mercoledì 4 aprile 2007

MAGGIORE PARTECIPAZIONE DELL’ITALIA ALLA SPARTIZIONE DEI FONDI EUROPEI PER LA RICERCA, L’INNOVAZIONE E L’ENERGIA, MA IL PIANO UMBRO NON E’ ANCORA GIUNTO A BRUXELLES. UN RITARDO CHE VA RECUPERATO

Una notizia buona ed un’altra un po’ meno ci vengono dal fronte della ricerca, dell’innovazione e dell’energia: quella buona è che, in tempi di magra per quanto riguarda le risorse da dedicare a settori così importanti per lo sviluppo, pare che l’Italia si sia finalmente svegliata dal lungo letargo nella quale era precipitata, decidendosi a partecipare con maggior vigore alla gara per la spartizione dei fondi strutturali europei destinati al rilancio delle economie regionali. Per troppi anni abbiamo pagato un forte ritardo nei confronti di nostri partner continentali che, come la Spagna e l’Irlanda ad esempio, hanno approfittato assai bene di tali opportunità per rafforzare le loro economie e colmare i forti ritardi che scontavano in un passato anche recente. Quest’anno sono disponibili qualcosa come 28,8 miliardi di euro, una somma di tutto rispetto ed al primo aprile scorso erano già arrivati a Bruxelles, dall’Italia, come ha sottolineato positivamente Danuta Hubner, commissaria europea alle politiche regionali, 8 dei 28 programmi attesi, con un incremento del 40% dei fondi richiesti per la ricerca e l’innovazione, del 166% addirittura per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica e del 39% per l’educazione e la formazione. In netta controtendenza, invece (-30%), segno anche questo di un profondo mutamento di indirizzo che va salutato positivamente, la domanda di fondi da investire per le infrastrutture e il cemento.
Tutto bene, dunque? Niente affatto, per lo meno per quanto ci riguarda più direttamente, perché –e qui arriviamo alla notizia un po’ meno buona- stando alle dichiarazioni rilasciate dalla signora Hubner, l’Umbria non figurava fra le regioni italiane che avevano avanzato le loro proposte: lla Val d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Veneto, la Provincia autonoma di Bolzano e la Sicilia ed a queste si è aggiunto anche il piano nazionale per l’istruzione, mentre quello della nostra Regione non risultava ancora arrivato a destinazione. Oddio, tempo a disposizione per provvedere ce n’è ancora, ma ugualmente questa nostra “latitanza” ci preoccupa un tantino: l’essere accomunati in questo “ritardo”, che ci auguriamo solo momentaneo, alle regioni del meridione (con la lodevole eccezione della Sicilia), non depone certo a nostro favore, per cui sollecitiamo chi di dovere affinché si provveda quanto prima a colmare tale lacuna. Sarebbe assai grave se l’Umbria, che già stenta a mantenere la scia delle regioni italiane più dinamiche, pagasse il pegno di una qualche trascuratezza.
Attendiamo perciò buone notizie al riguardo, augurandoci nel contempo che le proposte dell’Umbria assumano un carattere di qualità pari, se non addirittura superiore, a quelle presentate dalle regioni italiane che abbiamo sopra ricordate; questo per uscire vincenti dal confronto anche con le altre regioni europee che al pari di noi ambiscono ad accaparrare la maggiore quantità possibile di queste risorse, avendo ben presente che, con l’allargamento dell’Unione a nuovi partner continentali, la concorrenza si è fatta ancora più agguerrita.

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