martedì 17 ottobre 2006

BASTA CON LE “PRIVATIZZAZIONI” CHE PREMIANO LA SPECULAZIONE E DANNEGGIANO I CITTADINI. I CASI CLAMOROSI DI ENI ED ENEL

Coerenti con le teorie neoliberisti che da sempre li ispirano, ancor’oggi i più accesi sostenitori delle privatizzazioni, che trovano nella Unione Europea largo ascolto, insistono nel sostenere che l’uscita totale del “pubblico” da settori socialmente portanti della nostra economia determinerebbe una maggiore concorrenza a tutto beneficio degli utenti in termini di tariffe meno esose.

Vorrebbero estendere quel processo che è già in larga parte avvenuto nei settori di massima valenza economica (vedi l’energia elettrica ed il gas), puntando ora a privatizzare il poco di pubblico che ancora resta, in specie a livello periferico, come ad esempio le reti di distribuzione di beni comuni essenziali, quali l’acqua, ma anche i trasporti locali, la nettezza urbana e via elencando.

Vorrebbero applicare la medesima logica che nel 1999 fu sposata dal governo di centro sinistra dell’epoca, tramite il primo decreto Bersani, che recepì acriticamente la direttiva europea sulla concorrenza del mercato energetico, così da spalancare le porte ad altri “investitori” non istituzionali: il risultato di quella operazione è che oggi, a 7 anni di distanza, ci troviamo con due monopoli privati che controllano pressoché interamente il mercato energetico che una volta era presidiato dal monopolio dello Stato, passando dal prezzo “controllato” di un tempo quello “amministrato” odierno, nel senso che sono l’Enel e l’Eni a decidere oggi, pressoché del tutto autonomamente, le tariffe che i cittadini debbono loro pagare per accedere a servizi che sono assolutamente indispensabili.

La conseguenza di quella improvvida scelta è che i costi medi di questi stessi servizi sono oggi i più cari d’Europa, con una differenza del 20% per l’elettricità e del 6% per il gas. E per le famiglie con consumi medio-alti, i maggiori oneri superano anche del 40% la media degli altri Paesi.

Di fatto, per il consumatore italiano non c’è possibilità di scelta essendo la ricerca di un’eventuale tariffa più conveniente del tutto virtuale stante la posizione assolutamente dominante che questi colossi esercitano, con l’Eni, ad esempio, che controlla l’84% della produzione e dell’approvvigionamento di gas nel nostro Paese e possiede tutte le reti di trasporto, oltre che la quasi totalità degli impianti di stoccaggio.

Naturalmente, i lauti guadagni derivanti da questa posizione dominante, che un tempo erano incamerati dallo Stato, nella sua qualità di azionista unico, si ripartiscono oggi fra gli azionisti privati, quando non vengono dagli stessi impiegati per estendere ancor di più il loro soffocante dominio, promuovendo sinergie che fortificano il comune controllo di entrambi i mercati (vedi la creazione di EnelGas e di Eni Power) così da mettere fuori gioco i loro competitori attuali e futuri.

Le cose sono andate dunque in tutt’altra direzione rispetto a quella che ci era stata prospettata: i presunti benefici per gli utenti non si sono visti ed anzi, stando ai calcoli del Codacons, le cose si prospettano per loro ancora peggio per l’immediato futuro, con un aggravio medio per le famiglie italiane, a fine 2006, di 128 euro per il consumo di luce e gas. E per il prossimo trimestre dobbiamo aspettarci altri rincari: +1,6%per l’energia elettrica e +0,3% per il gas.

Al nuovo governo di centro sinistra chiediamo perciò di spezzare questo monopolio e di rispondere a chiare lettere, a chi vorrebbe spingere il Paese ancora più avanti sull’impervia strada delle privatizzazioni, “no, perché gli italiani hanno già abbondantemente dato e semmai si attendono di ricevere finalmente qualcosa indietro!”.

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