mercoledì 12 luglio 2006

NUOVE ASSUNZIONI: NEL 2007

NUOVE ASSUNZIONI: NEL 2007 IL SORPASSO DELLA PRECARIETA’. AGIRE SUL NUCLEO FISCALE PER INVERTIRE QUESTA TENDENZA

Nel 2007 sono previsti più o meno 99mila nuovi posti di lavoro in Italia, di questo solo il 46,5% saranno a tempo indeterminato. E’ l’onda lunga della precarietà che abbiamo ereditato dal governo Berlusconi, per abbattere la quale dobbiamo ritenerci tutti impegnati.


Questo dato tanto allarmante è contenuto in una ricerca Excelsior-Unioncamere che attesta per le nuove assunzioni, dopo la parità pressoché assoluta fra gli opposti regimi contrattuali segnata nel 2005, il prossimo sorpasso di coloro che saranno condannati ad un futuro di incertezza rispetto ad una minoranza che riuscirà ad agguantare un lavoro vero in tutti i sensi.

La stessa circerca ci dice anche che a soffrire di più questo fenomeno saranno ancora una volta, i giovani meridionali e fra questi particolarmente i diplomati ed i laureati.

Siamo di fronte ad un processo irreversibile, oppure possiamo fare ancora qualcosa per contrastarlo?
L’obiettivo immediato del governo dovrà essere quello di conservare nel 2007 almeno la parità del 2005, per poi, negli anni a venire, far riconquistare gradualmente al lavoro a tempo indeterminato una posizione prioritaria. Uno strumento efficace in questo senso deve essere quello dell’abbattimento del nucleo fiscale sul costo del lavoro, che è previsto con la prossima finanziaria.

Al governo di centro sinistra si chiede in sostanza di realizzare nei fatti il proposito che l’Unione ha ripetutamente esplicitato nel corso della campagna elettorale: rendere improduttiva per le aziende la scelta della precarietà del lavoro, applicando in maniera fortemente selettiva la riduzione del nucleo fiscale ad esclusivo vantaggio delle imprese disposte ad assumere i nostri giovani con contratti a tempo indeterminato. In altre parole il lavoro precario dovrà costare di più dell’altro, affinché si ricorra ad esso solo per le situazioni di emergenza, così da scoraggiare i tanti furbi che, appellandosi al principio di una “flessibilità” che non diviene mai “certezza”, celano fini che sono esclusivamente speculativi.

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