martedì 24 giugno 2014

Umbria la seconda regione nel rapporto tasse/servizi. Bene ma si può fare di più


I dati pubblicati da quotidiano ‘Il Sole 24 ore’ di una ricerca del Centro Studi Sintesi, che ha come oggetto i miglior rapporto, a livello regionale, tasse/servizi, cioè di quanto si paga d’imposta e quanto si ottiene in servizi nelle singole regioni italiane, ci dice che la regione Marche è l’ideale del contribuente italiano, e al secondo posto c’è l’Umbria.

Un risultato molto lusinghiero per la nostra piccola regione, che assieme alle Marche, ci parla della particolarità positiva dell’Italia Mediana.

Gli indicatori presi in considerazione dalla ricerca sono: le infrastrutture, l’istruzione, la sanità, la sicurezza, l’ambiente e l’economia. In termini di qualità dei servizi l’Umbria si colloca all’ottavo posto tra le regioni e al decimo per livello di tassazione. Due parametri che in Umbria possono essere ancora migliorati attraverso ulteriori processi di semplificazione normativa, una diffusa digitalizzazione del rapporto cittadini/pubblica amministrazione e dell’economia, la riqualificazione e la razionalizzazione della spesa, ecc.

Processi di miglioramento dei servizi e di riduzione del livello delle imposte, che debbono essere posti al centro dell’agenda politica regionale, attraverso un nuovo sforzo progettuale del centrosinistra umbro ed una accelerazione dell’iniziativa amministrativa della Giunta regionale ad iniziare da un drastico abbattimento delle liste d’attesa in sanità.

In questa direzione di marcia, l’apporto de La Sinistra per Perugia non mancherà

 

La Sinistra Per Perugia

Mattioli – Sabbatini - Violini

mercoledì 22 giugno 2011

Altro che pedaggio: il Governo pensi ad aumentare le risorse per la sicurezza stradale e a salvare vite umane

La triste vicenda del pedaggio Perugia – Bettolle conferma lo stato confusionale in cui ormai versa la maggioranza di centro – destra che governa il Paese. L’esecutivo, infatti, in aula alla Camera accoglie una serie di ordini del giorno al decreto – sviluppo presentati da vari gruppi parlamentari, che escludono in parte o del tutto l'introduzione dei pedaggi sulle strade Anas, per essere poi smentito da un suo stesso componente, il vice – ministro Roberto Castelli.


Quella che sembra una vera e propria barzelletta è in realtà l’ennesima, ordinaria follia di un governo allo sbando che incapace di produrre proposte serie e concrete continua da una parte a tagliare i trasferimenti agli enti locali e dall’altra introduce nuovi balzelli per colpire le tasche degli italiani. Alla faccia del taglio delle tasse.

Al Governo ci permettiamo rivolgere una domanda: invece di introdurre i pedaggi e spremere i cittadini perché non mette in campo una proposta serie e le risorse necessarie a migliorare il livello di sicurezza delle strade italiane?

lo stato italiano spende in sicurezza stradale da 20 a 50 centesimi di euro per abitante, Francia e Inghilterra tra 25 e 30 euro. Diciamo pure che negli ultimi dieci anni qualcosa si è mosso ma non tanto da raggiungere gli obiettivi europei. Sarebbe ora che Berlusconi facesse qualcosa per il Paese, a cominciare dall’incremento di misure atte all’innalzamento della soglia della sicurezza nelle nostre strade, un impegno che contribuirebbe a salvare migliaia di vite oltre che la faccia di un governo allo sbando.



L’Assessore regionale

Stefano Vinti

Realtà contributiva: precisiamo il ruolo dei Comuni. La soglia dei 50.000 euro non è un dogma

L'Assessore Vinti esprime forte preoccupazione per i numeri allarmanti comparsi recentemente sulla stampa locale in merito alla regolarità contributiva delle imprese nel settore dell'edilizia privata.


I dati riportati sono sicuramente indice di un malessere del settore legato a molti fattori e traducono comportamenti dei soggetti che operano sul mercato che mettono sistematicamente a rischio la sicurezza e l'incolumità dei lavoratori e perciò, come tali, sono da eliminare.

L'Assessore precisa, tuttavia, che si tratta di dati che vanno precisati.

In particolare, i mass media locali di venerdì 17 giugno 2011, riportano che, a fronte di 7.834 richieste iniziali, per i soli lavori eseguiti per conto di privati, la Cassa Edile ha rilasciato 1.476 certificati di congruità della manodopera, che, in base alla L.R. n. 1/2004, servono per ottenere l'agibilità. Sembrerebbe quindi che nell'ultimo anno, 6.358 umbri abbiano fatto eseguire lavori su immobili senza la regolare certificazione. Ma non è così, perché gli uffici comunali, i certificati di agibilità li hanno rilasciati.

Tali dati lascerebbero intendere che la verifica sulla congruità dell’incidenza della manodopera deve essere espletata per tutti gli interventi edili. In realtà non è così. Ai sensi di quanto prevede l'attuale normativa regionale (art. 11 L.R. n. 1/2004), la verifica sulla congruità dell'incidenza della manodopera impiegata nel cantiere, va fatta solo al termine dei lavori e solo per i lavori privati il cui costo di costruzione, determinato ai sensi dell’articolo 25, superi l’importo di 50.000 euro o per le opere esentate da tale costo, ma comunque aventi superficie utile coperta superiore a 100 metri. L’articolo 11, peraltro, è oggetto di un confronto tra i diversi soggetti istituzionali e le parti sindacali. Confronto che tende a stringere le maglie ulteriormente, oppure ad abrogare il tetto dei 50.000 euro.

Per i lavori privati che stanno al di sotto della soglia di 50.000 euro, occorre comunque avere un durc regolare, ma, in tal caso, il durc si limita alla sola regolarità contributiva e non anche alla congruità dell'incidenza della manodopera. Per tali lavori, l'attuale testo della norma prevede che l'agibilità può essere rilasciata dal comune anche in presenza di durc irregolare e di ciò deve esserne data notizia agli uffici competenti.

L'Assessore ricorda inoltre che la Regione Umbria è da anni impegnata sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro e della regolarità contributiva e che, immediatamente dopo l’emanazione delle norme contenute nella citata L.R. n. 1/2004 e nel relativo regolamento di attuazione n. 2/2009, ha intrapreso una attività di informazione, controllo e monitoraggio. Da ultimo, l’attività di monitoraggio svolta presso gli Sportelli Unici dei comuni umbri, ai quali è stato richiesto di trasmettere i dati su eventuali violazioni accertate in materia.

Tale attività di monitoraggio e controllo deve comunque essere ulteriormente sviluppata e messa a punto perché sia maggiormente efficace.

Switch – off in Umbria previsto dal 7 novembre al 2 dicembre. Vinti: “Informazioni vaghe ed insufficienti”

Il 21 giugno, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, si è riunito il tavolo nazionale per il digitale terrestre. Al tavolo tecnico hanno partecipato i rappresentanti delle regioni, Umbria compresa, che ancora non sono passate al digitale terrestre.


Durante l’incontro i rappresentanti del ministero hanno illustrato la tempistica prevista per lo switch – off, calendarizzato nel periodo che va dal 7 novembre al 2 dicembre. In seguito verranno comunicate in maniera più dettagliata le date per le singole aree interessate. Il ministero ha assicurato la disponibilità a collaborare con le regioni e le amministrazioni locali per accompagnare tutti i soggetti coinvolti in questa fase delicata, soprattutto per quanto atterrà alle forme ed ai modi della comunicazione ai cittadini. Per l’assegnazione delle frequenze invece da luglio in poi sarà attivato il bando nazionale a cui parteciperanno le emittenti locali.

Ritenendo vaghe ed insufficienti le comunicazioni date dal ministero in merito allo switch – off e all’assegnazione delle frequenze in Umbria, la Giunta regionale, anche in considerazione dell’importanza di questo appuntamento, proseguirà con la massima intensità a vigilare su tutti i passaggi previsti e assicura l’impegno di tutte le risorse possibili per sostenere le emittenti locali e per dare maggior informazione e assistenza ai cittadini.

È evidente, infatti, che il passaggio al digitale terrestre rappresenta una occasione importante di sviluppo per tutti i territori nella misura in cui verranno tutelati i diritti dei cittadini – utenti e il pluralismo dell’informazione locale.



L’Assessore regionale

Stefano Vinti

Appalti: calano gli investimenti nazionali, tiene il sistema umbro

E’ stato approvato lunedì 20 giugno 2011 il rapporto annuale sugli appalti dei lavori, servizi e forniture realizzati in ambito regionale, aggiudicati nel 2010. Il rapporto, redatto dall’Osservatorio dei contratti pubblici della Regione Umbria, è distinto in due parti: una dedicata agli appalti dei lavori ed una dedicata agli appalti dei servizi e forniture.


Dall’analisi degli appalti dei lavori, sostiene l’assessore Vinti, emerge che nel 2010 i lavori appaltati, risultano complessivamente n.869, per un importo complessivo a base d’asta di €265.931.455,28. Il numero degli appalti rispetto all’anno precedente è diminuito di n.39 interventi (4,3%), l’importo totale posto a base d’asta per l’anno 2010 è diminuito complessivamente rispetto al 2009 di €24.684.389,46 (8,5%). L’analisi dei dati dimostra che il calo degli investimenti è dovuto alle stazioni appaltanti nazionali mentre gli investimenti delle stazioni appaltanti locali (comunali, provinciali e regionali) si sono mantenuti allo stesso livello dell’anno precedente

La categoria di opera pubblica su cui si è registrato il maggiore valore di investimento è quella “Acquedotti, fognature, gasdotti, pubblica illuminazione, impianti produzione energia elettrica, impianti di smaltimento e recupero rifiuti, depuratori, discariche”, per un totale di n.57 (24,46%) appalti e un importo complessivo di €91.735.151,46 pari al 47,83% del totale dell’investimento complessivo, gli investimenti in questa categoria di opere è aumentata rispetto al 2009 di €67.467.897,14 come importo, di n.27 come numero. Il forte incremento di questa categoria è dovuto principalmente alla realizzazione di impianti fotovoltaici per un importo di €20.128.123 e dall’appalto della Soc. TERNI ENA per il revamping dell'esistente centrale di recupero energetico - importo base d’asta €19.557.250.

La seconda categoria in ordine di importo risulta quella che attiene alle “Opere stradali , aeroportuali, percorsi meccanizzati, parcheggi, verde pubblico” con n.63 (27,04%) appalti per un importo di €28.535.951,40 pari al 14,88% del totale dell’investimento complessivo. Per questa categoria si è invece verificata una diminuzione nel numero di appalti (-18) e una diminuzione per quanto riguarda l’importo di €43.590.245,79 rispetto all’anno 2009.

La terza categoria risulta quella relativa agli interventi infrastrutturali “Edilizia scolastica, Universitaria, Musei, Biblioteche”, con n.33 (14,16%) ed un importo complessivo di €16.985.445,55 (8,86%). Anche in questa categoria si registra una diminuzione del numero di appalti (- n.3) e dell’importo complessivo (-€5.913.517,21) rispetto al 2009.

Sono analizzate le procedure di scelta del contraente.

La modalità di scelta più utilizzata per il numero di appalti aggiudicati risulta per la prima volta la Procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando n.107 (45,92%) per un importo base asta di €27.800.285,14 (17,97%) mentre la Procedura aperta è quella che registra il maggior importo €118.389.080,60 (76,53%). Il numero di gare per le quali è stata adottata questa procedura è di n.94 (40,34%).

Da rilevare il forte incremento nell’utilizzo di questa procedura negoziata, che dal 2008, in cui era stata adottata per n.33 (15,35%) appalti, nel 2009 è passata a n.78 appalti (32,5%), fino ad arrivare nel 2010 a n.94 appalti. Tutto questo è la conseguenza della possibilità di ricorrere all’affidamento secondo la procedura negoziata per lavori di importo fino a 500.000 euro stabilita dal dicembre 2008 con il correttivo del Codice dei Contratti.

E’ da registrare inoltre un aumento del valore dei ribassi che arrivano a punte del 58,126% ed un innalzamento delle medie complessive.

Il criterio per la scelta del contraente più utilizzato è sempre quello del prezzo più basso che risulta essere stato scelto per n.209 (89,7%) gare per un importo di €79.220.402,99 (51,21%) rispetto al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa scelto in n.24 (10,30%) casi per un importo di €75.483.886,80 (48,79%).

Il ribasso medio con cui sono state aggiudicate le gare di lavori che hanno utilizzato il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa è del 16,65% mentre i ribassi medi effettuati nelle gare al massimo ribasso vanno da un minimo del 20,27% ad un massimo del 43,70%.

Dall’analisi dei dati emerge che l’incidenza media dei costi della sicurezza rispetto all’importo base asta nel 2010 risulta del 6,58%.



Per quanto riguarda la provenienza delle imprese che si sono aggiudicate la gara nel 2010, le imprese umbre si sono aggiudicate n.159 (68,24%), di cui Perugia 116 e 43 Terni, appalti per un importo di €75.424.919,28 (48,75%). Mentre le imprese aggiudicatarie proveniente da altre regioni risultano n.74 (31,76%) per un importo totale base asta di €79.279.370,51 (51,25%).

Per quanto riguarda gli appalti dei servizi e forniture, emerge la netta preponderanza dei contratti appaltati da stazioni appaltanti di interesse regionale, provinciale e comunale rispetto ai contratti di interesse statale, e ciò sia guardando al numero dei contratti (contratti di interesse regionale: 84,80%), sia in relazione all’importo complessivo degli stessi (contratti di interesse regionale: 87,59%).

Il raffronto sinottico della situazione relativa agli anni 2008, 2009 e 2010, continua Vinti, evidenzia che gli appalti dei servizi e forniture sono sensibilmente calati nel 2010.



Contrariamente a quanto succede per gli appalti dei lavori, negli appalti dei servizi e forniture, emerge una prevalenza di procedure per l’affidamento di appalti dei servizi aggiudicati con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale - distinta per provincia e per regione - delle imprese aggiudicatarie degli appalti dei servizi e di forniture, che, per i servizi, vede una percentuale del 53,06% del numero dei contratti affidati ad operatori economici con sede in Umbria. Per quanto concerne, invece, gli appalti per la fornitura di beni, si assiste alla prevalenza del numero dei contratti affidati ad operatori economici con sede in Lombardia (38,37%), mentre le forniture affidate ad imprese umbre risultano pari al 18,60%.

Resta invariato l’investimento complessivo dei Comuni, delle Province e della Regione per opere pubbliche, mentre calano gli investimenti nazionali sull’Umbria. In questo quadro risultano essere positivi gli investimenti a salvaguardia, potenziamento e manutenzione delle reti idriche e per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Permane preoccupante la diffusione della modalità di assegnazione delle gare con il criterio del massimo ribasso che induce ad aggiudicare lavori a ribassi sempre più elevati che rischiano di mettere in discussione la qualità delle opere realizzate, e che comprimono sicuramente, le risorse destinate alla sicurezza del lavoro.

A fronte di questa situazione, conclude l’assessore Vinti, la Giunta Regionale ha provveduto ad approvare le “linee guida” per il calcolo dei costi e degli oneri della sicurezza e per la determinazione del costo presunto della manodopera nell’affidamento dei lavori pubblici, tese ad evitare che i costi per la sicurezza siano oggetto di ribasso.

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