giovedì 23 febbraio 2006

SCUOLA LINGUE ESTERE - ESERCITO

VOGLIONO CHIUDERE LA SCUOLA DI LINGUE ESTERE DELL’ESERCITO? ISTITUZIONI E CITTADINI SI MOBILITINO PER MANDARE A CASA QUESTO GOVERNO

Un altro colpo a Perugia e all’Umbria è assestato dai tagli al bilancio dello Stato che sono stati decisi dal governo Berlusconi. E’ di oggi la notizia che, a causa delle forti restrizioni finanziarie che hanno colpito in modo particolare il Ministero della Difesa, la scuola di lingue estere dell’esercito, che ha sede nello storico Monastero di Santa Giuliana, ha sfoltito alla grande i suoi corsi e, per dirla con un eufemismo, mandato in libera uscita molti degli insegnanti che vi prestavano servizio, invitandoli, anzi, a darsi da fare per trovare un nuovo lavoro.


Ma c’è di più perché, sempre per ragioni di risparmio, si dice che sarebbe addirittura in programma la cessazione completa delle attività di questa scuola a partire dal 2008, tanto che si ipotizza il trasferimento nei locali che verranno così liberati del distretto militare di Piazza Lupattelli.

Come da tempo andiamo dicendo, “in cassa non c’è più un centesimo” ed a fare le spese della dissennata politica economica del governo Berlusconi che ha ridotto l’Italia in toppe sono, come al solito, i cittadini, in questo caso le decine di famiglie che dall’attività della scuola ricavano di che vivere. E pensare che nessun sacrificio è stato fatto per rifinanziare la nostra “missione” militare in Iraq, perché in quel caso i soldi occorrenti sono stati messi a disposizione a spron battuto.

Un’altra volta ancora, dunque, il governo di centro destra mostra di privilegiare le attività guerresche rispetto a quelle civili, tanto da poter dire che è riuscito a superare perfino il famigerato “libro e moschetto” di mussoliniana memoria, motto ormai ridottosi al solo moschetto.

Le cronache giornalistiche ci fanno sapere che una speranza per evitare questa dismissione c’è, ed è riposta sull’esito che daranno le elezioni politiche del prossimo aprile, poiché se queste determineranno un’alternanza al governo del Paese è certo che gli attuali orientamenti politico-militari muteranno radicalmente.

Gli elettori perugini ed umbri sono dunque avvertiti: hanno una ragione in più per contribuire a mandare a casa i responsabili del nostro disastro economico, per salvare altri posti di lavoro che questo mette in pericolo e con essi le sorti di una istituzione che ha acquisito prestigio e meriti per l’attività svolta; un’istituzione, non dimentichiamolo, che Perugia ottenne quale parziale risarcimento per la chiusura, in anni ormai lontani, di quell’Ospedale Militare che ugualmente l’aveva caratterizzata come retrovia “pacifico” dell’apparato militare italiano.

Resta in ogni caso la necessità di una mobilitazione sin da subito delle istituzioni umbre, Regione e Comune di Perugia in modo particolare, per denunciare questa nuova inadempienza del governo nazionale e per esercitare una forte pressione volta a modificare questa scelta sciagurata.

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