AUMENTO DELLE PENSIONI PIU BASSE E ATTENZIONE AI GIOVANI: QUESTO LIMPEGNO ESPRESSO NEI 12 PUNTI DI PRODI DOVE NON SI PARLA DI TAGLIO DEI COEFFICIENTI. LE INTERESSATE BUGIE SULLO STATO DEL SISTEMA PREVIDENZIALE ITALIANO
"Riordino del sistema previdenziale con grande attenzione alle compatibilità finanziarie e privilegiando le pensioni basse e i giovani. Con l'impegno a reperire una quota delle risorse necessarie attraverso una razionalizzazione della spesa che passa attraverso anche l'unificazione degli enti previdenziali".
Questa la frase secca e senza possibilità di equivoci, contenuta nei 12 punti proposti da Prodi per il rilancio dellazione di governo, dedicata alla grande questione delle pensioni.
Come si vede non cè in quellespressione alcun accenno, neanche minimo, alla necessità di rivedere i coefficienti così da diminuire gli assegni pensionistici, come pure di allungare la vita lavorativa; cè, anzi, chiaramente espresso, un impegno che marcia in tuttaltra direzione: quello di una revisione al rialzo degli assegni più bassi e di un particolare occhio di riguardo verso i giovani che sono appena entrati nel mondo del lavoro e che, per effetto della precarizzazione selvaggia che è stata favorita anche dal governo Berlusconi, rischiano, al termine di una vita caratterizzata dagli stenti e che non sarà breve, di trascorrere una vecchiaia ancor più martoriata.
E non cè neppure in quel documento, che si pone pertanto in una linea di stretta coerenza con il programma votato dal popolo dellUnione, il minimo accenno al fatto che questo riordino del sistema debba avvenire a danno di chi ha lavorato tutta una vita, perché vi si spiega- le risorse necessarie per realizzare questo obiettivo si possono ottenere anche razionalizzando il sistema, rendendolo più efficiente.
Nonostante tanta chiarezza continuano ad imperversare le interessate interpretazioni, in senso iperliberistico, di chi si ostina in perfetta malafede, tanto a livello nazionale che a livello internazionale, a sollecitare drastici provvedimenti che sarebbero necessari ed urgenti per rimettere in sesto i malandati conti della previdenza italiana.
Ostinazione che si sposa con una buona dose di malafede perché, come abbiamo altre volte documentato, i bilanci degli enti pensionistici italiani sono più che a posto, e particolarmente in salute sono quelli dellInps visto che, nonostante le passività accumulate dalle gestioni speciali come quelle dei commercianti e degli agricoltori, si chiudono costantemente, da anni, con un consistente attivo grazie ai generosi contributi versati dai lavoratori dipendenti.
Come falsa è anche la favola che amano ripeterci sullinsostenibilità di questa voce per il sistema Italia perché la nostra spesa previdenziale -ci dicono- impegna una parte esagerata del Pil nazionale. Assai di più di quanto accada negli altri Paesi europei. Peccato che si dimentichino di aggiungere che, contrariamente a ciò che avviene in quegli stessi paesi, dove è giustamente posta a carico della fiscalità generale, da noi la spesa assistenziale non è separata da quella previdenziale, ma fa tuttuno con essa.
Sarebbe perciò sufficiente accogliere la proposta di riforma del sistema che i sindacati avanzano da anni e che si basa, appunto, sulla separazione tra assistenza e previdenza, per accorgerci che in Italia stiamo abbondantemente al di sotto di quella benedetta media europea, in misura tale che, anche cancellando interamente il famigerato scalone Maroni cosa per la quale Rifondazione Comunista continua a battersi perché sta scritta nel programma- e recuperando il fiscal drag che ha particolarmente falcidiato in questi anni i redditi dei pensionati, ci troveremmo perfettamente allineati con i nostri partner europei. Senza dimenticarci, poi, dei 38 miliardi annui certificati di evasione contributiva che abbiamo il dovere morale di recuperare e che sarebbero quanto mai utili per far quadrare ancora meglio i conti della previdenza italiana.
venerdì 2 marzo 2007
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