LE DOTTRINE ECONOMICHE NEOLIBERISTE ACCRESCONO LA PRECARIETA ED ANCHE NEGLI USA I GIOVANI SCELGONO SEMPRE PIU DI CONTINUARE A VIVERE CON I GENITORI
Sorpresa! I giovani americani, una volta inclini ad abbandonare la casa paterna poco più che ventenni, da qualche tempo scelgono di continuare a vivere, anche dopo i trentanni, fra le rassicuranti pareti domestiche. Il fenomeno è talmente avvertibile (soprattutto fra i maschi) che ormai quasi un terzo di loro ha operato questa scelta, colpito, parrebbe, da quel mammismo che da sempre ci è stato descritto come una pessima caratteristica dei giovani nostrani: una inversione di tendenza così palese da interessare fortemente i mass media statunitensi e persino il cinema hollywoodiano che a questo tema va dedicando uno spazio sempre maggiore.
Sorpresa! I giovani americani, una volta inclini ad abbandonare la casa paterna poco più che ventenni, da qualche tempo scelgono di continuare a vivere, anche dopo i trentanni, fra le rassicuranti pareti domestiche. Il fenomeno è talmente avvertibile (soprattutto fra i maschi) che ormai quasi un terzo di loro ha operato questa scelta, colpito, parrebbe, da quel mammismo che da sempre ci è stato descritto come una pessima caratteristica dei giovani nostrani: una inversione di tendenza così palese da interessare fortemente i mass media statunitensi e persino il cinema hollywoodiano che a questo tema va dedicando uno spazio sempre maggiore.
Che fine hanno fatto gli intraprendenti boys che senza tentennamenti mollavano appena possibile la famiglia per cogliere le tante opportunità loro offerte per farsi una posizione autonoma? E, soprattutto, perché fanno oggi una scelta così diversa? Interrogativi ai quali cercano di dare una risposta studiosi di costume sempre più sconcertati, fra i quali si va facendo comunque sempre più strada la spiegazione più logica di ogni altra, ovvero che la società americana attuale, sempre più pervasa da teorie che estremizzano la superiorità della libera concorrenza nei mercati e con essa quella, sempre e comunque, della iniziativa privata (allinsegna del meno stato più mercato) non garantisce più ai suoi giovani quelle stesse opportunità che in passato riusciva ad offrire ai loro padri, così che questi non sono più tanto certi da potercela fare ad affermarsi da soli, anzi si stanno sempre più convincendo del contrario. Da qui la rottura di quel cliché che ce li ha sempre descritti come fortemente determinati a camminare con le proprie gambe, considerato che oggi ci paiono assai più inclini ad accettare la sicurezza di un focolare domestico, che vorrebbero far rimanere acceso il più a lungo possibile, piuttosto che laleatorietà di un futuro in autonomia che immaginano sempre più incerto.
Detto in altri termini, soprattutto con lamministrazione Bush il virus della precarietà si è diffuso anche negli States, come ha certificato inequivocabilmente il Census Bureau con il suo ultimo censimento federale, scoprendo che il 30 per cento degli americani fra i 22 e i 34 anni vive ormai a casa con i genitori. Un incremento sorprendente di oltre il 100% rispetto a soli venti anni fa, un mutamento di costume con caratteristiche comunque di democraticità, visto che accomuna le etnie (bianchi, neri, ispanici, asiatici indifferentemente) e i ricchi con i poveri, sia che abitino nelle grandi metropoli che nella provincia più estrema.
Ad aver messo in crisi una intera generazione di giovani americani è in sostanza la mancanza di una visione del loro futuro, il che li ha anche spinti a rinviare il matrimonio, appurato che i redditi da lavoro sempre più miseri (un fenomeno comunque non di oggi, visto che già dal 1970 al 1997 i salari medi per chi aveva meno di 35 anni erano scesi in termini di potere dacquisto reale del 19% rispetto a quelli dei loro padri), unitamente al costo sempre più vertiginoso delle case, ad uninflazione che ha moltiplicato, ad esempio, il costo delle università (tanto che sempre più giovani americani che hanno ottenuto un prestito per terminare gli studi non ce la fanno poi a rimborsarlo, trovandosi gravati da un debito insopportabile) e ad un sistema sanitario che non lascia scampo a chi non è in grado di stipulare una costosissima polizza assicurativa, ha prodotto una miscela incendiaria alla quale va imputata anche una forte contrazione dei consumi.
A ben guardare, dunque, ci accorciamo che sono questi i medesimi fattori che da sempre indirizzano i giovani italiani verso la scelta familiare, il che ci suggerisce che sono soprattutto le ragioni di ordine economico e sociale ad influenzarne le scelte di vita ad ogni latitudine quindi a fare giustizia dei tanti pregiudizi che hanno marchiato lungamente i giovani italiani ci hanno pensato quelle teorie economiche neoliberiste che in tanti vorrebbero imporre anche da noi e che, diffondendo negli States quella stessa precarietà e insicurezza che da sempre affligge il nostro paese, ci dimostrano come alla prova dei fatti i loro coetanei yankee non si comportino in maniera troppo dissimile. Non cè che dire, una rivalutazione non da poco per i nostri ingiustamente bistrattati ragazzi.
Detto in altri termini, soprattutto con lamministrazione Bush il virus della precarietà si è diffuso anche negli States, come ha certificato inequivocabilmente il Census Bureau con il suo ultimo censimento federale, scoprendo che il 30 per cento degli americani fra i 22 e i 34 anni vive ormai a casa con i genitori. Un incremento sorprendente di oltre il 100% rispetto a soli venti anni fa, un mutamento di costume con caratteristiche comunque di democraticità, visto che accomuna le etnie (bianchi, neri, ispanici, asiatici indifferentemente) e i ricchi con i poveri, sia che abitino nelle grandi metropoli che nella provincia più estrema.
Ad aver messo in crisi una intera generazione di giovani americani è in sostanza la mancanza di una visione del loro futuro, il che li ha anche spinti a rinviare il matrimonio, appurato che i redditi da lavoro sempre più miseri (un fenomeno comunque non di oggi, visto che già dal 1970 al 1997 i salari medi per chi aveva meno di 35 anni erano scesi in termini di potere dacquisto reale del 19% rispetto a quelli dei loro padri), unitamente al costo sempre più vertiginoso delle case, ad uninflazione che ha moltiplicato, ad esempio, il costo delle università (tanto che sempre più giovani americani che hanno ottenuto un prestito per terminare gli studi non ce la fanno poi a rimborsarlo, trovandosi gravati da un debito insopportabile) e ad un sistema sanitario che non lascia scampo a chi non è in grado di stipulare una costosissima polizza assicurativa, ha prodotto una miscela incendiaria alla quale va imputata anche una forte contrazione dei consumi.
A ben guardare, dunque, ci accorciamo che sono questi i medesimi fattori che da sempre indirizzano i giovani italiani verso la scelta familiare, il che ci suggerisce che sono soprattutto le ragioni di ordine economico e sociale ad influenzarne le scelte di vita ad ogni latitudine quindi a fare giustizia dei tanti pregiudizi che hanno marchiato lungamente i giovani italiani ci hanno pensato quelle teorie economiche neoliberiste che in tanti vorrebbero imporre anche da noi e che, diffondendo negli States quella stessa precarietà e insicurezza che da sempre affligge il nostro paese, ci dimostrano come alla prova dei fatti i loro coetanei yankee non si comportino in maniera troppo dissimile. Non cè che dire, una rivalutazione non da poco per i nostri ingiustamente bistrattati ragazzi.
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