DIMINUITI GLI INVESTIMENTI ESTERI ED I TURISTI STRANIERI
NEI CINQUE ANNI DEL GOVERNO BERLUSCONI L’ITALIA HA PERSO COMPETITIVITA’ E QUOTE DI MERCATO. SONO DIMINUITI GLI INVESTIMENTI ESTERI ED I TURISTI STRANIERI
Sul piano economico dall’avvento di Berlusconi al governo, l’Italia non ha fatto che perdere terreno nei confronti del resto del mondo. Nella classifica sulla competitività stilata dall'International institute for management development, nel 2001 occupava il trentaduesimo posto e, grazie al Re Mida di Arcore, che si era impegnato di farci diventare tutti più ricchi, nel 2005 siamo precipitati al cinquantatreesimo, alle spalle di Brasile, Filippine, Turchia e Colombia. Uno scivolone dovuto ai pessimi voti ottenuti, in particolare, su due capitoli: la capacità del governo di creare competitività (cinquattottesimo posto) e la sua politica fiscale (sessantesimo e ultimo posto).
Sul piano economico dall’avvento di Berlusconi al governo, l’Italia non ha fatto che perdere terreno nei confronti del resto del mondo. Nella classifica sulla competitività stilata dall'International institute for management development, nel 2001 occupava il trentaduesimo posto e, grazie al Re Mida di Arcore, che si era impegnato di farci diventare tutti più ricchi, nel 2005 siamo precipitati al cinquantatreesimo, alle spalle di Brasile, Filippine, Turchia e Colombia. Uno scivolone dovuto ai pessimi voti ottenuti, in particolare, su due capitoli: la capacità del governo di creare competitività (cinquattottesimo posto) e la sua politica fiscale (sessantesimo e ultimo posto).
Un giudizio pesantissimo sull'evoluzione negativa conosciuta dal paese negli ultimi anni che è confermato in peggio dalla graduatoria del World economic forum: secondo questo agenzia occupavamo infatti la ventiquattresima piazza al mondo nel 2001, mentre oggi ci collochiamo al quarantasettesimo posto, dietro a Corea, Qatar, Cile e Thailandia.
Insomma, tutti i principali indicatori internazionali testimoniano la perdita di competitività italiana, tanto che la nostra produzione industriale ha fatto registrare una vera e propria débâcle. Se nel 2001 aveva scontato una diminuzione dello 0,6 per cento, lo scorso anno abbiamo lasciato sul campo 1,8 punti, una misura che rappresenta il record negativo dal 1993, il che vuol dire che l’export italiano è letteralmente tracollato.
Né ci è andata meglio riguardo al posizionamento dell’Italia sul mercato mondiale che all'arrivo di Berlusconi stazionava a quota 4 per cento del totale, per poi assottigliarsi fino all’attuale 2,9 per cento. Con il risultato che la nostra bilancia commerciale s'è ribaltata, tsnto che dai 9.233 milioni di attivo del 2001, lo scorso anno siamo scesi ad un rosso per 10.368 milioni (il peggior risultato dagli anni Ottanta).
La conseguenza di questo enorme sperpero di ricchezza è che nella considerazione generale l'Italia viene oggi vista come un Paese dal quale è molto meglio girare alla larga, dove è poco salutare investire capitali, a meno che non si tratti di fare shopping per privarci dei rari gioielli imprenditoriali che ci sono rimasti. Le cifre parlano chiaro al riguardo: gli investimenti esteri erano arrivati nel 2001, secondo i tecnici di via Nazionale, a 17.787 milioni di euro; nel 2004 non sono andati oltre i 13.542 milioni, con una contrazione del 23,9 per cento.
L'osservatorio sulle acquisizioni di aziende della Kpmg conferma appieno questa tendenza: nel primo anno della legislatura Berlusconi gli stranieri avevano messo mano al portafoglio per entrare nel capitale di 111 aziende italiane. Lo scorso anno si sono fermati a 95.
Che l’Italia non convenga più lo pensano, purtroppo, anche i turisti stranieri, visto che nel 2001 erano sbarcati sul bel Paese in 35 milioni e 767 mila, mentre nel 2005, secondo le prime stime dell'United Nations World Tourism, sono stati appena 34 milioni e 429 mila a farlo. In tutto il mondo il mercato delle vacanze conosce un boom eccezionale ed in Europa i nostri più diretti concorrenti (Spagna e Francia su tutte) ricavano dei bei soldini da quella che resta pur sempre una delle voci più importanti per la nostra economia, mentre nel Paese che vanta il più vasto patrimonio al mondo di beni culturali - della qual cosa si vanta in continuazione il Cavaliere – siamo andati a ritroso: vorrà pur dire qualcosa?! Come pure il fatto che mentre l’Italia intera si è impoverita, allo stesso tempo le aziende di proprietà del nostro premier hanno triplicato i loro utili?!
Insomma, tutti i principali indicatori internazionali testimoniano la perdita di competitività italiana, tanto che la nostra produzione industriale ha fatto registrare una vera e propria débâcle. Se nel 2001 aveva scontato una diminuzione dello 0,6 per cento, lo scorso anno abbiamo lasciato sul campo 1,8 punti, una misura che rappresenta il record negativo dal 1993, il che vuol dire che l’export italiano è letteralmente tracollato.
Né ci è andata meglio riguardo al posizionamento dell’Italia sul mercato mondiale che all'arrivo di Berlusconi stazionava a quota 4 per cento del totale, per poi assottigliarsi fino all’attuale 2,9 per cento. Con il risultato che la nostra bilancia commerciale s'è ribaltata, tsnto che dai 9.233 milioni di attivo del 2001, lo scorso anno siamo scesi ad un rosso per 10.368 milioni (il peggior risultato dagli anni Ottanta).
La conseguenza di questo enorme sperpero di ricchezza è che nella considerazione generale l'Italia viene oggi vista come un Paese dal quale è molto meglio girare alla larga, dove è poco salutare investire capitali, a meno che non si tratti di fare shopping per privarci dei rari gioielli imprenditoriali che ci sono rimasti. Le cifre parlano chiaro al riguardo: gli investimenti esteri erano arrivati nel 2001, secondo i tecnici di via Nazionale, a 17.787 milioni di euro; nel 2004 non sono andati oltre i 13.542 milioni, con una contrazione del 23,9 per cento.
L'osservatorio sulle acquisizioni di aziende della Kpmg conferma appieno questa tendenza: nel primo anno della legislatura Berlusconi gli stranieri avevano messo mano al portafoglio per entrare nel capitale di 111 aziende italiane. Lo scorso anno si sono fermati a 95.
Che l’Italia non convenga più lo pensano, purtroppo, anche i turisti stranieri, visto che nel 2001 erano sbarcati sul bel Paese in 35 milioni e 767 mila, mentre nel 2005, secondo le prime stime dell'United Nations World Tourism, sono stati appena 34 milioni e 429 mila a farlo. In tutto il mondo il mercato delle vacanze conosce un boom eccezionale ed in Europa i nostri più diretti concorrenti (Spagna e Francia su tutte) ricavano dei bei soldini da quella che resta pur sempre una delle voci più importanti per la nostra economia, mentre nel Paese che vanta il più vasto patrimonio al mondo di beni culturali - della qual cosa si vanta in continuazione il Cavaliere – siamo andati a ritroso: vorrà pur dire qualcosa?! Come pure il fatto che mentre l’Italia intera si è impoverita, allo stesso tempo le aziende di proprietà del nostro premier hanno triplicato i loro utili?!
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