martedì 19 dicembre 2006

RIFORME E LIBERALIZZAZIONI: PER RIFONDAZIONE COMUNISTA VANNO FATTE RISPETTANDO SCRUPOLOSAMENTE LE INDICAZIONI DEL PROGRAMMA DELL’UNIONE

Superato l’arduo scoglio del Senato per l’approvazione di una Finanziaria “pesante” che non poche perplessità ha sollevato anche nel popolo della sinistra, è ripreso il tifo delle componenti liberal della coalizione di governo - maggioranza Ds e Margherita in testa - per il passaggio alla fase due, quella delle privatizzazioni e delle riforme, con al primo posto le pensioni.

Al contrario Rifondazione Comunista ritiene che la questione più urgente da affrontare in questo momento sia il superamento della grave emergenza sociale che da troppo tempo paralizza il nostro paese.

Si tratta di cominciare a dare risposta alle domande che ci sono poste da quella parte non trascurabile della popolazione italiana che, non raggiungendo neppure il minimo imponibile, è stata completamente ignorata da questa Finanziaria, non traendone alcun beneficio; così come dobbiamo ugualmente rispondere alle istanze che salgono dal mondo del lavoro, dai pensionati, dai precari, da quell’insieme di ceti e classi sociali le cui condizioni di vita non verranno modificate in modo significativo da questa manovra e che, come ci dimostrano i fischi di Mirafiori, reclamano a gran voce una maggiore attenzione dal governo che hanno votato.

Siamo giunti ad un bivio e si tratta, come abbiamo già altre volte sostenuto, di decidere su quale parte sia più giusto incamminarci: se su quella indicataci da Confindustria e dagli altri poteri forti, che di questo governo sono avversari e che proprio ieri sono tornati a far sentire nuovamente la loro voce, o su quella indicata nel programma sul quale l’Unione ha raccolto milioni e milioni di voti.

E’ indubbio che in quel programma figura anche la riforma delle pensioni, un confronto al quale non intendiamo sfuggire, pur avendo chiesto ed ottenuto che non se ne parlasse nella Finanziaria, trattandosi di un tema che e non può essere liquidato in maniera affrettata, ma è altresì vero che dobbiamo in maniera preliminare rispondere all’interrogativo di fondo: riformare per fare cosa? La nostra risposta è che come prima cosa dovrà essere abolito il famigerato “scalone” Maroni, una questione che nel programma dell’Unione è stata posta chiaramente.

Al secondo punto mettiamo la necessità e l’urgenza di garantire una migliore copertura per le pensioni dei cosiddetti lavoratori “discontinui”, quelli, per intenderci, che noi siamo più portati a chiamare “precari”. Continuando con l’andazzo attuale rischiano di ritrovarsi con assegni pensionistici di fame al termine della loro vita lavorativa.

Solo dopo aver risolto questi due primi punti si potrà cominciare a parlare di revisione dell’età pensionabile, ma anche a questo proposito è per noi importante richiamare ciò che sta scritto nel programma, ovvero che un eventuale aumento dovrà essere realizzato esclusivamente in termini di volontarietà.

Ciò significa che, se ci dichiariamo disponibili a discutere di incentivi, e persino di intreccio fra part-time e pensioni come forme di flessibilità di uscita dal lavoro, non vogliamo sentire parlare in alcun modo di disincentivi intesi come misure punitive per impedire al lavoratore che ha raggiunto l’età della pensione di usufruire liberamente di questo suo diritto. Come pure respingiamo l’idea di un aumento generalizzato dell’età pensionabile, altra cosa che nel programma non figura.

E perché la nostra posizione risulti ancora più chiare, su queste coordinate Rifondazione Comunista formulerà presto una sua proposta con l’auspicio, certo, di arrivare attraverso il confronto ad una conclusione condivisa dall’intera coalizione, come ci è stato anche sollecitato dai Sindacati, ma che dovrà in ogni caso rispettare le indicazioni formulate nel programma che in questo caso in particolare sono state profondamente meditate.

Quanto alle liberalizzazioni, in particolare di quelle riguardanti i servizi pubblici locali, anche qui non siamo contrari per principio, purché ogni decisione in merito sia lasciata ai Comuni e non imposta loro per legge.

Non ci va assolutamente bene lo smontaggio pezzo per pezzo delle municipalizzate per favorire iniziative che potrebbero seguire la strada battuta da Telecom o da altri soggetti ancora, che hanno prodotto benefici ad esclusivo vantaggio di pochi imprenditori e non della collettività che, anzi, ne è stata penalizzata.

Va poi sviluppato ciò che nel programma si dice riguardo alla necessità di mantenere l’acqua sotto il controllo pubblico e dobbiamo anche mettere in cantiere un vasto programma per la realizzazione di infrastrutture delle quali abbiamo un’estrema necessità, anche perché confidiamo che attraverso queste iniziative si possano incrementare sia il lavoro che lo sviluppo.

La nostra sarà, dunque, una linea di condotta attenta ad onorare l’impegno che abbiamo assunto con l’elettorato, che ci ha affidato il mandato di governare questo Paese non perché rimanga come lo abbiamo trovato, bensì per trasformarlo nel profondo.

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