Pomigliano non si piega e domani con lo sciopero generale il lavoro farà sentire la sua voce
I lavoratori di Pomigliano non si sono piegati al ricatto di Marchionne e hanno dato una lezione di democrazia a tutto il Paese, lanciando un segnale di dignità eccezionale, perché hanno affermato che non ci può essere lavoro senza diritti.
La Fiat in cambio di nuovi investimenti voleva dettare condizioni di maggiore sfruttamento per i lavoratori in deroga alle norme, alle leggi e ai contratti. E ha chiesto agli operai di scegliere se prendere il lavoro con le nuove condizioni peggiori, oppure subire un ridimensionamento perché le produzioni sarebbero andate in Polonia.
Ebbene il tanto atteso (da Marchionne e dal ministro Sacconi) plebiscito non c’è stato e i lavoratori hanno manifestato una vera espressione di autonomia operaia dal padrone, dal governo, dagli organi di informazione e dall’ideologia dominante, secondo cui alla globalizzazione neoliberista non esistono alternative e l’unica soluzione è ingoiare una riduzione dei diritti e un peggioramento delle condizioni di lavoro.
Il voto di Pomigliano è tanto più importante perché tutta Confindustria, il governo Berlusconi e i poteri forti del Paese guardavano con attenzione al tentativo della Fiat di cambiare le relazioni industriali e sancire con l’autoritarismo padronale che i precetti della Costituzione si possono sacrificare sull’altare del mercato.
Il tentativo vero, infatti, è quello di scaricare i costi della crisi sulle spalle dei lavoratori, dei precari e dei pensionati, ma anche di cambiare radicalmente le condizioni di lavoro e il quadro normativo e costituzionale della Repubblica.
Grazie alla resistenza della Fiom e alla lotta dei lavoratori di Pomigliano questo disegno regressivo subisce una prima battuta d’arresto. L’appuntamento dello sciopero generale di domani può allargare la lotta contro la manovra del governo, l’iniquità dei tagli agli enti locali e alle Regioni, l’attacco al pubblico impiego, l’obiettivo del governo di cancellare l’art. 18 e di mettere nel cassetto la contrattazione collettiva. Dallo sciopero generale e dalla dignità degli operai di Pomigliano può nascere una stagione nuova per i diritti del lavoro e la sinistra deve sostenere con forza e con le proprie strutture il processo di apertura di un nuovo ciclo di lotte sociali, perché la globalizzazione neoliberista e la sua crisi non siano lo strumento per cancellare le conquiste del modello sociale europeo e per mettere nel cassetto l’impianto lavoristico e solidaristico della nostra Costituzione.
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