PESANTE ED AFFRETTATA UNA FINANZIARIA DA 30 MILIARDI DI EURO
TROPPO PESANTE ED AFFRETTATA UNA FINANZIARIA DA 30 MILIARDI DI EURO. RISANARE IL BILANCIO DELLO STATO NON RINUNCIANDO A PROMUOVERE UNA POLITICA DI VERA EQUITA SOCIALE
LUnione ha chiesto il voto agli italiani con la promessa che una volta andata al governo avrebbe attuato il suo programma al fine di determinare un decisivo miglioramento del benessere del Paese, a vantaggio, soprattutto, dei suoi ceti più deboli e sfruttati, quelli che con il governo della destre aveva al contrario particolarmente tartassato. Una promessa di maggiore equità sociale coerente, del resto, con le denunce che le opposizioni che allepoca non hanno certo risparmiato nei confronti della politica economica attuata dal creativo Tremonti, tutta rivolta a favorire chi non doveva certo combattere ogni giorno per far quadrare il suo bilancio familiare ed arrivare indenne alla fine del mese, imperniata su una riforma ad hoc del fisco, su manovre finanziarie basate per gran parte sui condoni, su tagli mortali alle risorse da destinare ai servizi sociali, sulla continua messa in discussione di un sistema sanitario e previdenziale generalista che si voleva privatizzare nel nome di una esasperata visione neoliberista.
LUnione ha chiesto il voto agli italiani con la promessa che una volta andata al governo avrebbe attuato il suo programma al fine di determinare un decisivo miglioramento del benessere del Paese, a vantaggio, soprattutto, dei suoi ceti più deboli e sfruttati, quelli che con il governo della destre aveva al contrario particolarmente tartassato. Una promessa di maggiore equità sociale coerente, del resto, con le denunce che le opposizioni che allepoca non hanno certo risparmiato nei confronti della politica economica attuata dal creativo Tremonti, tutta rivolta a favorire chi non doveva certo combattere ogni giorno per far quadrare il suo bilancio familiare ed arrivare indenne alla fine del mese, imperniata su una riforma ad hoc del fisco, su manovre finanziarie basate per gran parte sui condoni, su tagli mortali alle risorse da destinare ai servizi sociali, sulla continua messa in discussione di un sistema sanitario e previdenziale generalista che si voleva privatizzare nel nome di una esasperata visione neoliberista.
Ricordiamo questo per richiamare alla coerenza il governo dellUnione per il quale ci siamo battuti.
E pur vero che del gabinetto Berlusconi avevamo anche denunciato i gravi sforamenti di bilancio che, determinando un più che probabile collasso dei conti pubblici, avrebbero sicuramente prodotto effetti negativi sulleconomia del Paese, ma avevamo parimenti promesso che, una volta rimandato a casa il cavaliere di Arcore, i nuovi governanti che oggi ci rappresentano avrebbero fatto ricadere il peso del risanamento, pur necessario, solo ed esclusivamente sulle spalle di chi negli anni del governo delle destre si è sfacciatamente arricchito lucrando alle spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei disoccupati: in altre parole sugli evasori che si nascondono in numerose sacche delle professioni autonome, su chi specula sul lavoro in nero o sulle rendite finanziarie, sugli immobiliaristi che hanno fatto affari del tutto o quasi esentati dal pagamento delle imposte, sui grandi manager pubblici e privati che hanno visto triplicare i loro guadagni e diminuire il prelievo fiscale a loro carico, e così via.
Alla luce di queste premesse, ci sia dunque consentito di ribadire la nostra avversione nei confronti di una Finanziaria che ci pare assolutamente insostenibile ed affrettata per le possibilità attuali del Paese: seppure alleggerita, in virtù dei maggiori introiti incamerati dal fisco nel primo semestre di questanno, 30 miliardi di euro da reperire in un solo anno sono ancora troppi; una cifra che è possibile mettere insieme solo percorrendo la strada di sempre e che sarebbe da sciocchi imbellettare per nasconderne la reale portata.
Dobbiamo avere il coraggio di chiamare con il loro vero nome i risparmi di spesa che ci vengono oggi prospettati e che non sono cosa diversa dai tagli di sempre alla scuola, alla sanità, alle pensioni, alla funzione pubblica, tanto a quella centrale che a quella periferica. Tutto questo per rispondere ai diktat delle autorità europee, come quelli inviatici dal commissario Joaquin Almunia, in forza di un rigorismo che non si è dimostrato altrettanto inflessibile allorché sul banco degli imputati doveva esserci il centro destra nostrano che porta interamente la responsabilità per i guai che ci affliggono, come pure, per intuibili, ma poco nobili affinità elettive e politiche, nei confronti dei governi tedesco e francese, di Angela Merkel e Dominique de Villepin.
Determinazione nel risanare il Paese, dunque, ma attenti a farlo nelle maniere dovute e, soprattutto, secondo le indicazioni promesse, per non deludere profondamente quanti hanno creduto e votato per il programma dellUnione.
Perciò le maggiori risorse che si renderanno disponibili dovremo spenderle in primo luogo per sostenere una ripresa ancora timida e stentata, alla quale sono legate migliori prospettive di vita per la grande maggioranza degli italiani.
E lesperienza del passato ci insegna che non basta rimettere i conti a posto per consolidare unesperienza di governo alternativa a quella delle destre, altrimenti come ci spieghiamo che, al termine di un ciclo virtuoso di avanzi primari e di riduzione del debito pubblico, lUlivo fu sonoramente bocciato alle elezioni?
E pur vero che del gabinetto Berlusconi avevamo anche denunciato i gravi sforamenti di bilancio che, determinando un più che probabile collasso dei conti pubblici, avrebbero sicuramente prodotto effetti negativi sulleconomia del Paese, ma avevamo parimenti promesso che, una volta rimandato a casa il cavaliere di Arcore, i nuovi governanti che oggi ci rappresentano avrebbero fatto ricadere il peso del risanamento, pur necessario, solo ed esclusivamente sulle spalle di chi negli anni del governo delle destre si è sfacciatamente arricchito lucrando alle spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei disoccupati: in altre parole sugli evasori che si nascondono in numerose sacche delle professioni autonome, su chi specula sul lavoro in nero o sulle rendite finanziarie, sugli immobiliaristi che hanno fatto affari del tutto o quasi esentati dal pagamento delle imposte, sui grandi manager pubblici e privati che hanno visto triplicare i loro guadagni e diminuire il prelievo fiscale a loro carico, e così via.
Alla luce di queste premesse, ci sia dunque consentito di ribadire la nostra avversione nei confronti di una Finanziaria che ci pare assolutamente insostenibile ed affrettata per le possibilità attuali del Paese: seppure alleggerita, in virtù dei maggiori introiti incamerati dal fisco nel primo semestre di questanno, 30 miliardi di euro da reperire in un solo anno sono ancora troppi; una cifra che è possibile mettere insieme solo percorrendo la strada di sempre e che sarebbe da sciocchi imbellettare per nasconderne la reale portata.
Dobbiamo avere il coraggio di chiamare con il loro vero nome i risparmi di spesa che ci vengono oggi prospettati e che non sono cosa diversa dai tagli di sempre alla scuola, alla sanità, alle pensioni, alla funzione pubblica, tanto a quella centrale che a quella periferica. Tutto questo per rispondere ai diktat delle autorità europee, come quelli inviatici dal commissario Joaquin Almunia, in forza di un rigorismo che non si è dimostrato altrettanto inflessibile allorché sul banco degli imputati doveva esserci il centro destra nostrano che porta interamente la responsabilità per i guai che ci affliggono, come pure, per intuibili, ma poco nobili affinità elettive e politiche, nei confronti dei governi tedesco e francese, di Angela Merkel e Dominique de Villepin.
Determinazione nel risanare il Paese, dunque, ma attenti a farlo nelle maniere dovute e, soprattutto, secondo le indicazioni promesse, per non deludere profondamente quanti hanno creduto e votato per il programma dellUnione.
Perciò le maggiori risorse che si renderanno disponibili dovremo spenderle in primo luogo per sostenere una ripresa ancora timida e stentata, alla quale sono legate migliori prospettive di vita per la grande maggioranza degli italiani.
E lesperienza del passato ci insegna che non basta rimettere i conti a posto per consolidare unesperienza di governo alternativa a quella delle destre, altrimenti come ci spieghiamo che, al termine di un ciclo virtuoso di avanzi primari e di riduzione del debito pubblico, lUlivo fu sonoramente bocciato alle elezioni?
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