Primarie, si partecipa. A Napoli anche "troppo". Bene i candidati di sinistra
Frida Nacinovich
Romano Prodi non ha dubbi: «Ha vinto la democrazia». Di sicuro hanno partecipato in tanti alle primarie del centrosinistra. Anche in troppi, dicono da Napoli, dove il candidato vincitore, il bassoliniano Andrea Cozzolino, in un seggio ha preso addirittura più voti di quanti ne aveva presi l'intero Pd alle scorse elezioni. Questa volta San Gennaro non c'entra. Sembrano più delle prosaiche pratiche di voto di scambio. Offerta e domanda, come nella miglior tradizione del mercato nell'Italia berlusconiana. Comunque sia una macchia metodologica. Nel merito il voto partenopeo delle primarie fotografa un corpo a corpo interno al Pd. Evidentemente, il partito non è bello se non è litigarello. I numeri dicono anche che a Napoli hanno affollato i gazebo circa 45mila persone. Non successe nemmeno alle prime primarie, quelle del 2005 vinte da Romano Prodi. Un indiscutibile successo popolare. Il vincitore ufficioso è Cozzolino, delfino dell'antico leader democratico campano Antonio Bassolino. Per mille voti Cozzolino ha superato Umberto Ranieri, anche lui del Pd. Una sfida in famiglia. Terzo l'ex magistrato Libero Mancuso, candidato di Sel, della Federazione della sinistra e di una parte del mondo dell'associazionismo. Quarto l'assessore comunale democratico Nicola Oddati, un altro bassoliniano. Un risultato "sporcato" dalle polemiche sui brogli. Si parla di gravi anomalie, «personaggi estranei al Pd - denunciano due consiglieri regionali - che avrebbero portato a votare persone in cambio di soldi». Perché sullo sfondo delle primarie napoletane, ma neppure troppo, ci sono i rischi di speculazioni edilizie che sarebbero possibili se si derogasse al piano regolatore firmato da Vezio De Lucia. Di qui il sospetto che una parte della destra si sia mobilitata puntando su un cavallo ritenuto "più adeguato" al momento che la metropoli campana sta vivendo. Il responsabile enti locali di Rifondazione comunista, Raffaele Tecce, non nasconde di avere qualche perplessità sulla trasparenza del voto: «Bisogna sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, proprio per garantire ai cittadini che hanno partecipato alle primarie la piena sovranità». Ranieri e Mancuso chiedono di verificare il voto in alcuni sezioni e di annullare eventualmente i risultati. Ma Cozzolino nella notte ha già dato il via ai festeggiamenti. E di motivi per festeggiare, vista la vittoria in volata su quello che era il candidato più accreditato ne ha: 16358 preferenze, contro le 15123 di Ranieri. La sinistra di Mancuso ha ottenuto circa 7000 voti (16%), più del quarto candidato Oddati (12%). «Il risultato delle sinistre è più che dignitoso - osserva Tecce - Inutile girare intorno al problema però: la guerra interna al Pd ha determinato meccanismi clientelari. Un esempio per tutti, nel seggio di Miano, Cozzolino ha ottenuto più voti dell'intero Pd alle scorse elezioni. Per giustificare una tale affluenza dovrebbe aver votato un elettore ogni quaranta secondi». Insomma il seggio degli Speedy Gonzales. Il candidato della sinistra vince in tre aree della città: centro-storico, Vomero-Arenella, Chiaia-Posillipo. «Dove il voto è libero dal bisogno», osserva ancora Tecce con una punta di amarezza. L'ex senatore di Rifondazione non è per nulla convinto dalla vittoria del candidato di Bassolino. «Se Cozzolino ha il 37%, la somma dei voti degli altri candidati è il 63%». Bizzarria del confronto interno al gran partito democratico. Ma se nel capoluogo partenopeo la lotta è interna al Pd, la sfida di Bologna vede invece i democratici inseguiti dalla candidata delle sinistre. Amelia Frascaroli, dossettiana, volontaria Caritas, pedagogista. I votanti sono stati 28.336 - anche qui un boom - e i risultati finali hanno visto prevalere Virginio Merola con il 58,3%. Frascaroli ha invece ottenuto il 36%. Ex assessore della giunta Cofferati, Merola era il candidato su cui puntava il Pd appoggiato anche da Maurizio Cevenini, che si è ritirato per motivi di salute. Oltre a Merola e Frascaroli, in gara c'era anche Benedetto Zacchiroli.Nando Mainardi, segretario regionale di Rifondazione comunista evidenzia il primo dato che salta agli occhi, «la grande partecipazione, che ha smentito chi si aspettava un flop». E a sinistra come è andata? «Bene. Ottenere il 35% in una città come Bologna, dove il Pd ancorché ferito resta sempre il Pd, è un ottimo risultato. Soprattutto perché Frascaroli ha caratterizzato la sua intera campagna elettorale a sinistra. Si è apertamente schierata con gli operai della Fiom, ha parlato di scuola pubblica e testamento biologico». Ancora Mainardi: «Merola ha preso più o meno 16mila preferenze, ben meno dei voti del Pd, Frascaroli intorno alle 10mila, più della somma dei voti delle forze della sinistra che hanno appoggiato la sua candidatura». Poi Mainardi precisa: «Valuteremo il programma di Merola, non lo sosterremo a scatola chiusa». Su quest'ultimo punto Pd e Sel non sono naturalmente d'accordo. Ma oggi, all'indomani del voto, si valutano quelli che sono diventati i candidati ufficiali alla guida delle due città. Non è il momento di discutere sull'efficacia delle primarie e se ha vinto Bersani, Veltroni o Vendola.
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