mercoledì 20 settembre 2006

IL GOVERNO BERLUSCONI ED IL FALLIMENTO DELLE TRE “I”. L’EUROPA BOCCIA L’ITALIA IN “INFORMATICA”

Che cosa si salva delle tre magiche “I” che figuravano al posto d’onore nel programma di governo del Cavalier Berlusconi? Al primo posto figurava l’“Impresa”, ripromettendosi il padrone di Mediaset di moltiplicare il numero delle aziende che operano nel Belpaese, e con esso quelli strettamente collegati dell’occupazione.

Poi veniva l’“Inglese”, con lo stesso ex premier che giurava che avrebbe ampliato a dismisura lo studio e la conoscenza di una lingua ritenuta fondamentale sia per i commerci che per la ricerca scientifica.

Ultima, ma non certo per importanza, veniva l’“Informatica”, ed in questo caso ci erano state promesse scuole, case ed uffici zeppi di computers affinché i nostri ragazzi, e tutti gli italiani più in generale, diventassero pienamente padroni di questi strumenti, così da poter rivaleggiare da pari a pari con i Paesi più avanzati in questo campo.

Per le Imprese e l’Inglese sappiamo come è andata a finire. Nel primo caso il 2005 si è chiuso con la crescita zero, segnando una fase di stagnazione che da oltre trent’anni l’Italia non conosceva. Uguale cosa possiamo dire per l’occupazione che è si cresciuta di un soffio (+0,2% nel 2005), ma soltanto grazie ad una scriteriata proliferazione del lavoro atipico, basato essenzialmente sulla precarietà e su retribuzioni da fame e che copre ormai ben oltre la metà delle nuove assunzioni.

Si, è anche vero che almeno sulla carta il numero delle ditte italiane è cresciuto, ma questo essenzialmente perché si sono moltiplicate le “partite Iva”, fenomeno dovuto al fatto che molte delle imprese “vere” si sono messe a speculare allegramente sulla manodopera, perdendo il vezzo di assumere i dipendenti di cui hanno bisogno, preferendo retribuire il nuovo personale a fattura, come se fossero prestatori d’opera occasionali e senza nessun diritto (pensione, ferie e permessi retribuiti, ecc,), quando invece sono costretti al rispetto scrupoloso dell’orario di lavoro e delle gerarchie aziendali.

Quanto allo studio dell’Inglese, e delle lingue straniere più in generale, invece che svilupparsi è finito in un cantuccio, grazie alla riforma Moratti che ha sforbiciato di brutto le cattedre, per cui chi vuol rimediare a questa lacuna non deve far altro che pagarsi un bel corso privato o a finanziarsi una lunga vacanza a Londra e dintorni.

Resta, dunque, la diffusione dell’Informatica, ed in questo caso la fotografia esatta di come è messo il nostro Paese ce l’ha appena scattata Eurostat, grazie ad un rapporto del giugno scorso, quando ancora il governo Prodi si stava insediando, che fa il punto delle conoscenze in materia in tutta Europa. Ebbene, al termine degli anni di governo del centrodestra, l’Italia ne esce malissimo, con numeri da brivido: 3 nostri giovani su 10 non sanno cosa sia un computer e più in generale 6 italiani su 10 non lo sanno minimamente usare.

«Il 59% degli italiani –sostiene infatti l’agenzia- sono analfabeti informatici, denunciando la mancanza delle conoscenze minime per utilizzare un computer ed i dati emergenti non fanno che confermare una tendenza sotto gli occhi di tutti e dimostrata negli anni come uno status rigido, pericoloso, preoccupante e soprattutto privo di adeguati interventi risolutivi”. «l'Italia –continua il rapporto- rispetta le tendenze europee ma con sacche di ignoranza virtuale superiori alla media europea: gli over-55 italiani completamente incapaci di utilizzare il computer sono infatti l'87% del totale”.
In generale l'intera situazione europea non è completamente felice, ma in questa speciale classifica occupiamo una posizione quantomeno imbarazzante: penultimi (59%), con alle spalle solo la Grecia.

A livello generale il problema sembra essere prettamente generazionale, con solo la fascia più giovane della popolazione in grado di divincolarsi agevolmente tra le maglie dell'informatica. Anche in questa fascia, però, l'Italia occupa una posizione di assoluto rincalzo: ben il 28% dei nostri giovani ignora completamente il mondo dei computer, il che configura un quadro decisamente preoccupante se confrontato all'1% della Svezia, al 5% dell'Austria, al 6% della Polonia.

Per meglio capirci, il 59% degli italiani non sa fare neppure le operazioni più elementari, come usare un mouse per lanciare un programma, copiare spostare file, effettuare copia/incolla, scrivere con linguaggi di programmazione specifici, ecc. Ciò significa che 6 italiani su 10 non hanno mai avuto a che fare con un computer e le cose migliorano di poco se si analizzano i dati relativi alla percentuale della popolazione avente un alto livello di alfabetizzazione informatica: l'Italia risale leggermente la china pur rimanendo in posizioni poco gratificanti.

Il sondaggio non va ad approfondire le cause di cotanta ignoranza, ma per meglio capire la situazione italiana andrebbe analizzato un intero contesto sociale, culturale e (ultimo non per importanza) tecnologico: manca la banda larga in gran parte del territorio, manca una cultura specifica nelle generazioni che "insegnano", manca un traino mediatico su argomenti tecnologici, manca un investimento adeguato in infrastrutture ed educazione. Colpe alle quali il governo di centrosinistra è chiamato urgentemente a rimediare, pena un ulteriore ed inevitabile declino culturale ed economico del nostro Paese.

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