POVERTA’: PERCENTUALI INVARIATE IN ITALIA E IN UMBRIA
POVERTA’: PERCENTUALI INVARIATE IN ITALIA E IN UMBRIA, MA QUALCHE COSA SI MUOVE. L’URGENZA DEL FONDO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA. PIL: NEL 2005 L’UMBRIA E’ CRESCIUTA BEN OLTRE LA MEDIA NAZIONALE
Guardando in maniera superficiale il rapporto dell’Istat sulla povertà relativa in Italia nel 2006, si ricava l’impressione che nulla è mutato rispetto al 2005: il tasso di indigenza delle famiglie è rimasto fermo all’11,1 e la stessa cosa vale per l’Umbria che rimane ancorata al suo 7,3%. Se però si va a scavare in maniera più approfondita in queste cifre, allora si scoprono fondamentali e sorprendenti diversità di comportamento fra le regioni italiane.
Intanto c’è da osservare che per la prima volta dopo molti anni pare essersi avviata un’inversione di tendenza fra il Centro-Nord, dove la povertà si è accentuata, ed il Mezzogiorno dove, al contrario, è consistentemente diminuita. E la notizia non è da poco.
Infatti, mentre la media del Nord è salita in un anno dal 4,5 al 5,2 per cento e quella del Centro dal 6 al 6,9 per cento, nel Mezzogiorno si è scesi dal 24 al 22,6 per cento. Ma le novità non terminano qui perché in questo quadro poco incoraggiante per l’area maggiormente sviluppata del Paese, l’Umbria si segnala fra le regioni che se la sono cavata meno peggio visto che solo il Piemonte (sceso dal 7,1 al 6,4 per cento) ha chiuso con un saldo attivo ed immediatamente dopo viene la nostra regione con il suo perfetto pareggio. In tutte le altre –dove più dove meno- l’indice di povertà delle famiglie è cresciuto: Valle d’Aosta +1,7%, Lombardia +1%, Trentino Alto Adige +1,1%, Veneto +0,5%, Friuli-Venezia Giulia +1%, Liguria +0,9%, Emilia-Romagna +1,7%, Toscana +2,2%, Marche +0,5%, Lazio +0,8%. In virtù di ciò si è fortemente ridotta la distanza prima esistente fra la nostra media regionale e quella dell’Italia Centrale.
Rispetto al quadro complessivo nazionale, quindi, pur confermandosi la necessità di compiere tutti gli sforzi necessari per ridurre quanto prima, e possibilmente azzerare, il triste fenomeno della povertà che attanaglia in Umbria oltre ventimila nostri corregionali, in maggior parte anziani (e ciò spiega la nostra adesione alla giornata di mobilitazione dei pensionati e delle pensionate di Cgil-Cisl-Uil del 26 ottobre, per chiedere l’immediata costituzione del “Fondo integrativo regionale per la non autosufficienza”), ci deve incoraggiare il fatto che, in una situazione di particolare difficoltà per il Paese, che sotto il governo delle destre ha segnato nel 2005 una crescita assai prossima allo zero, la nostra regione ha comunque retto meglio delle altre.
Illuminanti a tale riguardo i dati, forniti sempre ieri e sempre dall’Istat, relativi ai conti economici delle regioni Italiane dai quali risulta che fra le diverse aree geografiche del nostro Paese quella Nord-Est (con un +1%) è l’unica che era cresciuta dal punto di vista del Pil prodotto nel corso del 2005, l’ultimo anno ricadente interamente nell’era Berlusconi. Sorprendentemente, però, anche l’Umbria si è segnalata fra le regioni più attive, con un incremento del Pil dello 0, 7%, considerevolmente superiore alla media del Centro Italia che si era arrestata al +0,1%, identico valore di quello nazionale. Incremento maggiore anche a quello delle Marche (+0,5%), mentre la Toscana ed il Lazio hanno segnato un -0,1%.
Ora, se consideriamo che le regioni del Nord-Est, che pure potevano contare su un andamento favorevole del Pil, hanno chiuso l’anno successivo, il 2006, con gli incrementi di povertà che abbiamo visti, mentre l’Umbria ha frenato la sua discesa al riguardo, allora questo nostro modesto exploit acquista un valore maggiore poiché segnala, se non altro, che da noi la poca maggiore ricchezza prodotta si è più equamente distribuita.
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