“Augustus, il romanzo dell’Imperatore”, di John E. Williams, edito da Castelvecchi
Williams ha scritto questo romanzo storico unicamente attraverso la sequenza di lettere o “lettere – diario” dei grandi protagonisti di quella fase storica.
Il libro inizia con una lettera di Giulio Cesare ad Attia (45 a.c.), e termina con una di Filippo di Atene a Lucio Anneo Seneca (55 d.c.).
“Sono Marco Vipsanio Agrippa, tribuno del popolo e console in Senato, soldato e generale dell’Impero di Roma e amico di Gaio Ottaviano Cesare, ora Augusto. Scrivo queste memorie nel cinquantesimo anno della mia vita, affinché i posteri possano ricordare i tempi nei quali Ottaviano scoprì Roma sanguinante tra le mascelle delle fazioni (…..)”.
Augusto Ottaviano, 63 a.c. – 14d.c., imperatore dal 27°.c. al 14 d.c. .
Gaio Ottavio divenne Gaio Giulio Cesare Ottaviano come erede legale e politico di Giulio Cesare, “divi filius”.
Abile nel proseguire la finzione repubblicana svuotando alla stesso tempo il sistema di ogni contenuto reale ed affettivo, si fa nominare, senza cenarsi del CORUS Honorem in uso, console a poco più di vent’anni, tribuno della plebe a quaranta, pontefice massimo e censore a cinquantuno. Grazie all’accumulo delle cariche diventa sovrano assoluto di un’immensa monarchia che riesce a rendere ereditaria. In campo militare non fu un grande generale, fu uno stratega eccessivamente ottimista, prevale ad Azio su Marco Antonio per merito di Agrippa e amplia i confini romani servendosi di Tiberio. Infine, malgrado la sua sia stata un’epoca di progressivo dissesto finanziario, di conflitti all’interno della classe senatoria a di sollevazioni polari nelle regioni al confine, riesce a sfruttare le capacità organizzative e propagandistiche di Mecenate e le doti poetiche di Virgilio, Orazio e Ovidio per tramandare ai posteri il mito della Pax Augusta e un’immagine di sé idealizzata.
Augusto nella guerra contro Marco Antonio, nel 40-41 a.c. assediò per oltre sei mesi Perugia, la espugnò e la incendiò non prima di aver ucciso 300 tra senatori e cavalieri perugini che avevano sostenuto le ragioni delle legioni del suo avversario.
A cura di Stefano Vinti
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