martedì 28 novembre 2006

BOOM DELLE ENTRATE FISCALI...

BOOM DELLE ENTRATE FISCALI: SI IMPIEGHINO LE NUOVE RISORSE PER ALLEGGERIRE LA FINANZIARIA, NON COME VUOLE CONFINDUSTRIA, MA PER CORRISPONDERE ALLE ASPETTATIVE DEL POPOLO DELL’UNIONE. PIU’ RISORSE PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

La buona notizia dataci dal Vice Ministro Visco, riguardo al sorprendente incremento delle entrate tributarie, indice che molti contribuenti poco onesti hanno cominciato a ravvedersi di fronte all’impegno espresso dal governo Prodi di combattere a fondo l’evasione, va considerata per due motivi di fondo, il primo del quale è che la nostra rivendicazione di una manovra finanziaria più ridotta, magari da spalmare in due esercizi così da non gravare troppo sulle spalle degli italiani ed assicurare maggiori risorse per lo svilupp, oltre che per sostenere i nuclei familiari più bisognosi, non era campata in aria, ma aveva solide basi su cui sostenersi.

La seconda considerazione è che, prendendo per buono l’intendimento dello stesso Visco di rivedere quanto prima, in considerazione di ciò, l’attuale distribuzione del carico tributario sui contribuenti, si tratta di decidere se questa opzione debba essere volta principalmente ad irrobustire una ancor troppo debole azione di ridistribuzione del reddito in favore delle classi sociali più discriminate, come sta scritto nel programma dell’Unione, oppure imboccare lo stesso cammino percorso a grandi passi del governo delle destre, volto ad alleggerire piuttosto la pressione fiscale a vantaggio dei ceti più abbienti.

Come ha giustamente posto la questione il nostro segretario nazionale, Franco Giordano, trascorsi i primi sei mesi di governo Prodi è giunto ad un bivio e dovrà decidere quale direzione prendere. Deve dirci se intende rispondere di ciò che fa al popolo dell’Unione, che l’ha votato, oppure a Confindustria, come in tanti in seno alla coalizione di governo sollecitano.

Ci riferiamo in particolare a chi, un giorno sì e l’altro ancora, invoca l’avvio di una equivoca “fase 2”, come Rutelli secondo il quale sarebbe giunta ormai l’ora di provvedere senza più indugi alle cosiddette “liberalizzazioni”, che altro non sono che la privatizzazione dei pochi servizi ancora rimasti pubblici, anche quelli locali, per offrirli come ghiotti bocconi alla speculazione capitalistica.

Un Rutelli che, non pago di ciò, ha poi aggiunto per buon peso, sul piatto della bilancia, anche l’annosa questione della riforma delle pensioni, immediatamente spalleggiato dal superministro Padoa Schioppa, secondo il quale ci sono ora tutte le condizioni per farlo. Ma ci riferiamo anche al segretario Ds, Fassino che, sia pure di straforo, e quindi con maggiore cautela, ha anch’egli fatto cenno, in un lungo articolo scritto per l’Unità, a queste necessità, rispolverando la frusta argomentazione secondo la quale il Paese ne avrebbe bisogno per ammodernarsi.

Rifondazione Comunista intende esprimere tutt’altro modo di stare nella maggioranza di governo e, ponendosi in sintonia con i cittadini che ci hanno votato, respinge con forza i condizionamenti di una Confindustria che con la riduzione del nucleo fiscale ha già riscosso più del dovuto.

Anche noi sollecitiamo, quindi, al pari di Rutelli e di Fassino, profonde modifiche alla Finanziaria in discussione al Senato, ma per andare in tutt’altra strada, per soddisfare piuttosto le aspettative di quanti attendono di essere risarciti dal disastro sociale lasciatoci da Berlusconi.

Sì, perciò, all’utilizzo delle nuove risorse annunciate da Visco, ma in primo luogo per rendere più sicuro il lavoro, una necessità che ci viene drammaticamente riproposta dalle troppe sciagure che quotidianamente funestano il nostro Paese e, come ci ammonisce l’ultimo gravissimo episodio di Campello sul Clitunno, nel quale hanno perso la vita quattro lavoratori, l’Umbria in particolar modo.

Nuove risorse da impiegare anche per abolire i ticket che si vogliono reintrodurre nella sanità; per assegnare più risorse alla scuola ed alla ricerca; per risolvere più speditamente la questione precari, a partire dalle numerose e popolose sacche di lavoro atipico che si annidano in seno alla pubblica amministrazione: per assegnare maggiori risorse alle istituzioni locali, per non indurle a far quadrare i conti con dolorosi tagli ai servizi o aumentando il prelievo fiscale di loro competenza, così da togliere con una mano, ai lavoratori, ai pensionati e a chi un lavoro non c’e l’ha ancora o ce l’ha, ma precario, quel poco che con un'altra mano è stato loro concesso. Proprio come era solito fare Berlusconi!

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