giovedì 16 febbraio 2006


IL COMUNE DI PERUGIA SI PONGA COME CAPOFILA IN UMBRIA PER LA LOTTA ALLA PRECARIETA’ DEL LAVORO NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Che seguito ha avuto l’ordine del giorno sulla “Lotta contro la precarietà e allargamento dei diritti del lavoro nelle politiche di sostegno allo sviluppo” che il Consiglio comunale di Perugia ha approvato a larga maggioranza il 12 settembre scorso?...


Va considerato che con l’approvazione di quel documento il Consiglio comunale perugino impegnava Sindaco e Giunta ad adottare ogni possibile provvedimento per contrastare le situazioni di precarietà del lavoro che erano presenti nell’ambito delle competenze dell’Ente ed a mettere in campo, di concerto con altri soggetti eventualmente preposti (Sindacati ed altre pubbliche istituzioni a vario titolo interessate), le iniziative più idonee per affrontarle e risolverle.

L’ordine del giorno, proposto fra gli altri della compagna Maria Rita Manfroni, presidente del gruppo consiliare di Rifondazione Comunista, prendeva spunto dalla denuncia che agli inizi dello scorso anno era stata formulata dal Segretario generale umbro della Cgil, Manlio Mariotti, riguardo all’escalation dei contratti atipici, precari, che si era registrata fra il 2000 e i 2004 nella nostra regione, tanto da interessare ormai circa 400mila lavoratori, giovani e donne soprattutto, ovvero le fasce più deboli del mercato che rappresentano all’incirca l’80% del totale.

Un fenomeno che ha quindi assunto proporzioni allarmanti, il che deva spingerci tutti ad una riflessione sul come arginarlo, tanto più che, come lo stesso Mariotti faceva presente, uno dei settori che ne sono stati maggiormente interessati è quello della pubblica amministrazione, ironia della sorte proprio il comparto che l’immaginario degli italiani identifica come paradiso del posto fisso.

La realtà è invece ben diversa, tanto che il precariato nel pubblico impiego si collocherebbe ormai attorno al 40% del dato complessivo umbro, apportando questo comparto un robusto contributo ad un fenomeno estremamente negativo che per la parte restante è alimentato dalla situazione di difficoltà economica e di perdita delle competitività del nostro sistema produttivo che sovente ha trovato comodo ricorrere alle scappatoie offerte delle nuove normative che sono intervenute per regolamentare il mercato del lavoro, finendo spesso per abusarne.

Restando al comparto pubblico, ivi compresa l’Amministrazione comunale perugina, va considerato che queste difficoltà sono state obiettivamente accresciute dai vincoli di spesa imposti agli Enti locali con il patto di stabilità che ha spinto molti di loro a ricercare forme di gestione più “economiche”, oltre che ha colmare per queste strade i vuoti di organico che si andavano creando mettendo in forse la continuazione di servizi fondamentali. Ma in taluni casi pare sia prevalsa su ogni considerazione di carattere sociale, tanto nella dirigenza che in parte anche nel ruolo politico, una immotivata “tendenza di impresa”, assolutamente da contrastare, che ha spinto a trasformare il lavoro certo e a tempo indeterminato nelle forme le più diverse di lavoro tipico ed incerto (esternalizzazione dei servizi, contratti di prestazione professionale, consulenze, ecc.).

L’ordine del giorno al quale abbiamo fatto riferimento e del quale si sollecita una verifica dello stato di attuazione, si proponeva non solo di delineare un quadro preciso della situazione in atto, ma anche di verificare la natura dei rapporti di lavoro atipici che sono stati attivati nell’ambito dell’Amministrazione comunale di Perugia, per imboccare con decisione una strada, come già in altre parti si è fatto e si sta facendo, che porti nel tempo più breve possibile alla stabilizzazione almeno in parte degli stessi, intanto assicurando comunque agli interessati il godimento delle tutele minime (maternità, sicurezza, riposo, accesso al credito) e dei diritti (sciopero, assemblea, ecc.) previsti per tutti gli altri lavoratori.

Noi riteniamo che una decisa azione in tal senso promossa del Comune capoluogo dell’Umbria possa fungere da stimolo affinché l’intero comparto pubblico regionale si ponga come obiettivo prioritario quello di aggredire le ragioni di fondo che generano la precarietà, garantendo sempre e comunque la dignità del lavoro. E’ un’esigenza imprescindibile alla quale abbiamo il dovere di dare risposta.

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