giovedì 28 settembre 2006

FINANZIARIA: A CHI FA PAURA LA PROGRESSIVITA’ DEL PRELIEVO FISCALE?
L’UNIONE RISPETTI IL PROGRAMMA E RISPONDA UNICAMENTE AGLI ELETTORI


E davvero singolare che anche all’interno dell’Unione si siano levate voci contrarie alla proposta di Rifondazione Comunista di far pagare ai più abbienti il prezzo del risanamento economico del Paese.

Eppure questo concetto lo troviamo chiaramente espresso nel programma elettorale dell’Unione medesima laddove si afferma “il principio -elementare ma ormai non scontato- che ognuno paghi in relazione a ciò che guadagna”. “Il sistema fiscale italiano –si aggiungeva ancora- risulta distorto a danno del lavoro e della produzione, e ciò è causa di iniquità sociali e di negativi effetti sullo sviluppo economico. Il riequilibrio sociale del carico fiscale è, dunque, insieme al ripristino dell’equilibrio finanziario, la priorità delle politica fiscale”.

Si tratta di parole che non possono ingenerare equivoci: siamo di fronte all’affermazione del principio sacrosanto della progressività del prelievo fiscale, solennemente sancito all’art. 53 della nostra Costituzione che specifica anche che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.

Ora così non è, anche perché la riforme fiscale del governo di centro-destra, cancellando l’aliquota più elevata a carico dei redditi maggiori, ha stravolto questo criterio di progressività, regalando a lor signori qualcosa come 7 miliardi di euro all’anno. La prima conseguenza di ciò è stato un forte aggravamento dell’iniquità sociale prima richiamata, il che ha spinto un numero crescente di cittadini sulla sponda della marginalità, della precarietà e della insicurezza.

Naturalmente, la manovra economica e finanziaria che il Parlamento sarà chiamato a discutere non potrà esaurirsi nella sola politica fiscale, ma questa ne dovrà comunque costituire l’architrave indispensabile per costruire quella politica di bilancio da tutti auspicata che sappia coniugare allo stesso tempo il risanamento, l’equità sociale e lo sviluppo sostenibile.

Altro fatto che non dobbiamo mai perdere di vista è che l’attuale governo, caratterizzato da un programma liberamente sottoscritto da tutte le componenti politiche che lo sostengono, ha ottenuto il consenso degli elettori italiani che lo hanno votato perché si presentava come netta alternativa a Berlusconi ed al berlusconismo: la pace anziché la guerra, la ridistribuzione della ricchezza, con la definizione di nuove reti di protezione sociale, anziché i condoni.

Ed ancora, maggiori investimenti per la cultura, l’istruzione e la ricerca, assieme alla difesa ed al potenziamento del sistema sanitario pubblico e di quello pensionistico.

E’ a questa elettori, che costituiscono il popolo dell’Unione ed al tempo stesso la maggioranza del Paese, che deve perciò rispondere la manovra finanziaria che varerà domani il governo Prodi ed è con loro, e non contro di loro, che dovrà compiersi il cammino parlamentare per portarla a compimento.

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