LOTTA ALLE MORTI BIANCHE: DOBBIAMO PASSARE DALLE PAROLE AI FATTI
Una cosa è certa: non è sufficiente lapprovazione di un documento dintenti sul come combattere la piaga degli incidenti sul lavoro, cosa che il Consiglio regionale ha egregiamente fatto appena due giorni or sono, per risolvere il problema: va data attuazione concreta ed urgente alle proposte che in quel documento sono state esplicitate e che Rifondazione Comunista ha cercato di rendere ancora più cogenti con gli emendamenti presentati e fatti propri dalla maggioranza di governo.
Una cosa è certa: non è sufficiente lapprovazione di un documento dintenti sul come combattere la piaga degli incidenti sul lavoro, cosa che il Consiglio regionale ha egregiamente fatto appena due giorni or sono, per risolvere il problema: va data attuazione concreta ed urgente alle proposte che in quel documento sono state esplicitate e che Rifondazione Comunista ha cercato di rendere ancora più cogenti con gli emendamenti presentati e fatti propri dalla maggioranza di governo.
Quello che è accaduto proprio mercoledì, la tragica morte di un giovane operaio albanese rimasto schiacciato dal cingolato con il quale stava lavorando un terreno agricolo a Perugia ed i cinque operai rimasti ustionati a Trevi come conseguenza dellincendio scoppiato nello stabilimento dove stavano lavorando, hanno reso ancora più drammatico un bilancio che era già pesantissimo e segnalano nuovamente lUmbria come regione particolarmente colpita da questi eventi.
Anche se le statistiche ci dicono che le morti da lavoro sono in diminuzione, ancora troppo sangue viene versato in Umbria e per di più, sommando complessivamente il numero dei sinistri che sono stati denunciati nel primo biennio di questanno, abbiamo come risultato un loro allarmante incremento che più che a farci riflettere deve sollecitarci a fare di più.
Certo, il problema non è solo umbro, e quanto è accaduto ieri a Terracina, dove due operai sono morti folgorati da una scarica elettrica (fra questi un giovanissimo ragazzo rumeno di appena 16 anni), ci conferma la portata nazionale del problema, ma in Umbria abbiamo ora un documento che ci indica la direzione sulla quale dobbiamo muoverci: attuare tutte le norme regionali volte ad abbassare il tasso di precarietà nei rapporti di lavoro; superare le pratiche delle gare dappalto al massimo ribasso e del subappalto; sollecitare il Governo a ripristinare il Fondo nazionale per le commissioni provinciali per lemersione del lavoro nero.
Va da se che in questa direzione lUmbria deve anche poter fare conto su uno stretto rapporto di collaborazione con il governo nazionale, al quale chiediamo per prima cosa di rafforzare fortemente il servizio ispettivo che da lui dipende. Ciò vuol dire ribaltare urgentemente limpostazione data alla Finanziaria 2006 che ha di fatto decapitato questo fondamentale servizio, arrivando persino ad eliminare la misera diaria che spetta agli addetti ai controlli (0,82 centesimi lora) ed il rimborso per la benzina. La situazione è così assurda che ormai gli ispettori sono ridotti a recarsi in autobus nei cantieri che debbono visitare, trascurando quelli più lontani dal loro ufficio. E, come ci insegna un proverbio popolare, se manca il gatto i topi ballano.
Altra modifica indispensabile attiene al codice di regolamentazione degli appalti edili. In particolare va assolutamente cancellata la prassi dellasta al massimo ribasso che vuol dire affidare i lavori allimpresa che offre i suoi servizi al minimo costo. Per forza di cose chi ottiene lappalto a queste condizioni deve poi limare al massimo le spese e la via più facile per farlo è quella dellingaggio di manodopera disposta a lavorare per un tozzo di pane e di trascurare le misure sulla sicurezza. Da qui il moltiplicarsi di attività in nero con impiego di operai clandestini che pur di guadagnare qualcosa non badano ai rischi che corrono.
A dare una mano agli imprenditori con pochi scrupoli ci ha poi pensato lex ministro Maroni, quando ha trasformato la norme riguardanti gli Ispettorati del lavoro, depenalizzando un settore nel quale si muore con una frequenza allarmante. In pratica è stato eliminato il compito di controllo, lasciando loro solo una funzione di consulenza alle imprese, per cui se un ispettore dovesse incontrare gravi irregolarità in un cantiere, adesso non può più sanzionare i responsabili, ma deve dare loro la possibilità di rimediare entro 60 giorni. Solo se trascorso questo termine le irregolarità permangono, allora scatta lammenda, ma in una misura che definirla ridicola è poco, visto che si aggira attorno ai 30 euro per ogni lavoratore impiegato.
A ciò si aggiunga la norma vergognosa che è la fonte primaria del lavoro in nero: quella che concede al datore di lavoro 5 giorni per denunciare lassunzione di un lavoratore, per cui se in un cantiere viene trovato del personale non in regola (la maggior parte delle volte si tratta di immigrati), per evitare qualsiasi noia basta che dire che proprio quello è il loro primo giorno di lavoro.
Come si vede materia sulla quale lavorare ce nè in abbondanza, basta solo avere la voglia di farlo e di esprimere questa voglia non solo a parole.
Anche se le statistiche ci dicono che le morti da lavoro sono in diminuzione, ancora troppo sangue viene versato in Umbria e per di più, sommando complessivamente il numero dei sinistri che sono stati denunciati nel primo biennio di questanno, abbiamo come risultato un loro allarmante incremento che più che a farci riflettere deve sollecitarci a fare di più.
Certo, il problema non è solo umbro, e quanto è accaduto ieri a Terracina, dove due operai sono morti folgorati da una scarica elettrica (fra questi un giovanissimo ragazzo rumeno di appena 16 anni), ci conferma la portata nazionale del problema, ma in Umbria abbiamo ora un documento che ci indica la direzione sulla quale dobbiamo muoverci: attuare tutte le norme regionali volte ad abbassare il tasso di precarietà nei rapporti di lavoro; superare le pratiche delle gare dappalto al massimo ribasso e del subappalto; sollecitare il Governo a ripristinare il Fondo nazionale per le commissioni provinciali per lemersione del lavoro nero.
Va da se che in questa direzione lUmbria deve anche poter fare conto su uno stretto rapporto di collaborazione con il governo nazionale, al quale chiediamo per prima cosa di rafforzare fortemente il servizio ispettivo che da lui dipende. Ciò vuol dire ribaltare urgentemente limpostazione data alla Finanziaria 2006 che ha di fatto decapitato questo fondamentale servizio, arrivando persino ad eliminare la misera diaria che spetta agli addetti ai controlli (0,82 centesimi lora) ed il rimborso per la benzina. La situazione è così assurda che ormai gli ispettori sono ridotti a recarsi in autobus nei cantieri che debbono visitare, trascurando quelli più lontani dal loro ufficio. E, come ci insegna un proverbio popolare, se manca il gatto i topi ballano.
Altra modifica indispensabile attiene al codice di regolamentazione degli appalti edili. In particolare va assolutamente cancellata la prassi dellasta al massimo ribasso che vuol dire affidare i lavori allimpresa che offre i suoi servizi al minimo costo. Per forza di cose chi ottiene lappalto a queste condizioni deve poi limare al massimo le spese e la via più facile per farlo è quella dellingaggio di manodopera disposta a lavorare per un tozzo di pane e di trascurare le misure sulla sicurezza. Da qui il moltiplicarsi di attività in nero con impiego di operai clandestini che pur di guadagnare qualcosa non badano ai rischi che corrono.
A dare una mano agli imprenditori con pochi scrupoli ci ha poi pensato lex ministro Maroni, quando ha trasformato la norme riguardanti gli Ispettorati del lavoro, depenalizzando un settore nel quale si muore con una frequenza allarmante. In pratica è stato eliminato il compito di controllo, lasciando loro solo una funzione di consulenza alle imprese, per cui se un ispettore dovesse incontrare gravi irregolarità in un cantiere, adesso non può più sanzionare i responsabili, ma deve dare loro la possibilità di rimediare entro 60 giorni. Solo se trascorso questo termine le irregolarità permangono, allora scatta lammenda, ma in una misura che definirla ridicola è poco, visto che si aggira attorno ai 30 euro per ogni lavoratore impiegato.
A ciò si aggiunga la norma vergognosa che è la fonte primaria del lavoro in nero: quella che concede al datore di lavoro 5 giorni per denunciare lassunzione di un lavoratore, per cui se in un cantiere viene trovato del personale non in regola (la maggior parte delle volte si tratta di immigrati), per evitare qualsiasi noia basta che dire che proprio quello è il loro primo giorno di lavoro.
Come si vede materia sulla quale lavorare ce nè in abbondanza, basta solo avere la voglia di farlo e di esprimere questa voglia non solo a parole.
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