IMPOVERIMENTO DEL CETO MEDIO...
IMPOVERIMENTO DEL CETO MEDIO CON IL GOVERNO BERLUSCONI: GLI IMPIEGATI GUADAGNANO OGGI MENO DI ¼ RISPETTO AI DIRIGENTI, CON UNA PERDITA RALE ANNUA DI 644 EURO (-2,66%)
Il 7° Rapporto sulle retribuzioni in Italia, realizzato da OD&M e diffuso in questi giorni, fotografa con grande precisione levolversi della situazione italiana negli anni del governo delle destre, confermando lestrema sperequazione che si è determinata nelle retribuzioni, a tutto vantaggio dei dirigenti rispetto sia ai quadri che agli impiegati ed agli operai.
Un fatto che dà piena ragione a quanti ritengono che sia più che mai necessaria nel nostro Paese una politica economica redistributiva al fine di ristabilire un minimo di equità a sostegno dei ceti più deboli.
Da questo stesso rapporto emerge anche, ironia della sorte, che a rimetterci di più dalle scelte di politica economica del fantasioso Tremonti, ancor più degli operai che pure non se la cavano certo bene, e dei quadri che sono stati trattati un pochino meglio, è stato proprio quel ceto medio costituito dalla massa sempre più numerosa degli impiegati, in soccorso del quale si sono nuovamente levate alte in questi giorni le grida dei politici del centro destra che vorrebbero presentarsi di nuovo nelle vesti di loro paladini, quando le cifre nude e crude sono lì ad inchiodarli alle loro responsabilità.
Il dato di questo dettagliato studio che colpisce immediatamente è infatti quello del rapporto retributivo esistente fra i dirigenti e gli impiegati dazienda che, nel 2001 era allincirca di 3 a 1, ovvero rispetto agli 81.346 euro lordi di media guadagnati da un manager stavano i 24.226 lordi mediamente percepiti da un impiegato. Nellagosto scorso, al termine dellesperienza di governo del cavalier Berlusconi, questo rapporto è diventato di 4 a 1, con i dirigenti che oggi guadagnano mediamente 100.122 euro (+ 23,1% rispetto al 2001) e gli impiegati che si fermano, sempre mediamente, a 26.364 (+3,3%). Ora, siccome in questo lasso di tempo linflazione ha morso un po tutti, è facile dedurre che se i primi se la sono vista largamente compensare dagli enormi aumenti retributivi di cui sono stato gratificati, i secondi sono stati invece costretti a stringere la cinghia, ovvero a limitare i loro consumi per arrivare alla fine del mese.
Quanto abbia inciso questo fenomeno è presto detto: depurato il dato inflativo, fra il 2001 e il 2006, le tasche di un impiegato si sarebbero prosciugate in realtà di 644 euro, cifra corrispondente ad un -2,66%, mentre il portafoglio di un dirigente si sarebbe al contrario impinguato di 8.872 euro, pari ad un +10,91%.
Oltre tutto, a peggiorare ulteriormente le cose è intervenuta una riforma dellIrpef che, in virtù della riduzione delle aliquote fortemente voluta da Berlusconi, ha concesso lauti sgravi proprio agli italiani più ricchi, distorcendo così profondamente il criterio progressivo del nostro sistema fiscale che, secondo un principio solennemente sancito nella nostra Costituzione, si proponeva almeno di far pagare qualcosa in più a chi stava meglio.
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