venerdì 11 maggio 2007

OCCUPAZIONE FEMMINILE UMBRA

L’OCCUPAZIONE FEMMINILE UMBRA E’ IN LINEA CON I PARAMETRI DI LISBONA

Nel rilevare positivamente il trend occupazionale dell’Umbria, che continua a segnare valori assai positivi (il 2006 si è chiuso con un +2,2%, un dato in linea con quello delle regioni del Nord e ben superiore al +0,5% del Centro e superiore anche al +1,5% nazionale), a nostro parere non è stato assegnato il rilievo che merita al fatto che questo exploit lo dobbiamo interamente al comparto femminile: infatti, se gli occupato totali in Umbria sono passati dai 358.000 di fine 2005 ai 365.000 di fine 2006 (il massimo livello sin qui segnato per la nostra regione), con un saldo positivo, quindi, di 7.000 unità, questo risultato lo otteniamo sottraendo alle 8.000 umbre in più che sono entrate in quei 12 mesi nel mercato del lavoro, la perdita di 1.000 occupati circa che è stata invece segnata dai lavoratori uomini.

Le donne umbre che lavoravano al 1 gennaio scorso erano, per la precisione, 158.000 ed anche questo dato rappresenta un record storico per la nostra regione.
Pure in ciò l’Umbria si pone al passo con le regioni settentrionali del nostro Paese, avvicinandole anche per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile che da noi è passato dal precedente 53,6% all’attuale 56,4%, solo uno 0,5% in meno della media del Nord Italia, assai superiore, invece, rispetto al 51,2% del Centro, per non parlare del vergognoso 46,3% nazionale che colloca l’Italia ai livelli più bassi in Europa.

Per valutare ancora più compiutamente il valore di questo dato, basti considerare che l’Agenda di Lisbona fissa per il 2010 il raggiungimento del 60% di occupazione femminile: come si vede una meta che è certamente alla nostra portata; assai meno per il Paese che ben difficilmente riuscirà a centrarla se nei prossimi tre anni non si riuscirà a spezzare i modelli sociali, culturali ed economici che ritardano il lavoro delle donne in specie nelle regioni del nostro Meridione.

Tornando a noi, non possiamo non considerare come anche questo parametro, dopo le recenti valutazioni della camera di Commercio di Perugia sulla possibile crescita record del Pil regionale nel 2007 (+2,2%, superiore al 2% stimato razionalmente, alla pari con quello lombardo), indichi la nostra capacità di agganciarci al treno di uno sviluppo nazionale che il governo dell’Unione è miracolosamente riuscito a riavviare nell’arco di appena 12 mesi e che oggi ci viene unanimemente riconosciuto a livello internazionale, ridando fiato ad un Paese che, allo scadere del mandato del cavaliere, aveva conosciuto, unico in Europa, l’onta delle crescita zero.

Una ripresa che spazza via le facili ed astiose ironie della cosiddetta Casa delle libertà sul dibattito apertosi nella coalizione di centro sinistra in merito alla destinazione del “tesoretto” che si è creato grazie all’extragettito fiscale. Questo perché intanto questo dibattito è reso possibile dal fatto che tali risorse aggiuntive sono reali e, quello che più conta, sono a disposizione del Paese, cosa che il governo di centro destra non è riuscito mai a fare.

E poi perché sono frutto, oltre che della ripresa della economia della quale abbiamo parlato e che ha determinato un maggiore valore delle nostre produzioni, anche di un rinnovato impegno sul fronte della lotta all’evasione fiscale (raddoppiati i controlli in un anno, con il 95% di questi che ha colpito nel segno) che ha spinto a mettersi in regola una parte significativa di quanti, confidando sulla berlusconiana politica dei condoni, si erano abituati a farla franca.

Infine, per dirla tutta, è certo che se anche il governo di centro destra fosse riuscito in qualche modo a mettere da parte un gruzzolo analogo, anche queste risorse avrebbero inesorabilmente imboccato la strada che non porta verso i ceti sociali più deboli, come dimostra la disparità crescente che nel corso del quinquennio passato ha sempre di più diviso i redditi bassi da quelli alti.

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