lunedì 24 luglio 2006

LA SCUOLA ITALIANA CAMBIA PER DAVVERO

LA SCUOLA ITALIANA CAMBIA PER DAVVERO

In silenzio, ma con costanza, il governo Prodi sta modificando profondamente la cosiddetta “Riforma Moratti” dell’insegnamento e lo sta facendo colpendo a morte alcuni dei principali capisaldi del disegno falsamente liberalizzatore con il quale si è tenacemente cercato di equiparare nel nostro Paese l’istruzione privata a quella pubblica. Ma non solo, perché. dopo anni di continui tagli al personale insegnante e, soprattutto di progressiva precarizzazione, si è avviata una nuova fase di stabilizzazione, intanto con l’immissione in ruolo, gia in atto, di 23.500 insegnanti che attendevano da anni di essere sistemati, ai quali se ne aggiungeranno altri 23.000, come promesso dal ministro Fioroni, sia pure scaglionati nel tempo, nel senso che queste nuove immissioni dovrebbero essere ripartite in più annualità, sulla base di una precisa programmazione.


Come si ricorderà, il fenomeno della precarizzazione della scuola italiana ha subito una crescita esponenziale, soprattutto nella scorsa legislatura, a causa del blocco totale o parziale del turn over e della politica dei tagli indiscriminati agli organici. Se tutto andrà per il meglio le migliaia di supplenti iscritti nelle graduatorie provinciali permanenti e coloro che sono risultati idonei all'ultima tornata di concorsi a cattedre potranno contare ora su altre consistenti assunzioni.

Tutto questo ci dice che è in atto una rivoluzione silenziosa che, dopo il congelamento della riforma della scuola superiore, come lo stesso ministro ha fatto presente prevede altre sostanziose modificazioni concordate con le organizzazioni sindacali degli insegnanti, ad iniziare dalle innovazioni morattiane che avrebbero dovuto riguardare il primo ciclo (scuola primaria e secondaria di secondo grado), iniziando dalle norme che prevedevano la tanto discussa e confusa figura del “tutor” che avrebbe dovuto tenere i rapporti con le famiglie e coordinare il team degli insegnanti di una stessa classe e compilare il cosiddetto “portfolio” delle competenze. In sostanza si è preso atto della non applicabilità di queste misure raffazzonate, ed imposte senza alcun confronto con le parti sociali interessate, per cui si è deciso ancora una volta di soprassedere.

Altro punto dirimente è quello del “bonus” che la riforma Moratti stabiliva in favore di voglia iscrivere i propri figli nelle scuole primarie, ancora una volta nel nome di una falsa “libertà di scelta” perché di fatto queste somme non verrebbero impiegate dalle famiglie benestanti –come ha giustamente notato il ministro- per scegliere la scuola ritenuta migliore quanto per indirizzare i loro rampolli verso quella ritenuta più adeguata alla loro condizione sociale. Inoltre, dividere queste risorse in parti uguali fra tutte le famiglie, prescindendo dal loro reddito, non sarebbe utile all’equità ed all’eccellenza del sistema pubblico italiano.

Infine la questione dell’esame di Stato, o di maturità che dir si voglia, con l’annuncio di una immediata modifica delle commissioni che adesso sono tutte composte da membri interni e capeggiate da un commissario unico per ogni scuola. Funzionario che nella maggior parte dei casi si limita a svolgere una funzione di semplice notaio.
Già il prossimo 8 agosto dovrebbe essere presentata una proposta di riforma che dovrebbe modificare questa composizione con il ritorno alla commissione mista, metà insegnanti interni e metà esterni provenienti da scuole statali, ognuna diretta da un suo presidente, o per lo meno da un presidente condiviso da un ristrettissimo numero di classi.

Basta riflettere per un solo istante su queste innovazioni, per comprendere come queste assesterebbero un colpo mortale ai cosiddetti “diplomifici”, cioè al ristretto numero di istituti parificati che, contando sul completo controllo di commissioni esaminatrici estremamente compiacenti, si sono segnalati in questi anni per la facilità con la quale hanno dispensato diplomi, talvolta conseguiti anche con un solo anno di studio.

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