FINANZIAMENTI ALLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
IL GOVERNO BERLUSCONI METTE IN PERICOLO I FINANZIAMENTI ALLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE, CON IL RISCHIO DI AUMENTARE LA DISOCCUPAZIONE. LA REGIONE UMBRIA SI MOBILITI ASSIEME ALLE ALTRE REGIONI ITALIANE.
Fra i tanti colpi assestati dall’attuale governo delle destre all’economia italiana rischiamo che se aggiunga un altro ancora, questa volta a danno delle nostre piccole e medie imprese. Ci riferiamo alla beffa dei finanziamenti per l’acquisto ed il leasing dei macchinari, oltre che per la tanto sbandierata legge 598 per la ricerca e l’innovazione. Entrambe queste voci rischiano infatti di essere azzerate, o meglio ancora di rimanere senza fondi per responsabilità di un governo che più si avvicina la data delle elezioni più moltiplica, a parole, la quantità delle sue promesse.
Fra i tanti colpi assestati dall’attuale governo delle destre all’economia italiana rischiamo che se aggiunga un altro ancora, questa volta a danno delle nostre piccole e medie imprese. Ci riferiamo alla beffa dei finanziamenti per l’acquisto ed il leasing dei macchinari, oltre che per la tanto sbandierata legge 598 per la ricerca e l’innovazione. Entrambe queste voci rischiano infatti di essere azzerate, o meglio ancora di rimanere senza fondi per responsabilità di un governo che più si avvicina la data delle elezioni più moltiplica, a parole, la quantità delle sue promesse.
I fatti stanno invece così: con l’ultima Finanziaria propostaci dal ministro Tremonti è stato modificato il meccanismo per il finanziamento di queste voci avendo eliminato il tradizionale trasferimento delle risorse dalle casse dello Stato a quello delle Regioni. In alternativa è stata stabilità la creazione di appositi fondi su scala regionale che dovrebbero sostenersi sulla base delle aliquote che spettano alle Regioni sul complesso del gettito erariale, solo che queste aliquote non sono state ancora definite, per cui l’intero meccanismo si è inceppato: niente fondi, perciò niente contributi. E se non si provvederà al più presto a modificare questa incredibile situazione si farà concreta la chiusura del rubinetto degli incentivi regionalizzati.
Va da se che tanta improntitudine andrebbe a ripercuotersi sulla tenuta del nostro apparato industriale che, come ci viene ripetuto fino alla noia, ma che è cosa pur sempre vera, si fonda essenzialmente proprio sulla tenuta di una miriade di piccole e medie aziende che operano su tutto il territorio nazionale e che sono particolarmente attive anche in Umbria. Per poter meglio competere sui mercati internazionali, oltre che su quello nazionale –e di ciò abbiamo un estremo bisogno vista la “crescita zero” che ci è stata notificata proprio ieri dall’Istat- le nostre imprese debbono essere adeguatamente sostenute, un dovere al quale dovrebbe essere particolarmente attento un esecutivo che non perde un’occasione per dichiarare che la crescita del nostro sistema produttivo si colloca costantemente al centro della sua attenzione.
Parole, perché come vediamo, la realtà è invece assai diversa, visto che regna quanto mai sovrana l’incertezza sulla capacità di agire proprio di quegli strumenti sui quali le imprese italiane contano per programmare la loro crescita, con il rischio che circa 60.000 aziende vedano svanire d’un tratto una massa di finanziamenti che negli anni scorsi si è aggirata mediamente attorno ai 750 milioni di euro a livello nazionale. Se ciò avvenisse l’anno corrente potrebbe concludersi ancora più drammaticamente di quello che abbiamo appena lasciato alle nostre spalle, soprattutto in termini di occupazione, visto che -ancora una volta dall’Istat- siamo stati edotti che nel 2005 sono venute meno ben 102 mila unità di lavoro nel comparto industriale del Paese.
L’esecutivo Berlusconi -ed in particolare il Ministero dell’Economia- va dunque messo con forza davanti alle sue responsabilità, per cui si rende necessario che la Regione dell’Umbria si faccia promotrice, assieme alle altre Regioni italiane, di una azione decisa che conduca alla rapida definizione delle tanto attese aliquote, così da garantire il funzionamento effettivo dei “fondi” in questione.
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