lunedì 17 gennaio 2011

Sciopero 28 Fiom/ Vinti (Prc): "Unità di tutti i movimenti con i metalmeccanici"

I duemila e trecento No di Mirafiori segnano un punto importantissimo da cui bisogna ripartire per provare a ridare dignità al lavoro, per difendere i diritti dei lavoratori e le libertà sancite dalla Costituzione, per continuare la battaglia a tutela del contratto nazionale di lavoro. E per costruire una rappresentanza politica vera per quella parte del mondo operaio e del lavoro che in pesantissima solitudine sta difendendo il tessuto democratico nel nostro paese, contro l’arroganza dei padroni e del governo delle destre.
Fino ad oggi, da Pomigliano a Torino, è stata solo la Fiom – assieme anche ai sindacati di base – a tenere alta la testa dell’Italia che non si piega, quella del lavoro, dei metalmeccanici delle presse e del montaggio di Mirafiori, che con grandissima dignità non si sono piegati al ricatto vergognoso di Marchionne.
L’opposizione parlamentare ha dato pessima prova di sé: il Pd è riuscita a prendere qualsiasi posizione, tranne quella più naturale per una forza di centrosinistra, quella a favore degli operai e quindi per il no al referendum. Invece, il Partito democratico con Chiamparino e Fassino si è schierato con decisione al fianco di Marchionne, dei quadri e degli impiegati che hanno votato in massa sì e ha voltato le spalle ai lavoratori del montaggio, alle forze vive e produttive della Fiat e di Torino. È un forte elemento di chiarificazione. L’Italia dei valori non è riuscita a dare un appoggio convinto al no, ma non si è nemmeno sperticata per il sì come gran parte del Pd. Con gli operai e con la Fiom è stata “senza se e senza ma” la sinistra: SeL, Rifondazione comunista, la Federazione della Sinistra e altre formazioni minori.
Da questa unità intorno ai temi del lavoro si può partire per rimettere intorno ad un tavolo la sinistra e per sostenere la battaglia dei lavoratori, della Fiom e del sindacalismo di base per la difesa del contratto nazionale di lavoro, per una rappresentanza democratica nei luoghi di lavoro per i diritti dei lavoratori. Il risultato del No a Pomigliano e la ancora più netta affermazione del No a Mirafiori, dove Marchionne vince solo con il voto degli impiegati e dei quadri, ci dicono che non sarà facile per il managment delle imprese e per Confindustria raggiungere l’obiettivo dello smantellamento del contratto collettivo nazionale di lavoro, oltre che è ormai cresciuta la consapevolezza tra i lavoratori che in nome della competitività presunta non si possono cedere ulteriormente diritti fondamentali. Non sarà facile neppure per Marchionne applicare il contratto di Mirafiori senza il consenso degli operai che stanno alle linee di montaggio e senza tenere in considerazione le posizioni dell’unico sindacato che ha dimostrato di essere veramente rappresentativo dei lavoratori, quella Fiom che secondo l’accordo non avrà propri rappresentanti nell’azienda.
L’arroganza dei padroni e del governo delle destre ha subito, dunque, un primo e parziale scacco, Adesso la sinistra tutta, e anche tutta la Cgil, devono appoggiare la lotta della Fiom. Il 28 gennaio sarà un banco di prova decisivo. Anche in Umbria occorre che un tavolo unitario delle sinistre, attorno al quale si siedano Rifondazione, SeL, Pdci, Federazione della Sinistra, Idv e Sinistra critica, si adoperi per la riuscita dello sciopero e delle manifestazioni nella regione. Bisogna incalzare la Cgil perché proclami lo sciopero generale ed è necessario che la lotta dei lavoratori metalmeccanici si incroci con la sacrosanta mobilitazione degli studenti e dei ricercatori precari contro la riforma Gelmini della scuola e dell’università.
Il 28 gennaio deve essere contrassegnato dall’unità di tutti i movimenti che in questi mesi si sono mobilitati contro le politiche liberiste. Per questo Rifondazione ritiene necessaria favorire la partecipazione del popolo che sostiene il referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua e il rifiuto del ritorno al nucleare.
Stefano Vinti, segretario regionale Prc Umbria

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