimo di garanzia per le aziende che vogliano crescere.
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