venerdì 7 settembre 2007

CONTINUA A CRESCERE L’OCCUPAZIONE IN UMBRIA. PERMANE IL PROBLEMA DEL LAVORO PRECARIO

CONTINUA A CRESCERE L’OCCUPAZIONE IN UMBRIA. PERMANE IL PROBLEMA DEL LAVORO PRECARIO

Ancora buone notizie per l’Umbria sul fronte dell’occupazione. Ci vengono dalla rilevazione Istat relativa al primo trimestre di quest’anno che ha segnato un incremento occupazionale di 6mila unità rispetto allo stesso periodo del 2006, passando da quota 350mila a quota 356mila. Nello stesso arco di tempo è cresciuta anche la forza lavoro regionale: era di 370mila unità nel primo semestre 2006, è salita a 374mila nel primo semestre di quest’anno.

Coma si vede si è trattato però di una crescita inferiore a quella occupazionale ed anche questo ha contribuito a ridurre il numero delle persone in cerca si occupazione dalle 21mila unità del primo trimestre 2006 alle 18mila del primo trimestre 2007.

L’Umbria ha comunque seguito l’andamento generale del Paese che segna ugualmente una riduzione significativa delle persone in cerca di occupazione che da 1milione e 875mila sono scese a 1milione e 556mila unità, ma con una differenza di fondo relativa alla forza lavoro che, contrariamente a quanto è successo in Umbria, a livello nazionale si è ridotta di 218.000 unità, scendendo dai 24.622.000 del primo trimestre 2006 ai 24.402.000 del primo trimestre 2007.

Anche a livello nazionale si è ridotto il numero delle persone in cerca di occupazione che sono scese da 1.875.000 a 1.556.000 unità.

Oltremodo significativi anche i tassi inerenti alla disoccupazione che in un anno è calata in Umbria dal 5,67% al 4,81%, restando sempre al di sotto delle medie del Centro Italia (dal 6,45% del 2006 si è passati al 5,51% del 2007), ancor più di quelle nazionali (7,61% e 6,4%) e sempre più prossimi a quelle del Nord Italia (4,13% e 3,76%).

Al di là di ogni considerazione sulla qualità del lavoro, atteso che dalle rilevazioni Istat non è possibile ricavare quanto incida il precariato sull’occupazione complessiva, resta il fatto che il sistema produttivo umbro si segnala in questo momento fra i più dinamici a livello nazionale, il che ripaga l’impegno profuso anche dalle istituzioni locali per aiutare la ripresa e che va continuato per consolidarne la portata.

Inoltre, anche se non si hanno dati specifici riguardanti l’Umbria relativamente ai diversi settori di attività economica, dal quadro fornitoci dall’Istat per il Centro Italia, che segnala una contenuta contrazione dell’occupazione nell’industria (-0,9%) ed una perdita di occupazione ben più elevata in agricoltura (-9,9%), si desume che il saldo occupazionale complessivamente positivo (+1,7%) lo si debba essenzialmente al settore dei servizi (+3,2%), fenomeno, questo, che si è indubbiamente ripetuto anche nella nostra regione.

Ciò corrisponderebbe, del resto, con le conclusioni dell’indagine congiunturale di Confindustria Umbria per il secondo trimestre di quest’anno che, pur fra molteplici segnali positivi che inducono ad un cauto ottimismo (ad esempio la diminuzione delle imprese in difficoltà, scese al 6,2% rispetto al 7,1% di un anno fa, e l’espansione oltre il 2,5% dei livelli di produzione segnalata da un quarto delle aziende intervistate), rileva anche una sostanziale stabilità dei livelli occupazionali nel settore, legati in particolare alle difficoltà che continuano ad incontrare le imprese più piccole.

Alla crescita occupazionale umbra non corrisponde, però, né un aumento dei livelli salariali (che restano i più bassi delle regioni del centro-nord), né le assunzioni a tempo indeterminato (continuando perciò i contratti a tempo determinato ad essere i più utilizzati nel mercato del lavoro umbro), mantenendo allarmante il livello di precarietà del lavoro.

Rifondazione Comunista attende pertanto con grande attenzione la proposta di legge della Giunta regionale che tende alla stabilizzazione dei lavoratori dell’ente, così come previsto dall’ultima legge finanziaria.

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