MORTI BIANCHE FERMARE LA STRAGE RIPORTANDO IL LAVORO AL CENTRO DELLATTENZIONE DEL PAESE
Le cifre sono drammatiche oltre 1.100 morti ed 1 milione di feriti: questo è il tributo pesante che i lavoratori italiani pagano ogni anno nelle fabbriche e nei cantieri, vittime di un sistema produttivo che assegna la precedenza al profitto mettendo in un secondo piano la sicurezza.
Troppo a lungo il lavoro è stato considerato una variabile, il ventre molle sul quale leconomia può impunemente spremere, comprimere ed a fare le spese di tutto questo sono stati indistintamente i lavoratori: giovani ed anziani, minori e migranti.
Dopo gli anni di oblio del governo delle destre, questo tema è finalmente tornato al centro dellattenzione ed è dibattuto proprio in questi giorni a Napoli, nel corso della seconda Conferenza nazionale sulla salute e la sicurezza sul lavoro. La prima si tenne nel 1999: anche allora governava il centro sinistra, poi, per tutto il quinquennio in cui è stato al potere, il cavalier Berlusconi, da imprenditore illuminato qual è, non ha avuto tempo per occuparsene.
Un grosso contributo per riportarlo allattenzione del Paese lha dato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, che già al suo insediamento volle sottolineare come il lavoro si ponga alla base stessa della nostra Repubblica democratica, chiamando le pubbliche istituzioni ad uno sforzo per assicurargli una maggiore tutela. Ed è lo stesso Napoletano che nel suo messaggio di saluto ha indicato fra le cause principali di questa piaga la precarietà e la mancanza di garanzie che caratterizzano innanzi tutto il lavoro nero.
Lesecutivo di centro sinistra ha impresso, dunque, una decisa svolta al riguardo, con lobiettivo dichiarato di fermare la strage, di non accettarla più come prezzo inevitabile del processo produttivo, squarciando la cortina opaca, come lha chiamata il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, con la quale la politica e linformazione hanno offuscato negli anni passati il lavoro, con le lavoratrici ed i lavoratori che restavano invisibili anche quando morivano. In quegli stessi anni è stata attuata una vera e propria controriforma sul lavoro che è stato continuamente aggredito fino a dare vita a forme vere e proprie di schiavitù, con il ritorno in piena regola del fenomeno del caporalato.
La prima cosa da fare per reagire a questo stato di cose come ha sottolineato sempre Bertinotti- è di indignarsi; la seconda è di spezzare la coltre dellinvisibilità accendendo dei grandi riflettori sulla condizione lavorativa, dando la parola alle lavoratrici ed ai lavoratori. Da qui linvito suo al Parlamento intero, Camera e Senato insieme, ad avviare una grande inchiesta sul lavoro che cambia lItalia, usando per questa strumenti nuovi quali il Cnel ed altre organizzazioni di ricerca, il tutto con la partecipazione diretta dei sindacati.
Ma non possiamo nasconderci che un grande contributo in questo senso può essere assicurato dal sistema informativo nel suo insieme, dalle radiotelevisioni in particolare che dovrebbero mettere tale questione al centro dei loro programmi di informazione.
venerdì 26 gennaio 2007
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