venerdì 14 settembre 2007

NON LO DICE SOLO MOORE, MA E’ DALLE CIFRE CHE EMERGE IL FALLIMENTO DEL MODELLO SANITARIO USA

NON LO DICE SOLO MOORE, MA E’ DALLE CIFRE CHE EMERGE IL FALLIMENTO DEL MODELLO SANITARIO USA, MENTRE QUELLO ITALIANO E’ IL MENO ONEROSO ED IL PIU’ EFFICIENTE NEL G7. IL NUOVO PIANO SANITARIO UMBRO TENGA QUINDI CONTO DELLA NECESSITA’ DI MANTENERNE IL CARATTERE PUBBLICO

Un maschio americano vive mediamente 75 anni e 4 mesi, vale a dire 4 anni meno di un giapponese; 3 anni meno di un italiano; 2 anni meno rispetto alla media dei paesi del G7. Una donna americana vive invece mediamente 80 anni e 6 mesi, ovvero 6 anni in meno di una giapponese; 4 anni meno di un’italiana; 3 anni in meno della media dei paesi del G7. Ciò fa sì che la vita media dei cittadini Usa sia in assoluto la più bassa di tutta l’area G7, malgrado possano beneficiare di una ricerca scientifica che è di gran lunga la migliore al mondo in campo biomedico e quindi della possibilità di accedere prima di ogni altro al mondo alle cure migliori ed alle tecniche più avanzate. Malgrado questo, nelle più recenti classifiche dell’Organizzazione mondiale di sanità, che ha misurato l’efficienza dei vari sistemi sanitari, gli Usa si ritrovano solo al 37° posto, mentre la tanto bistrattata Italia, per la quale si dà giustamente risalto agli sporadici casi di cattiva sanità che ogni tanto si verificano, trascurando le non poche punte di eccellenza che riesce a raggiungere, è in cima alla lista, assieme alla Francia.

Dunque non è solo Michael Moore a dirci, con il suo film-inchiesta, che sono molte le cose che non funzionano nel sistema sanitario statunitense e questo dovrebbero già bastare per tagliare le gambe a quanti ci riempiono continuamente la testa con la necessità di abbracciare anche noi quel modello, abbandonando il concetto di sistema sanitario pubblico che da sempre caratterizza la vecchia Europa che ha preferito mettere al centro del suo interesse il diritto alla salute per tutti i cittadini. In alternativa ci indicano un sistema che si basa essenzialmente sulle polizze assicurative che dovrebbero coprire l’intera spesa sanitaria di chi può permettersi di pagarle, lasciando fuori gli altri (negli Usa sono circa 50 milioni di cittadini, pari al 17% del totale, che, non potendo mettere le mani in tasca per curarsi perché le hanno costantemente vuote, evitano di farlo).

Ma, ci obietteranno i neoliberisti di casa nostra - che considerano una sciagura qualsiasi presenza pubblica nel contesto sociale -, il nostro sistema sanitario è diventato così costoso che non possiamo più permettercelo, quindi non ci resta altra strada da seguire. Solo che anche questa tesi non regge alla prova dei fatti, perché, pur se estremamente privatizzato, il sistema sanitario statunitense è assai più oneroso degli altri, impegnando ogni anno il 15,4% della ricchezza prodotta, contro il 10,6% della Germania, il 10,5% della Francia, il 9,8% del Canada, l’8,7% dell’Italia, l’8,1% del Regno Unito e il 7,8% del Giappone. Per il singolo cittadino ciò vuol dire che alla spesa pro-capite di 6.096 dollari di un americano, si contrappongono i 3.171 dollari di un tedesco, i 2.414 di un italiano e i 2.293 di un Giapponese. E passando ai contribuenti le cose non cambiano di molto perché l’onere pro-capite annuo per gli americani è in questo caso di 2.725 dollari, contro i 2.440 dei tedeschi, i 2.382 dei francesi, i 2.215 dei canadesi, i 2.209 degli abitanti del Regno Unito e i 1.864 dei giapponesi. Per quanto ci riguarda, i contribuenti italiani, con un onere pro-capite di 1.812 dollari, sono quelli che nel G7 spendono di meno.

E per chi non fosse ancora convinto di quanto sosteniamo, possiamo citare altri dati ugualmente impressionanti e del tutto inattesi: ad esempio, gli americani sono ancora in testa nel G7 per mortalità dovuta a malattie non comunicabili (460 casi per ogni 100mila abitanti, contro una media di 398) e penultimi per morti da incidenti (47 ogni 100mila abitanti, contro una media di 36); e sono di nuovo primi per incidenza del contagio da Aids fra persone adulte (508 casi ogni 100mila abitanti, contro una media al di sotto di 230). Né va meglio per loro dal punto di vista delle strutture, considerato che anche per posti letto in ospedale fanno una bruttissima figura nel G7: 33 ogni 1.000 abitanti, contro i 40 dell’Italia, i 75 della Francia, gli 84 della Germania e i 129 del Giappone.

In sostanza, se tutte queste cifre hanno un senso, vuol dire che dalla privatizzazione del nostro sistema sanitario i soli a guadagnarci sarebbero - come negli Usa - le assicurazioni e gli imprenditori che si ripromettono di fare affari sulla nostra pelle. Non certo i cittadini, in specie quelli più poveri. Dunque, nella formazione del nuovo piano sanitario umbro tutto questo dovrà essere tenuto ben presente ed ogni ipotesi di ristrutturazione e di ammodernamento che verrà formulata dovrà conseguentemente tenere in assoluto conto la necessità di mantenere pienamente il carattere pubblico del nostro sistema.

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