venerdì 19 gennaio 2007

Servizio Idrico
SERVIZIO IDRICO: LE PRIVATIZZAZIONI HANNO PORTATO AL “CARO BOLLETTE”, IL SETTORE DEVE ESSERE INTERAMENTE RIPUBBLICIZZATO. COERENZA CON IL PROGRAMMA DELL’UNIONE

Lo studio dell’osservatorio prezzi di Cittadinanzattiva sulle bollette assai salate che gli utenti italiani sono chiamati a pagare per il servizio idrico costituisce la prova più evidente di quanto andiamo sostenendo da tempo, ovvero che le privatizzazioni che sono state attuate in Italia, in questo come in altri settori dei servizi pubblici locali, anziché determinare un vantaggio per i cittadini dal punto di vista del miglioramento delle prestazioni e del contenimento dei prezzi, si sono tradotte in ulteriori vessazioni ai loro danni.

In Umbria tutto questo appare ancora più evidente visto che nell’arco di un solo anno, dal 2005 al 2006, le tariffe sono lievitate mediamente del 24%, rispetto ad un incremento medio nazionale che è stato del 5%.

E pensare che c’è chi, anche in seno all’Unione, non pago ancora dei brillanti risultati raggiunti, pigia sull’acceleratore affinché il processo delle privatizzazioni proceda più speditamente. Al contrario Rifondazione Comunista ritiene necessario imporre uno stop e invita il governo nazionale e le istituzioni locali a concedersi come minimo una lunga pausa di riflessione.

Questa esigenza è tanto più opportuna in un settore, quello dell’acqua, nel quale non possono essere in alcun modo consentiti arricchimenti privati attraverso l’esproprio di un bene che è di tutti: ricavare profitti sfruttando a fini di parte un dono che ci viene dalla natura equivale per noi ad un vero e proprio furto.

Del resto nel programma di governo dell’Unione, liberamente sottoscritto da tutte le forze politiche di centro sinistra, è indicata, senza possibilità di equivoco alcuno, la strada da seguire laddove si afferma testualmente: “Nel settore cruciale dell’acqua dovranno essere assunti criteri di massima sensibilità, di precauzione, di forte investimento programmatico. In questo caso la distinzione fra rete e servizio è più complessa. Entrambe le funzioni dovranno dunque rimanere pubbliche”.

Ecco perché abbiamo definito una priorità da affrontare nell’interesse generale l’impegno a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la gestione pubblica delle acque e la ripubblicizzazione del servizio idrico. Una campagna alla quale partecipa una pluralità di soggetti di differente orientamento, da Legambiente all’Arci, dalle Acli a Pax Cristi, dal Wwf a Mani Tese, tutti ugualmente volti a contrapporsi alla privatizzazione di un bene essenziale e necessario alla sopravvivenza stessa dell’uomo, rivendicando con ciò il superamento dell’affidamento della gestione del servizio idrico a Società per azioni, contenuto nella legge “Galli”, considerando possibile un reale governo pubblico dell’acqua solo se i soggetti gestori torneranno ad essere enti di diritto pubblico.

Così non è per le Spa che sono state create numerose anche in Umbria poiché, anche nel caso che il 100% delle loro azioni sia in mano ai Comuni, queste saranno sempre soggetti di diritto privato e come tali agiranno. No, dunque, alle attuali aziende che, pur mantenendo formalmente le caratteristiche di aziende “pubbliche” per il solo fatto che la maggioranza delle loro azioni è in mano ad un Comune o ad un insieme di Comuni, sono naturalmente portate a garantire un profitto, in specie ai soggetti privati che hanno acquisito quote più o meno consistenti di minoranza.

Per quanto ci riguarda, oltre a contribuire alla campagna per la raccolta delle firme necessarie per sostenere questa legge, il nostro gruppo consiliare regionale ha anche presentato una mozione affinché anche il governo umbro aderisca al “Manifesto dell’Acqua”, garantendo con ciò il carattere pubblico della proprietà e della gestione di questo bene e quindi il libero accesso per l’intera comunità regionale al suo godimento.

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