IL CENTRO DESTRA ALLA CACCIA DEI GIOVANI...

IL CENTRO DESTRA ALLA CACCIA DEI GIOVANI: LAUREATI E NON, STRITOLATI IN UN MECCANISMO CHE LI VUOLE SEMPRE PIU MAL PAGATI E PRECARIZZATI
I giovani italiani con meno di 30 anni detà incontrano nel lavoro difficoltà assai maggiori di quelle incontrate a suo tempo i loro genitori. E non si tratta di unimpressione superficiale, essendo questo fenomeno documentato con estrema precisione nel rapporto sulle retribuzioni in Italia, dal 2001 al 2005 (manco a farlo apposta un periodo che coincide pienamente con il governo Berlusconi), redatto da OD&M Consulting, secondo il quale a rimetterci di più sono stati oltre tutto i neo laureati.
I giovani italiani con meno di 30 anni detà incontrano nel lavoro difficoltà assai maggiori di quelle incontrate a suo tempo i loro genitori. E non si tratta di unimpressione superficiale, essendo questo fenomeno documentato con estrema precisione nel rapporto sulle retribuzioni in Italia, dal 2001 al 2005 (manco a farlo apposta un periodo che coincide pienamente con il governo Berlusconi), redatto da OD&M Consulting, secondo il quale a rimetterci di più sono stati oltre tutto i neo laureati.
Infatti, questa autorevole fonte ci dice che in termini reali di potere dacquisto (ovvero depurati dallinflazione), i laureati con 1-2 anni di esperienza hanno perduto l8,8%, e questo anche se in termini puramente nominali le loro retribuzioni annue lorde sono invece cresciute sia pure di pochissimo (un + 0,8%), passando mediamente da 22.676 a 22.850 euro annui. Ci si potrà obiettare che, trattandosi di giovani al loro primo impegno lavorativo, hanno forse dovuto pagare lo scotto di una esperienza ancora non sufficiente, ma così non è, perché anzi questi giovani possono dirsi addirittura più fortunati rispetto ai loro colleghi con maggiore anzianità nel posto di lavoro, quelli, ad esempio, con 3-5 anni di esperienza, le cui retribuzioni lorde reali sono state defalcate ancora più pesantemente, avendo non solo perso il 14,6% in termini di potere dacquisto, ma hanno anche incredibilmente il 5% in termini nominali, essendo scese dai 26.803 euro del 2001 ai 24.473 euro del 2005.
Studia che ti passa!, verrebbe quasi da dire, dovendo constatare che il trattamento riservato ai giovani laureati italiani risulta peggiore rispetto a quello riservato ai loro coetanei non laureati che pure motivi per gioire non ne hanno proprio, poiché anche in questo caso per quelli con solo 1-2 anni di esperienza la perdita di potere dacquisto nel quinquennio e stata del 2,7%, che sale al 7,5% per quelli con esperienza lavorativa maggiore (3-5 anni).
Un triste fenomeno che si aggrava in considerazione della diversa collocazione geografica, dato che in generale queste stesse retribuzioni tendono a diminuire mano a mano che si scende lungo lo stivale.
Infatti, sempre OD&M ci dice che nel 2001 la retribuzione media annua dei laureati con 3-5 anni di esperienza, era di 28.297 euro a Milano, per passare ai 26.415 di Torino, ai 25.943 di Bologna, ai 25.770 di Firenze, ai 23.864 di Napoli ed ai 21.582 di Catania. Unica felice eccezione, in questa classifica allingiù, il quella di Roma, dove la retribuzione media lorda annuale era di 27.215 euro. Ma al termine dello stesso quinquennio sono proprio i giovani della capitale fra quelli che ci hanno rimesso di più, se consideriamo che le loro retribuzioni sono scese nominalmente a 26.283 euro lordi annui (932 euro in meno in busta paga, con una perdita secca del 14%), superati solo da quelli di Milano che hanno varcato sia pure di poco quota mille, arrivando per la precisione a -1.066 (-13,4%). I giovani laureati di Napoli e di Catania, magra consolazione, hanno invece guadagnato almeno da questo punto di vista qualche spicciolo (i primi la bellezza di 82 euro in un anno, i secondi assai meno, appena 19).
Tutti, indistintamente, ci hanno però rimesso in termini di potere dacquisto reale.
Un fatto, questo, che viene confermato in pieno da Gidp, lAssociazione di Direttori di Risorse Umane, e Monster, secondo la quale il neo laureato italiano si è visto offrire al momento dellassunzione, nel 2005, una retribuzione lorda media annua di 21.890 euro, che è più bassa dello 0,7%, in termini nominali, rispetto a quanto veniva loro offerto nellanno precedente. Dopo tre anni in azienda (è sempre Gidp a dircelo) un laureato raggiungeva uno stipendio medio annuo lordo di 27.630 euro, con un -2,6% rispetto ai valori del 2004.
Ed anche in questo caso le differenze geografiche sono pesanti, dato che sempre nel 2005 dalla retribuzione iniziale massima di 23.628 euro del NordOvest, si passava ai 22.352 del Centro, ai 21.997 del NordEst, fino ai 20.919 del Sud e delle Isole.
Lavoro mal retribuito, dunque, ma anche lavoro precario, considerato che (questa volta a dircelo è lOsservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Milano, nel suo rapporto dal titolo Il lavoro difficile), nel tempio del capitalismo italiano i contratti a tempo determinato sono calati nel 2005 del 6,5%, mentre allo stesso tempo sono state quasi 100mila le persone che impiegate con contratti a tempo determinato, la cui durate osi è fatta sempre più bassa: nel 2005 era in media di 53,2 giorni, rispetto agli 82,3 giorni del 2004.
Inoltre, secondo questi stessi dati i giovani sarebbero spariti quasi del tutto nel lavoro dipendente, rappresentando, quelli con meno di 24 anni detà, meno dell1% delle nuove assunzioni totali. Tutto ciò frutto del calo dellinterinale e del ricorso sempre più massiccio da parte delle imprese al lavoro informale, ai tirocini e alle borse-lavoro. Visto che per completare i loro studi i ragazzi sono ora costretti a fare i tirocini nelle aziende, la gran parte degli imprenditori ha furbescamente cominciato ad inserirli nel ciclo produttivo, rinunciando ad attivare contratti di lavoro veri e propri.
Lo stesso discorso vale per il resto del paese, dato che a Roma gli occupati con meno si 35 anni detà sono diminuiti di 25 mila unità ed i contratti di lavoro atipico superano ormai il 60% del totale.
Nessuna meraviglia, dunque, per la preferenza che i giovani hanno accordato allUnione nelle recenti elezioni politiche, e assoluta coerenza di chi sostiene la necessità di modificare nel profondo i meccanismi distorcenti che il centro destra ha introdotto nel mercato del lavoro, assieme alla bocciatura totale della riforma scolastica firmata dalla ministra Moratti.
Studia che ti passa!, verrebbe quasi da dire, dovendo constatare che il trattamento riservato ai giovani laureati italiani risulta peggiore rispetto a quello riservato ai loro coetanei non laureati che pure motivi per gioire non ne hanno proprio, poiché anche in questo caso per quelli con solo 1-2 anni di esperienza la perdita di potere dacquisto nel quinquennio e stata del 2,7%, che sale al 7,5% per quelli con esperienza lavorativa maggiore (3-5 anni).
Un triste fenomeno che si aggrava in considerazione della diversa collocazione geografica, dato che in generale queste stesse retribuzioni tendono a diminuire mano a mano che si scende lungo lo stivale.
Infatti, sempre OD&M ci dice che nel 2001 la retribuzione media annua dei laureati con 3-5 anni di esperienza, era di 28.297 euro a Milano, per passare ai 26.415 di Torino, ai 25.943 di Bologna, ai 25.770 di Firenze, ai 23.864 di Napoli ed ai 21.582 di Catania. Unica felice eccezione, in questa classifica allingiù, il quella di Roma, dove la retribuzione media lorda annuale era di 27.215 euro. Ma al termine dello stesso quinquennio sono proprio i giovani della capitale fra quelli che ci hanno rimesso di più, se consideriamo che le loro retribuzioni sono scese nominalmente a 26.283 euro lordi annui (932 euro in meno in busta paga, con una perdita secca del 14%), superati solo da quelli di Milano che hanno varcato sia pure di poco quota mille, arrivando per la precisione a -1.066 (-13,4%). I giovani laureati di Napoli e di Catania, magra consolazione, hanno invece guadagnato almeno da questo punto di vista qualche spicciolo (i primi la bellezza di 82 euro in un anno, i secondi assai meno, appena 19).
Tutti, indistintamente, ci hanno però rimesso in termini di potere dacquisto reale.
Un fatto, questo, che viene confermato in pieno da Gidp, lAssociazione di Direttori di Risorse Umane, e Monster, secondo la quale il neo laureato italiano si è visto offrire al momento dellassunzione, nel 2005, una retribuzione lorda media annua di 21.890 euro, che è più bassa dello 0,7%, in termini nominali, rispetto a quanto veniva loro offerto nellanno precedente. Dopo tre anni in azienda (è sempre Gidp a dircelo) un laureato raggiungeva uno stipendio medio annuo lordo di 27.630 euro, con un -2,6% rispetto ai valori del 2004.
Ed anche in questo caso le differenze geografiche sono pesanti, dato che sempre nel 2005 dalla retribuzione iniziale massima di 23.628 euro del NordOvest, si passava ai 22.352 del Centro, ai 21.997 del NordEst, fino ai 20.919 del Sud e delle Isole.
Lavoro mal retribuito, dunque, ma anche lavoro precario, considerato che (questa volta a dircelo è lOsservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Milano, nel suo rapporto dal titolo Il lavoro difficile), nel tempio del capitalismo italiano i contratti a tempo determinato sono calati nel 2005 del 6,5%, mentre allo stesso tempo sono state quasi 100mila le persone che impiegate con contratti a tempo determinato, la cui durate osi è fatta sempre più bassa: nel 2005 era in media di 53,2 giorni, rispetto agli 82,3 giorni del 2004.
Inoltre, secondo questi stessi dati i giovani sarebbero spariti quasi del tutto nel lavoro dipendente, rappresentando, quelli con meno di 24 anni detà, meno dell1% delle nuove assunzioni totali. Tutto ciò frutto del calo dellinterinale e del ricorso sempre più massiccio da parte delle imprese al lavoro informale, ai tirocini e alle borse-lavoro. Visto che per completare i loro studi i ragazzi sono ora costretti a fare i tirocini nelle aziende, la gran parte degli imprenditori ha furbescamente cominciato ad inserirli nel ciclo produttivo, rinunciando ad attivare contratti di lavoro veri e propri.
Lo stesso discorso vale per il resto del paese, dato che a Roma gli occupati con meno si 35 anni detà sono diminuiti di 25 mila unità ed i contratti di lavoro atipico superano ormai il 60% del totale.
Nessuna meraviglia, dunque, per la preferenza che i giovani hanno accordato allUnione nelle recenti elezioni politiche, e assoluta coerenza di chi sostiene la necessità di modificare nel profondo i meccanismi distorcenti che il centro destra ha introdotto nel mercato del lavoro, assieme alla bocciatura totale della riforma scolastica firmata dalla ministra Moratti.



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